The Marvels, di Nia DaCosta

Il MCU è sempre più insicuro e il film paga le sue indecisioni, lontano dalla programmazione del franchise. Ma questo è davvero un difetto?

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L’uscita di The Marvels è stata accompagnata da una domanda che circola da tempo nei dibattiti hollywoodiani. Il film è davvero il de profundis del MCU, dopo quindici anni di successi ininterrotti? I presupposti della debacle definitiva c’erano tutti, a cominciare dal fatto che l’hype che avvolge ogni nuovo titolo si è ribaltato. L’attesa febbrile che scandiva ogni nuova premiere è mutata in un generale disincanto. La nuova avventura di Captain Marvel è andata persino oltre ed è stata accolta con fastidio sin dal rilascio del primo trailer.

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Le notizie delle sue disavventure produttive non hanno giovato alla sua fama. Il copione ha subito numerosi tagli e diverse scene hanno richiesto delle riprese aggiuntive. La data di distribuzione è stata rinviata più volte fino ad accusare un ritardo di quasi un anno. La regista non ha partecipato a gran parte della post-produzione e Brie Larson non ha gradito la coabitazione con due sidekicks invadenti. Inoltre, la star è sempre più insofferente verso un fandom che è rapidamente passato dall’ammirazione al risentimento.

The Marvels si è presentato con un budget da duecentocinquanta milioni di dollari proprio nel momento in cui Kevin Feige è in mezzo al guado. Jonathan Majors doveva essere il fulcro di questa nuova fase ma sta affrontando un processo di violenza domestica. L’ambiziosa storyline che ruota intorno a Kang potrebbe essere affossata da circostanze esterne e in più non ha ancora fatto breccia tra il pubblico. È possibile salvarla o sarebbe meglio riscriverla in corsa? Come potrebbe aiutare un film che ha attirato una diffidenza globale ancora prima di arrivare sullo schermo?

The Marvels offre una prova di come le aspettative influiscano su ogni valutazione. Il risultato finale è almeno dignitoso e scongiura le peggiori previsioni a ribasso. Invece, Quantumania era complessivamente molto più riuscito ma non era mai all’altezza della sua grandeur. È come se tutta la produzione avesse rinunciato a tenere insieme il film e alla fine abbia deciso di non prenderlo sul serio. Così, qualsiasi forzatura si è ammantata di una leggerezza che può essere scambiata per una simpatica ingenuità.

L’idea principale della sceneggiatura non funziona e prevede che le tre eroine entrino in comunicazione tra loro con un complesso gioco di piani spazio-temporali. Quindi, sono costrette a subire un teletrasporto e a scambiarsi di posizione tutte le volte che usano i loro poteri. La loro battaglia contro i Kree inizia su un pianeta lontano e finisce inevitabilmente con la distruzione del confortevole salotto di Kamala Kahn, nel New Jersey. Il processo è molto farraginoso e poco avvincente. È molto più interessante cercare di ricostruire il percorso dei rimaneggiamenti.

La sensazione è che Nia DaCosta volesse mettere il personaggio della giovane pakistano-americana al centro della storia. Infatti, il film indugia spesso sul suo sogno realizzato di fare squadra con Captain Marvel e sul suo ruolo di mediazione nella sua riconciliazione con la nipote Monica Rambeau. Un’attenzione che ha i toni gradevoli di una commedia di ambito scolastico. Del resto, la vicenda ha delle proporzioni eccessive per una liceale che è troppo emozionata per essere vicina al suo idolo e per essere finita nel draft di Nick Fury.

La scelta era audace ma il rischio di fallire era troppo elevato. La serie di Ms. Marvel è stata una delle meno viste su Disney+ e non ha brillato su una piattaforma in cui pochi esperimenti hanno avuto successo. Se non è andata bene sul piccolo schermo perché avrebbe dovuto avere un esito diverso in un blockbuster? Così, il film è stato arricchito con molti inserti di comprovata affidabilità. L’unico format che ha resistito alle recenti sfortune del MCU è quello di Guardians Of the Galaxy. Perché non aggiungere dei momenti à la James Gunn e cercare di accattivarsi il pubblico?

Purtroppo, il cineasta appena passato alla DC Comics è un caso sui generis che può essere imitato solo a proprio rischio e pericolo. Captain Marvel era il primo esempio di eroina che non aveva bisogno di una love-story e ora si ritrova anche a scimmiottare una principessa da musical. La voracità verso gli umani del gatto alieno Goose regala un’idea vincente al film e Samuel L. Jackson prova a coprire i buchi con il suo carisma. Tuttavia, non desta stupore che anche una regista semiesordiente come Nia DaCosta abbia deciso di dissociarsi silenziosamente. Ha messo davanti altri progetti minori che le hanno consentito di abbandonare la nave.

The Marvels è un pasticcio che non cede al panico neanche davanti alla possibilità di non riuscire ad arrivare alla fine. La storia manca di equilibrio, l’affiatamento tra le protagoniste è precario e si avverte la sovrapposizione di intenzioni divergenti. Eppure, si nota una piacevole differenza con il processo produttivo sempre più controllato e programmatico del MCU. È uno dei pochi titoli del franchise che allenta parzialmente i vincoli di una continuity che non sa più che strada prendere. La sua incoerenza è fortuita e non è sufficiente a farne un film sorprendente. Una verve sgangherata e una durata ridotta rispetto al solito lo rendono almeno futile e divertente.

Titolo originale: The Marvels
Regia: Nia DaCosta
Interpreti: Brie Larson, Teyonah Parris, Iman Vellani, Zawe Ashton, Gary Lewis, Park Seo-joon, Samuel L. Jackson, Tessa Thompson, Zenobia Shroff, Saagar Shaikh, Mohan Kapur, Gary Lewis, Abraham Popoola, Leila Farzad, Daniel Ings
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Durata: 105’
Origine: USA, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
1.67 (3 voti)
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