AGGRO DR1FT, di Harmony Korine

Il cinema-autotune del regista, che gioca con AI, animazione e visione termica nel segno di Travis Scott. Una visione puramente esperienziale. Potentissimo. VENEZIA80. Fuori concorso

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Io sono un eroe, io sono un eroe, io sono un eroe…”, ripete a sé stesso il protagonista di AGGRO DR1FT, il miglior assassino del mondo, mentre gioca coi suoi figli e bacia sua moglie. Quando uccide strangolando il suo grasso bersaglio, a mollo in piscina, un enorme diavolo si erge alle sue spalle: è il suo protettore, il suo ispiratore o la sua emanazione? Una domanda che potrebbe essere diretta anche allo sguardo che caratterizza la nuova opera di Harmony Korine, presentato fuori concorso all’80ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. La camera termica con la quale è stato interamente girato il film coglie queste presenze, questi campi di energia normalmente sotterranei. Lo sguardo può perdersi nell’ultimo respiro esalato dalla vittima, un fumo psichedelico che non potenzia semplicemente la visione, la altera. È possibile, così, vedere ali angeliche che dovrà strappare dalla schiena bestiale di quello che spera possa essere il suo ultimo bersaglio.

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Dopo aver cercato di mandare fuori giri il motore del mainstream con Spring Breakers e The Beach Bum, Korine torna alla sperimentazione pura. L’immaginario gangsta, impersonato nei precedenti film da Gucci Mane e Snoop Dogg viene portato all’ebollizione, fino a farlo evaporare. Il cinema si sfalda in una nebbia di bit che assume presto le forme del titano della trap e della psichedelia vocale, Travis Scott (è di quest’anno anche il film-concerto Circus Maximus, firmato con Noè, Refn, Johansson, Canada, Dosunmu e Joseph). Lui è Zion, ennesimo riferimento afrofuturista del suo immaginario ed entità serpentina che suggerisce a Korine di fare al cinema ciò che lui ha fatto alla musica con l’Auto-Tune. La visione di AGGRO DR1FT diviene così puramente esperienziale. La narrazione si scioglie in frasi fatte ripetute come mantra. L’inquadratura si decompone in mille forme attraverso l’animazione 3D, la termovisione e l’Intelligenza Artificiale. La stessa rete venosa di una gamba può apparirci come un circuito elettronico e un muro di occhi che ci fissano con indifferenza.

Queste forze non potenziano semplicemente lo sguardo, ne cambiano le coordinate, aprendo alla ricezione di segnali sconosciuti. La loro interpretazione non è impossibile, tuttalpiù superflua nei confronti dell’effetto fisico che suscitano, ossia una vera e propria mutazione. Nell’incontro tra gli occhi e le orecchie dello spettatore (queste ultime bombardate dalle frequenze e dalle note straordinarie di aarabMUZIK) e l’agente patogeno di AGGRO DR1FT c’è una riconciliazione, una salvezza. “Una farfalla assassina e una sega rotta. Zion”, sussurra Travis Scott, sancendo il ritorno della tecnica nel cuore dell’uomo, recuperata dalla sfera del dominio e del controllo. Il perenne mutamento della natura torna a permearci e nuove utopie, sconfinate, si rendono visibili.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.3
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Il voto dei lettori
3.36 (11 voti)
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