The Cloud in Her Room, di Zheng Lu Xinyuan

Vincitore del Tiger Award a Rotterdam (IFFR), il folgorante esordio di Zheng Lu è un film sperimentale immerso tra i ricordi e il cambiamento del tessuto urbano della società cinese

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The Cloud in Her Room, presente nel catalogo MUBI, è il lungometraggio d’esordio della regista cinese Zheng Lu Xinyuan. Vincitrice del Tiger Award al Festival di Rotterdam (IFFR) con un film sul ritorno e la perdita dell’illusione, si conferma come una tra le voci più interessanti del cinema contemporaneo. Il cinema cinese è da sempre stato attento alla città, alle modifiche del tessuto urbano e ai ritorni nei luoghi importanti della memoria. Basta pensare a film recenti come An Elephant Sitting Still di Hu Bo o all’ultimo film di Zhang Yimou visto alla Festa del Cinema di Roma, One Second. Tutto il cinema di Jia Zhang-ke intreccia le storie delle città con quelle dei suoi abitanti e l’esordiente Zheng Lu compie lo stesso percorso dei suoi predecessori.

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La storia di The Cloud in Her Room  vede una ragazza ventiduenne, di nome Muzi, ritorna a Hangzhou per il Capodanno cinese. Si stabilisce nella vecchia casa di famiglia ormai abbandonata da tutti i suoi familiari. Tutti hanno preso strade differenti e Muzi si trova da sola ad affrontare la sua memoria con ormai i piedi che le escono fuori dal letto. Si trova al centro di un vero e proprio confronto generazionale dove il padre si è risposato e ha una bambina e la madre vive una seconda giovinezza tra alcool e nuovi amanti. Muzi forse vorrebbe ritrovare una sorta di apparente stabilità, ma è destinata ad un’esistenza liquida. Al sempre eterno vagabondare in una città che continuamente cambia volto. Sorgono sempre più cantieri, gli esseri umani si spostano, cambiano la loro storia. L’unico modo per tenerli fermi è catturarli tramite la ripresa sgranata di uno smarthphone. Il film inizia con un dolly contrario rispetto a quello di Scola in Una giornata particolare. Qui non si vuole invadere l’appartamento, si vuole fuggire. La casa è ricostruzione storica, ma ormai è vuota. Si percepiscono le presenze e gli odori del cucinato, ma tutto rimane sfumato e inafferrabile. Muzi vuole aprire le finestre, ma gli infissi cadono giù. Le porte sono sempre aperte, ma forse dovrebbero rimanere chiuse. Si sente persa e Zheng Lu la cerca con la macchina a mano. Insiste sui primi piani, la passa al negativo come per entrarle dentro. Cerca di comprenderla e poi la lascia pian piano andare. La regista cinese filma le ceneri del tempo, offre un’esperienza sensoriale in equilibrio tra sentimento e controllo. Tramite il montaggio raggruppa frammenti spuri dell’esistenza della sua protagonista. Mixa un approccio da pura documentarista alla costruzione finzionale e uniforma sotto la fotografia plumbea in bianco e nero di Matthias Delvaux. Quello della regista cinese, tramite una sperimentazione estrema, un approccio libero alla forma e al contenuto che ricorda il cinema della nouvelle vague e la messa in campo dei cambiamenti che sta vivendo la società cinese, è uno degli esordi più folgoranti degli ultimi anni.

Disponibile su MUBI (gratis per 30 giorni accedendo da questo link)

Titolo originale: The Cloud in Her Room
Regia: Zheng Lu Xinyuan
Interpreti: Jin Jing, Liu Dan, Chen Zhuo, Ye Hongming
Distribuzione: MUBI

Durata: 98′
Origine: Cina, Hong Kong, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3 (1 voto)
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