VIDEOCLIP – Bjork: nel Paese delle Meraviglie
Il reclutamento dei registi più quotati sulla piazza non appare certo un dato fortuito lungo la nutrita videografia di Bjork ma trova antecedenti validi nell'esigenza di rappresentare un apparato iconico sempre fervido, vivido ed esuberante, assurto prestissimo a necessario compendio del prodotto musicale in senso stretto
RETROSPETTIVA
Bjork: nel Paese delle Meraviglie
Il reclutamento dei registi più quotati sulla piazza non appare certo un dato fortuito lungo la nutrita videografia di Bjork ma trova antecedenti validi nell'esigenza di rappresentare un apparato iconico sempre fervido, vivido ed esuberante, assurto prestissimo a necessario compendio del prodotto musicale in senso stretto. Inscenando compiutamente gli esiti immaginifici dei brani illustrati, i ventidue clip della cantante islandese si preoccupano con sorprendente corenza stilistica di evocare l'orrizzonte fantastico insito in ciascun pezzo, per intessere quella fuga dal reale veicolata attraverso la voce dell'artista. Emblematico e riassuntivo il folgorante I've Seen It All, che trasferisce sugli schermi televisivi una lunga sequenza tratta dal pluripremiato "Dancer In The Dark". Il film di Von Trier sembrerebbe incarnare compiutamente l'intero percorso creativo della cantautrice, narrando il potere delle note sulla crudeltà del mondo e la possibilità di sottrarsi al dolore per mezzo di una melodia. La formula del musical compariva comunque già nell'illuminante It's Oh So Quiet del "maestro" Spike Jonze, sintesi perfetta di un approccio estetico indissolubile dalle ambizioni tematiche.
Nel corso del fortunato sodalizio con l'interprete scandinava, Michel Gondry recupererà costantemente lo sfondo favolistico introdotto dapprincipio in Human Behaviour, proiettandolo per esempio anche sull'allucinato Army Of Me, dove l'elemento infantile risulta mutuato entro un'atmosfera allucinata e onirica, mentre gli arrangiamenti elettronici sanciscono a livello visivo la compenetrazione corpo-tecnologia. Isobel si riappropria invece di stilemi tradizionali per raccontare la scoperta della città, simbolo inequivocabile dell'universo adulto: nell'eccezionale Bachelorette l'abbandono della natura condurrà la ragazza del bosco ad abbracciare la metropoli e i tanti palcoscenici su cui potrà inscenare la propria storia.
Peluche straziati saturano poi i fotogrammi di Violently Happy (dirige Jean Baptiste Mondino), banale elogio della follia dove la musica vivifica i muri spogli di un ospedale psichiatrico. Bjork stessa diventa una sorta di bambola nel concettuale Possibly Maybe dell'ottimo Stephane Sendaoui, che sopprime totalmente ogni accento narrativo preferendogli un collage visionario di colori e suggestioni.
La purezza del bambino richiama inoltre l'idea di nudità sia in Hunter quanto nel delicatissimo Hidden Place, mirabile metafora dell'ispirazione compositiva alimentata da lacrime colorate e singhiozzi sgargianti; eppure Venus As A Boy corrompe l'immacolata innocenza di Bjork tramite ammiccamenti sessuali riconducibili a un background culinario, così come Spumco confeziona per I Miss U un cartone animato fintamente fanciullesco, denso di forme falliche atte a sublimare un latente desiderio erotico. Joga impiega infine il costante dilatarsi di monti e pianure in un paradossale eco della vagina, completando l'affascinante corrispondenza natura-corpo solo suggerita nei clip precedenti.
Dopotutto, anche le similitudini più ardite divengono possibili se veicolate entro tessuti sonori in grado di sprigionare immaginari tanto fervidi.
FOCUS ON
It's In Our Hands
L'abuso di clichè tipicamente favolistici torna a fare capolino anche nell'ultimo episodio videografico della prolifica Bjork, mediante un esplicito omaggio all'universo sottomarino del disneyano "La Sirenetta". Inscenare la fuga dal mondo reale verso orizzonti solo immaginari rappresenta un espediente narrativo quasi fisiologico per esprimere le suggestioni musicali di It's In Our Hands, e trova nell'ultima fatica di Spike Jonze la propria collocazione ideale entro un bianco e nero onitico, sfocato, ombroso.
L'immersione nell'acqua somiglia allora a un ritorno impossibile nel liquido amniotico, tradizionalmente protettivo, accogliente, familiare; ma il fondo marino cela pure quel ricco tessuto di icone fantastiche che il brano sembra evocare con evidente grazia estetica. La superficie preserva al proprio interno un inconscio pullulante di visioni ed emozioni che durano giusto il tempo del brano, per poi dissolversi nell'oscurità di un sonno senza sogni.
VIDEOGRAFIA
Human Beaviour (Debut, 1993) – Michelle Gondry
Venus As A Boy (Debut, 1993) – Sophie Muller
Play Dead (Debut, 1993) – Danny Cannon
Big Time Sensuality (Debut, 1993) – Stephane Stednaoui
Violently Happy (Debut, 1994) – Jean Baptiste Mondino
Army Of Me (Post, 1995) – Michel Gondry
Isobel (Post, 1995) – Michel Gondry
It's Oh So Quiet (Post, 1995) – Spike Jonze
Hyperballad (Post, 1996) – Michel Gondry
Possibly Maybe (Post, 1996) – Stephane Sednaoui
I Miss You (Post, 1997) – Spumco
Joga (Homogenic, 1997) – Michel Gondry
Bachelorette (Homogenic, 1997) – Michel Gondry
Hunter (Homogenic, 1998) – Rnocompany
Alarm Call (Homogenic, 1998) – Alexander Mcqueen
All Is Full Of Love (Homogenic, 1999) – Chris Cunningham
I've Seen It All (Selma's Songs, 2000) – Lars Von Trier
Hidden Place (Vespertine, 2001) – Inez + Vinoodh / M&M Paris
Pagan poetry (Vespertine, 2001) – Nick Night
Cocoon (Vespertine, 2001) – Eriko Ishioka
It's In Our Hands (Extravaganza, 2002) – Spike Jonze