Tramonto a Nord Ovest, di Luisa Porrino

La seconda regia della cineasta è un nebuloso calderone di idee, un contenitore confuso e male assortito di suggerimenti narrativi superficialmente sviluppati.

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Luca (Giuseppe Saccotelli), è un ragazzo di 22 anni di Biella. Vive con i genitori ed è fidanzato con Margherita (Margherita Fantini). Un giorno, venuto a conoscenza della possibilità di diventare padre, il ragazzo decide di partire alla volta delle Alpi svizzere, allontanandosi momentaneamente dalla città e lasciando Margherita sola ad affrontare la situazione. Nel corso del suo viaggio alla ricerca dell’amico Paolo (Marco Rezoagli), dedito all’alpeggio e all’astronomia, Luca entra in contatto con la natura e incontra un certo numero di persone: i profughi clandestini Yuseff (Mohamed Bakkal El Idrissi) e Naila (Chaimae Shellak) e la famiglia di Bacci (Leonardo Nigro), presso la cui baita il giovane protagonista viene ospitato.
Un’avventura tra boschi, torrenti e trote dorate necessaria a riflettere su presente e futuro.

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Perché Tramonto a Nord Ovest, seconda regia di Luisa Porrino dopo Porto il velo, adoro i Queen (2016), è un nebuloso calderone di idee; un contenitore confuso e male assortito di suggerimenti narrativi superficialmente sviluppati.

C’è un po’ di tutto all’interno della parabola di Luca: dalle paranoie ed insicurezze adolescenziali trasformate in fuga dalle proprie responsabilità, alla problematica relativa agli obiettori di coscienza – (non) esplorata attraverso il personaggio di Margherita. Dal viaggio di formazione into the wild alla ricerca di se stesso, alla questione profughi. Un vero e proprio minestrone tematico e “filosofico” faticosamente ricondotto a una morale spicciola, che tenta di trovare l’amalgama negli insegnamenti di una vecchia leggenda popolare, senza però riuscirvi.

 

Regia: Luisa Porrino
Interpreti: Giuseppe Saccotelli, Margherita Fantini, Marco Rezoagli, Marianella Bargilli, Leonardo Nigro, Chaimae Shellak, Mohamed Bakkal El Idrissi
Distribuzione: Slow Cinema
Durata: 102′
Origine: Italia, Svizzera, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1.5
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Il voto dei lettori
3.2 (5 voti)
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    Un commento

    • La crescita come assunzione di responsabilità è merce rara nel cinema italiano (più cosa da nord Euròpa protestante, vedi Bergman, Rohmer…) La trota dorata mi ha ricordato il Raggio Verde proprio di Rohmer, chissà se è un caso.Se aggiungiamo i paesaggi e il contesto sociale più che corretto, io mi acconterei