Tom Cruise e il boicottaggio dei Golden Globes

Non solo la star di Mission: Impossible 7, ma anche Mark Ruffalo, Scarlett Johansson, emittenti tv e piattaforme streaming si dissociano dalla Hollywood Foreign Press Association. Ecco cosa succede

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Anche nell’epoca della massmedialità diffusa sembra che lo starpower di un divo di Hollywood abbia conservato il suo primato. Ascrivere a Tom Cruise la cancellazione della diretta dei Golden Globes 2022 potrebbe essere riduttivo ma è innegabile che la recente presa di posizione dell’attore dell’imminente Mission:Impossible 7 contro l’anticamera glamour degli Oscar abbia accelerato la crisi in corso. Perché l’annuncio di tre giorni fa da parte della NBC, l’emittente televisiva che storicamente ospitava la serata di premiazione, di non voler mandare in onda la cerimonia del prossimo anno dei Golden Globes Awards è l’ultimo clamoroso passo della ribellione del mondo liberal contro una delle più antiche – 78 edizioni – istituzioni statunitensi nel mondo del cinema e della serialità.
Una rivolta che s’è infiammata in brevissimo tempo se l’edizione 2021, che aveva visto il trionfo di Laura Pausini per la miglior canzone (snobbata invece dai nostri David), si era invece potuta svolgere senza che nessuna polemica l’intaccasse. A sollevare il caso era stato, a pochi giorni dalla conclusione della premiazione, il Los Angeles Times che in un approfondito reportage svelava come tra i membri votanti dell’Hollywood Foreign Press Association (HFPA), l’organizzazione formata da 86 giornalisti professionisti che rappresentano l’industria del cinema statunitense tra giornali e riviste in 55 Paesi nel mondo, non ci fossero persone afroamericane. Anche se l’HFPA è composta da giornalisti di spettacolo stranieri in larga parte europei, il che potrebbe spiegare in minima parte l’assenza di una comunità da noi meno numerosa, l’articolo del quotidiano californiano approfondiva la mancata inclusività dell’associazione fornendo una serie di aneddoti sui suoi membri. I Golden Globes inoltre ormai da diversi anni erano già stati accusati di pratiche discriminatorie e di comportamenti eticamente discutibili, come l’accettazione di regali dalle produzioni cinematografiche da parte dei membri per ottenere un voto favorevole. Così ecco che lo svelamento di un segreto che gli addetti ai lavori conoscevano da tempo ma non denunciavano ha dato il via libera alle forti prese di posizione di alcune dei suoi esponenti più pubblicamente riconoscibili.

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Sui social è stato subito coniato l’hashtag #Changeisgolden e soprattutto contro la seconda manifestazione in ordine di importanza per cinema e tv si sono subito schierati Mark Ruffalo e Scarlett Johansson. L’interprete dell’imminente Black Widow in un’intervista a Variety ha confessato di non partecipare da anni alle loro conferenze stampa in quanto “zeppe di domande e commenti sessisti che arrivano quasi al livello di molestie sessuali”, mentre Ruffalo ha twittato: “Onestamente, come recente vincitore di un Golden Globe, non posso sentirmi orgoglioso o felice di essere destinatario di questo premio“.  Ma i due attori liberal sono stati superati in radicalità dall’insospettabile Tom Cruise (“L’attore meno politico, che restituisce i suoi tre Globes per protesta. Lo adoro. Pensate che se Cruise avesse vinto un Oscar lo avrebbe mai restituito?”, ha scritto con acido ma azzeccato sarcasmo l’editorialista Maureen Callahan sulle colonne del New York Post) che qualche giorno ha fatto sapere di aver restituito i tre Golden Globes vinti per Nato il 4 luglio, Jerry Maguire e Magnolia.

Da lì la situazione è definitivamente precipitata con l’annuncio fatto da Netflix, Amazon Studios, Warner Bros and Hbo che avrebbero smesso di lavorare con l’HFPA, proiettare i loro film e mettere a disposizione i loro talent, a partire dal 7 Maggio e fino a tempo indeterminato.

L’associazione dei giornalisti stranieri ad Hollywood ha allora cercato di correre ai ripari votando una riforma per ampliare i suoi membri e rendere l’organizzazione più inclusiva. Tra i punti promessi e comunicati alla stampa c’erano l’ampliamento, l’indicazione per il reclutamento di componenti neri nella giuria e l’assunzione di consulenti per la diversità. Inoltre la commissione ha promesso più trasparenza per le rigide regole di ammissione dell’associazione, da sempre di natura corporativa (ogni nuovo membro deve essere sponsorizzato da un membro preesistente dello stesso Paese). La NBC, che inizialmente aveva approvato questo pacchetto di riforme, ha infine dichiarato che il termine di 18 mesi previsto per la sua applicazione, fosse troppo blando e così ha deciso di boicottare la prossima edizione lasciando ad oggi senza copertura uno degli eventi più importanti del jet-set mondiale. Un altro piccolo (dorato) passo verso l’uguaglianza

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