VENEZIA 69 – "Il mio è un film che vuole superare barriere e pregiudizi". Incontro con Mira Nair e il cast di The Reluctant Fundamentalist

Mira Nair
A presentare alla stampa il film d'apertura di questa 69esima edizione del festival di Venezia, c'era la regista indiana e il suo cast tra cui due attori hollywoodiani del calibro di Kate Hudson e Liev Schreiber. Un film che parla del Pakistan e dell'America, "contro i pregiudizi che ci animano" ha sottolineato Mira Nair

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Cosa rappresenta per una regista indiana fare un film sul Pakistan moderno?

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Credo di essere stata messa sulla terra per raccontare mondi e culture diverse. Sono una figlia dell'India moderna e ho visitato il Pakistan per la prima volta solo 6 anni fa. Il Pakistan vero non è conosciuto e non corrisponde al ritratto che viene fatto oggi nei telegiornali. Il mio film vuole essere un atto d'amore sul dialogo tra est ed ovest. Io, che sono cresciuta in America, ero certamente in una posizione privilegiata per fare questo film.

Il 9 settembre 2001 lei aveva appena vinto il leone d'oro a Venezia per Monsoon Wedding. Per lei era un momento di grande successo eppure eravamo proprio alla vigilia della tragedia dell'11 settembre. Ci può raccontare come visse quei giorni?

Avevo appena vinto a Venezia ed ero molto felice. Stavo a Toronto quando appresi della terribile notizia. La mia famiglia era a New York e ci volle circa una settimana per comunicare con loro e poi tornare a casa. In quel periodo a New York c'era una situazione militare che ricordava molto il mondo da cui venivo.

Come pensa verrà accolto questo film in America?

Vorrei che il film superasse i pregiudizi che ci animano. Sono una persona cresciuta in America ma che proviene e attraversa costantemente due mondi. Questo è un film che vuole superare le barriere, cercando una conoscenza dell'altro più ampia, una famigliarità maggiore. Ovviamente non la penso come George Bush quando afferma "O si è con noi o si è contro di noi".

Come mai nel suo film manca completamente il pensiero religioso?

Non credo che manchi il pensiero religioso. C'è un parallelo tra il fondamentalismo economico di Wall Street e quello religioso dell'oriente. Il protagonista del mio film li respinge entrambi. The Reluctant Fundamentalist è soprattutto un film laico. Io poi non volevo tradire il tema del libro che racconta soprattutto di un viaggio di un giovane verso l'America in cerca di se stesso e del suo sogno.
 

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