ZEBRA CROSSING. La dura plastica dei Rammstein live a Padova

Abbiamo visto la band di Till Lindemann nella tappa padovana, tra grandeur wagneriana e tentativi di cantare l’esperanto dell’Europa del XXI secolo

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La scoperta dei Rammstein

In Strade Perdute Pete, dopo aver scavalcato, entra nella villa del “nemico” grazie alle chiavi lasciate da Alice. Quando arriva nel salone però resta sbigottito nel vedere la stessa Alice proiettata su un telo mentre viene sodomizzata da una figura maschile che per un secondo sembra avere pure le corna.
All’atmosfera allucinata di per sé Lynch aggiunge una musica quasi litanica che spiazza ulteriormente il nostro sguardo. Ovviamente oggi sappiamo bene che si tratta di Heirate mich dei Rammstein, ma nel 1997 la band tedesca non era così famosa…
Poco dopo Lynch li usa ancora quando, al vertice del meccanismo di trappola noir che Alice sta tirando a Pete, il regista fa slittare ancora di più il senso di ciò che vediamo mentre Pete sale di sopra a cercare un bagno. Appena il giovane inizia a fare quel piccolo tragitto partono le note di Rammstein dei Rammstein, e questo appena dopo aver mostrato Pete stupirsi di una foto con due Alice (“are both of them you?”). Il culmine (sotto i colpi della musica) è raggiunto quando Pete entra nella stanza 26 e vede un’Alice fare sesso in posizione passiva ma molto attiva nel prendersi gioco di lui. In tutto ciò sembra quasi che Pete senta la musica extradiegetica che sentiamo noi.

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Questo uso della musica a creare ancora più confusione, da parte del regista più ambiguo della storia del cinema, non solo è un vertice stilistico talmente potente che dopo 26 anni non possiamo dimenticare, ma pare cogliere in modo veramente magico la ambiguità di fondo del gruppo berlinese.

Fenomenologia dei Rammstein

Al di là della bellezza della musica, della potenza del concerto visto a Padova lo scorso 1 luglio e degli scandali che in questo momento stanno colpendo il frontman Till Lindemann, i Rammstein sono stati sin dall’inizio capaci di creare uno spettacolo di musica e performance (grazie anche geniali intuizioni come quella di unire il sound di Slayer e Kraftwerk nella stessa struttura) che ha generato uno stile che in effetti è un po’ di plastica. Ma la forza dei Rammstein è la consapevolezza di tutto questo, l’onestà nel dare un prodotto che vuole colpire soprattutto i sensi più che l’intelletto.
La loro fortuna è stata proprio quella di muoversi su un orizzonte emozionale in un momento in cui si spostava sempre più l’attenzione dal contenuto alla forma, fino a riscoprirsi essere realmente “contemporanei”. In questo è notevole un legame (magari involontario) proprio con Lynch, dato che entrambe le realtà artistiche sfruttano i nostri sensi per restare agganciati come ricordi anche a distanza di anni.

Ma a questo si aggiunge un sapiente uso del marketing.

Il marketing come strumento musicale

Padova 2023.
Sembra che tutta l’Europa centrale ed orientale si sia data appuntamento per assaggiare un po’ di sana estate italiana al suono di una musica teutonica e di birra. Ma forse è troppo poco parlare di fanbase. Quella che vediamo è una folla di persone che dice anche altro. Come se serpeggiasse l’attesa di una conferma che non è solo musicale ma ha a che fare con l’appartenenza.

Trent’anni di carriera hanno posto i Rammstein quasi come espressione dell’esperanto dell’Europa di inizio 21° secolo, fino a dire che il seguito americano (che esiste e lo scopriamo ogni volta che sentiamo cosa ascoltava l’ennesimo suprematista stragista) resta comunque più lontano dall’impatto che un simile atto artistico ha in Europa. Non è un caso che il tedesco da loro cantato sia facilmente cantabile da tutti.

Si potrebbe dire che, puntando sull’estetica, sull’ambiguità, sul fatto che a volte paiono descrivere lo stato delle cose più che prendere una posizione (eventualmente la posizione la si prende nelle interviste dato che il circo mediatico è parte dell’arte), i Rammstein, forse loro malgrado, sono diventati oggetto di appropriazione da parte di fasce anche opposte a livello culturale e politico, quindi anche da parte dell’immaginario di destra europeo.

Questo però non fa di loro un gruppo di destra. La democraticità postmoderna per cui non c’è più un dislivello tra autore, testo, e pubblico fa sì che una realtà come i Rammstein attecchisca sia da una parte che dall’altra senza alcun problema. Si prenda come esempio una canzone come LINKS 234 che potrebbe essere un messaggio sulla fede politica di sinistra di Lindemann ma viene eseguita con una forte e incalzante ascendenza militare.

L’Europa stanca e confusa, delusa dalla idiota burocrazia di Bruxelles, alle prese con l’ennesima guerra interna, con una forbice sociale che colpisce senza distinzione ogni stato dell’Unione, questa Europa che comunque viene sognata dalle moltitudini di migranti e talvolta anche dagli americani, essa viene rappresentata benissimo dall’unità che i Rammstein invocano dal palco. La band sa giocare benissimo con le provocazioni, anche guardando la Storia.

Viene subito in mente la maglietta MANCHE FÜHREN MANCHE FÖLGEN (“Alcuni guidano, altri seguono”) che molti sfoggiano ai concerti. I Rammstein sfruttano genialmente la provocazione finto-filonazista per colpire l’immaginario del pubblico europeo, ritrovandosi loro malgrado a incarnare una posizione che può ricordare chi evocava EIN VOLK, EIN REICH, EIN FÜHRER (“Una nazione un impero un leader”). Ma resta una provocazione. Come se prendessero la logica dell’uso dei media di Göbbels e, capendone la forza, la riusassero per veicolare messaggi provocatori a fini estetici.

Questo porta ovviamente a parlare di Wagner.
Infatti i Rammstein sono la prosecuzione con altri mezzi dell’estetica wagneriana. Il maestro di Bayreuth pose le basi di una esperienza musicoteatrale di importanza fondamentale e che ritroviamo nelle fiammate e nella teatralità dei Rammstein (soprattutto negli scambi tra Lindemann e il tastierista Christian Lorenz).

I Rammstein gestiscono sapientemente il marketing in modo da sempre provocatorio. Magari anche solo per l’uso di un logo che vagamente può ricordare la svastica, e allora per contrappunto poi la band può assumere atteggiamenti libertari (come il bacio gay durante il recente concerto in Russia).

Questo però porta a osservare il pubblico come parte intrinseca dell’esperienza Rammstein.

Il pubblico come parte integrante del progetto

Al di là del concerto (che ci è piaciuto moltissimo), al di là proprio della costruzione di uno show come ragione per cui si deve andare a vedere i Rammstein dal vivo (dato che non è possibile negare la grandiosità di uno spettacolo veramente wagneriano, capace di stare al rock oggi come la grand opera stava alla lirica intorno al 1850), tutto porta a pensare che i Rammstein siano diventati uno specchio per moltissimi europei apartitici. Si potrebbe dire che grazie ai Rammstein si attua uno sdoganamento che magari appiattisce varie istanze politiche su una stessa linea antipolitica, ma è anche vero che inconsciamente si prova ad andare oltre, magari verso un destino europeo comune, più unito e meno schiacciato da un’egemonia anglosassone esterna.

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