Talk to Me, di Michael e Danny Philippou

Tra rimandi analogici e nevrosi digitali questo bel film horror australiano svela forse troppo tardi il proprio intento ma ugualmente sa come colpire.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

A dispetto di qualsiasi ragionamento che potrebbe scaturire dalla sempre più centrale politica distributiva del A24 e in generale del nuovo mercato dei generi, si può raccontare Talk to Me dei fratelli Philippou come l’ennesimo caso di cult istantaneo nei nuovi sobborghi del horror indipendente. E già dai tempi di Babadook di Jennifer Kent che l’iconicità dei prodotti australiani hanno in parte cambiato le regole del gioco creando, in un’epoca di iperdigitalizzazione, il giusto punto d’incontro con una filosofia invece maggiormente legata all’effettistica analogica. E il bel film del duo australiano parte proprio da ciò, da un intricato gioco di fuori campi e soluzioni prettamente fagocitate in interni angusti e desolati, raggiungendo il proprio apice unicamente nelle deviazioni di un genere – ora come non mai – devoto a quel tipo di linguaggio dal fascino “démodé”. Infatti i Philippou, per far comunicare al meglio queste due scuole di pensiero, prendono largamente spunto dal horror osservazionale e totalmente liminal che circola sui social. Un terrore paranoico che riflette il disagio di un contemporaneo privo di empatia ma costruito attraverso creature weirdcore ed infiniti punti ciechi che quasi sempre riescono a prendere il sopravvento sulla sfera sensibile dei protagonisti di questi piccoli video amatoriali. Ed è la stessa Mia (Sophie Wilde), un’adolescente reduce dalla morte della madre e invischiatosi in una strana pratica di possessione divenuto un grottesco trend da Tik Tok, a sperimentare letteralmente sulla sua pelle questo passaggio, questa nuova estetica che ha assunto le sembianze di un vero e proprio varco tra il nostalgico rimando analogico di un’epoca emotivamente lontana e le imperterrite nevrosi digitali dei giorni nostri.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Tra costruzioni traumatiche e simbolismi dall’evidente rimando artigianale, Talk to Me però sembra non voler effettivamente svelare il proprio intento. Difatti il film dei Philippou tergiversa amorevolmente nelle suggestioni, nelle infinite sottotracce emanate in una prima parte che preferisce procrastinare il contraccolpo psicologico sulla sua protagonista, quasi a voler piano piano divenire un racconto di formazione in grado di recuperare quella tanto agognata empatia perduta piuttosto che essere un semplice horror di spiriti ed oscuri portali. Come una droga il senso di colpa di Mia affligge lo schermo, scardinando finalmente il suo colpo in vena in una successione di immagini fuori controllo, mai così vicine dall’essere consacrate da un’idea di horror che nuovamente fa dello smarrimento dello spettatore il punto nevralgico della propria missione.

 

Titolo originale: id
Regia: Michael Philippou, Danny Philippou
Interpreti: Sophie Wilde, Alexandre Jensen, Joe Bird, Otis Dhanji, Miranda Otto, Zoe Terakes, Chris Alosio
Distribuzione: Midnight Factory
Durata: 94′
Origine: Australia, 2022

 

 

 

 

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
Sending
Il voto dei lettori
2.6 (10 voti)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array