Yuku e il fiore dell’Himalaya, di Arnaud Demuynch e Rémi Durin

Giocosa opera d’animazione dallo spirito musical. La passione del racconto attraverso gli indovinelli restituisce un piccolo gioiello di disegno e tecnologia all’avanguardia.

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Yuku e il fiore dell’Himalaya è stato presentato al Locarno Film Festival e all’Annecy International Animation Film Festival ed è una divertente opera d’animazione, colorata avventura musicale. Tra le mura di un castello vive, tra i libri di una biblioteca, con la mamma, la nonna e tanti fratellini, la piccola topolina Yuku. La passione per le storie e per la musica la aiuteranno nell’avventurosa ricerca del fiore dell’Himalaya, in un viaggio ricco di incontri con animali mai visti, tra cui un corvo arcigno, uno scoiattolo smemorato, una volpe poetessa e un temibile lupo. Un musical giocoso, in cui ogni canzone rafforza i personaggi nella loro identità. Un piccolo gioiellino nel mondo dell’animazione europea. Si passa dal genere ska al coinvolgente blues, dal rap allo swing, dalla ballata filosofica di una volpe a un boogie-woogie scatenato. Oltre la giusta commistione tra genere musical e animazione, anche la scrittura è particolarmente toccante, costruita su dialoghi ben fatti e capaci di aprire spiragli che vanno oltre le fasce di età più piccole. Gli indovinelli, disseminati per tutto il film, rendono ancora più divertente e riuscita l’opera, per entrare nel tempo della storia: “Più sono alta, meno la gente mi vede…”. “La risposta sta nei vostri occhi”.

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Ma le risposte ai vari indovinelli, in fondo non sono poi la cosa più importante, l’importante è cercarle, attraverso un altro invito, quello del racconto, che prolunga il tempo del viaggio. Mescolando disegno e tecnologia all’avanguardia, definendo i protagonisti animali senza seguire le canoniche e realistiche forme e figure, si crea in primis un focus sulla creazione dell’atmosfera visiva, gestendo egregiamente il ritmo, grazie soprattutto ad una affinità esclusiva con la musica. “Basta un si o un no perché si separino e il racconto abbia inizio… la risposta si trova con gli occhi chiusi…”. Ancora una volta nell’indovinello si va alla ricerca della propria strada, perché la ricerca deve essere sempre più accattivante della soluzione stessa. Tutta l’opera, in fondo, ed è per tale motivo che si fa maggiormente apprezzare, vive in una potenziale ambiguità, che va oltre i giochi prettamente linguistici, attraverso quell’approccio giocoso e bizzarro, in cui sebbene la risposta parrebbe sempre alla portata, è la formulazione dell’enigma, con ogni riferimento citazionista da cinefili degli autori, a rendere contorta e stimolante la strada da percorrere.

Titolo originale: Yuku et la fleur de l’Himalaya
Regia: Arnaud Demuynch, Rémi Durin
Distribuzione: Trent Film
Durata: 66’
Origine: Belgio, Francia, Svizzera, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8
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Il voto dei lettori
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