SPECIALE MILLION DOLLAR BABY -"Una lunga lettera d'amore"

Nessuna limitazione, nessuna semplificazione: nel gioco dei sentimenti, Eastwood preferisce metterne in scena la straziante, dolorosa, appassionata e sincera realtà

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Giocare con i sentimenti, giocare i sentimenti: sembra che l'arte del racconto si racchiuda perfettamente in questa circolarità, perversa e salutare, con al centro l'unico desiderio possibile, l'unico sentimento intrigante, l'amore. In realtà le cose possono col tempo peggiorare, deteriorarsi, fino ad essere sottomesse da altri sensi, da altre realtà – la vecchiaia, ad esempio. Oppure, per chi ci riesce, è possibile tentare una pur vaga e violenta e terribile difesa attraverso il pudore del silenzio. Va da sé che Eastwood, in perfetta sintonia con un'arte malsana e sincera, pratica questa estrema possibilità dell'anima: tace. "Amore" ma, soprattutto, "amare": vieta alla sua bocca di pronunciare queste parole. Non dice. Non ammette. Altera quasi il mondo reale del narrato: la sua storia d'amore è sotterranea e terribile, quasi come se, nascondendone il senso, ne potenziasse l'effetto. E' quello che accade: il film è una lunga lettera d'amore con un lieto fine. E' un'indicazione preziosa quella che ci viene offerta: c'è un tempo per amare e un luogo fisico – e non solo della memoria – dove è possibile conservare questo amore, dove è possibile ripercorrerlo, raccontandoselo infinite volte. Un luogo doloroso e piacevole – ed è qui che si cela il piccolo e tenue insegnamento, un promemoria per ricordarci che questo sentimento non è mai pacifico o felice, ne porta in sé i germi ed il desiderio ma, alla fine, ci tradisce o, per meglio dire, si offre completamente a noi stessi per quello che è – un diabolico e aritmico movimento del cuore, ricco di oscurità, passaggi segreti, contraddizioni, orrori, con alcuni momenti di assoluto, sublime piacere. In tal senso, la storia di Eastwood è perfetta: non mente mai e, con la sua assoluta, violenta, perfetta tragicità, non fa altro che mettere in scena l'amore costruendo una trama fitta, con enormi possibilità di attraversamento. Ed un sospetto: che sia un film troppo complesso per poter essere amato da chi cerca relazioni rapide, con soluzioni semplici; troppo chiaro e definitivo per poter essere apprezzato da chi ha messo una pietra sul proprio cuore, da chi preferisce i freddi giochi dell'accomodamento, della soluzione strategica a quelle che sono le passioni. In Million Dollar Baby non ci sono vie di fuga, scorciatoie dell'anima, semplificazioni: rimangono tutte le sfumature odiose del racconto che non cerca facili ricostruzioni per il corpo martoriato, ferito, dolorante e appassionatamente fremente dell'innamorato. Al di fuori di questo massacro ci sono i deboli simulacri d'un sentimento comicamente borghese, facilmente digeribile che, stranamente e comodamente, porta lo stesso nome: amore.

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