"Satin Rouge", di Raja Amari

Un mondo al femminile che si esprime soprattutto con la parola (forse non è un caso che ai pochi uomini siano concessi pochi spazi di dialogo), e prende corpo nella forma di un melodramma classico, che sa concedere spazio alla raffinatezza propria di certa commedia e alla rotondità del musical.

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Opera prima sorprendente e fresca, Satin Rouge è diretto con elegante sobrietà dalla trentaquattrenne tunisina Raja Amari che descrive un microcosmo femminile inconsueto, capace di trasformarsi con sapiente disinvoltura nei ritmi e negli sguardi che si arricchiscono e si complicano di sfumature impreviste. Madre e figlia vivono da sole, strette l'una all'altra da uno rapporto che le opprime ma di cui non sembrano capacitarsi, almeno fino a quando Lilia si spinge oltre i confini del suo piccolo mondo e, quasi per caso, si ritrova a fare i conti con i rimpianti e i desideri mai esauditi. Il locale notturno Satin Rouge, allora, diventa paradossalmente il luogo dell'introspezione, o meglio, della scoperta di sé, che vuol dire anche trasgressione (almeno per quel che riguarda la rigidità di certe convenzioni sociali) e divagazione, per la protagonista, impegnata nella ricerca di sé, e per il film stesso che può spaziare tra le atmosfere di un cinema splendidamente classicheggiante.  Un mondo al femminile che si esprime soprattutto con la parola (forse non è un caso che ai pochi uomini siano concessi pochi spazi di dialogo), e prende corpo nella forma di un melodramma classico, che sa concedere spazio alla raffinatezza propria di certa commedia e alla rotondità del musical. E infatti si pensa a Chahine durante le lunghe scene di danza, ci si ritrova nell'astrazione di un mondo sospeso tra il giorno e la notte, come un sogno frequente che, al mattino, si lascia dietro tracce discrete della sua veridicità, come il racconto di una favola, dolce, sensuale, a volte anche divertente, che all'improvviso cambia registro e mostra il suo aspetto più crudele. L'intrigo, infatti, si infittisce verso la fine, proprio quando il ritmo diventa serrato e il montaggio sa far crescere il sospetto. Lentamente il melodramma torna a dominare la scena e il set si apre oltre la soglia di casa, oltre la strada di fronte, oltre il night-club. Anche la voce della donna sembra aver perso la timidezza e i bisbigli del principio, e arriva ad abitare con sicureza lo spazio tutt'intorno tanto da poter uscire allo scoperto e mostrarsi nella sua doppia identità. Il melodramma si richiude su se stesso, ma è cambiato di segno diventando corrosivo e pungente come una studiata vendetta.

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Titolo originale: Satin Rouge
Regia: Raja Amari
Sceneggiatura: Raja Amari
Fotografia: Diane Baratier
Montaggio: Pauline Dairou
Musica: Nawfel El Manaa
Scenografia: Kaos Rostom
Costumi: Magdalena Garcia Caniz
Interpreti: Hiam Abbass (Lilia), Hend El Fahem (Salma), Maher Kamoun (Chokri), Monia Hichri (Folla), Faouzia Badr (la vicina), Nadra Lamloum (Hela)
Produzione: Dora Bouchoucha Fourati, Alain Rozanés, Pascal Verroust per ADR Productions/Nomadis Images/Arte France Cinéma/A.N.P.A.
Distribuzione: Key Films
Durata: 100'
Origine: Francia/Tunisia, 2002


 

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