Blog NET NEUTRALITY – Harry Belafonte, il primo bacio non si scorda mai…

È scomparso a 96 anni uno dei massimi esponenti della diaspora afroamericana, l’uomo nero che ha baciato per la prima volta al cinema una donna bianca

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“Abbiamo portato avanti la lotta per i diritti civili, ma poi ci siamo distratti un attimo, ci siamo fatti cogliere di sorpresa, credevamo di essere arrivati e invece era solo l’inizio, c’è ancora molta strada da fare…”. Sono le parole pronunciate nel documentario biografico del 2011, Sing your Song, da Harry Belafonte, scomparso a 96 anni qualche giorno fa, pensiero che testimonia il determinante impegno sociale del cantante, musicista, attore, considerato in particolare il padre del calypso e della musica caraibica degli anni ’50. Harry Belafonte ha rappresentato una figura centrale del movimento dei diritti civili, anche se lui non è mai apparso in primissima linea, ma il suo contributo è stato fondamentale sotto diversi aspetti. Non si trattò soltanto di mettere la sua notorietà al servizio del movimento, ma fu protagonista di interventi molto concreti in aiuto ai militanti in carcere, di sostegno anche economico a Martin Luther King, per finanziare le sue difese legali.

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Malcolm X racconta di aver adorato Harry Belafonte e di averlo conosciuto, agli albori della carriera, in un locale di Harlem, dove appunto nacque e mosse i primi passi artistici. La rilevanza della sua presenza pubblica si faceva strumento potentissimo di liberazione collettiva. Pur non avendo quasi mai praticato il percorso della canzone politica e di protesta, Harry Belafonte, anche se non si può dimenticare una sua indimenticabile rivisitazione di un famoso pezzo tradizionale, “Darlin’ Cora”, narrante la vicenda di un schiavo fuggiasco, è stato non necessariamente una voce di protesta ma è stato capace soprattutto di aprire lo spazio ad altre voci afro discendenti, tra le quali, ad esempio, Miriam Makeba. Nel 2018 è stata la sua ultima apparizione in pubblico, figurando da attore nel film di Spike Lee, BlaKkKlansman, ma da giovane ha anche rifiutato parti importanti, come quella offerta da Broadway che tentò di scritturarlo per un famoso musical, Porgy and Bess di George Gershwin, trasposto al cinema nel 1959 da Otto Preminger. Il ruolo venne assegnato a Sidney Poitier e il suo rifiuto fu giustificato dal fatto di non volere accettare più che i “negri” venissero al solito caratterizzati come superstizioni, alcolizzati, violenti.

Nel 1949, in Pinky, la negra bianca, di Elia Kazan, Harry Belafonte baciava al cinema per la prima volta una donna dalla pelle bianca, Jeanne Crain, mentre nel 1968 in uno show televisivo, durante un duetto con lui, Petula Clark con una mano gli teneva il braccio sinistro mentre cantavano. Ennesimo scandalo: una donna bianca (per di piu’ famosa) osava toccare un “negro”. Per Harry Belafonte il riferimento artistico era senza dubbio Paul Robeson, altro personaggio di spicco nella diaspora afroamericana, altro personaggio polivalente, cantante baritono-basso, attore, poliglotta, avvocato e attivista. Ecco, appunto, la forza di Harry Belafonte è stata non solo la sua bella presenza scenica e fisica, ma anche la smisurata capacità, non episodica, di spaziare tra i diversi canali comunicativi artistici, oltre che essere un intellettuale a tutto tondo, non catalogabile in una semplice etichetta. La capacità, quindi, di attraversare il movimento di resistenza e protesta, riconnettendo l’Africa all’occidente, raggiungendo anche gli aspetti più “pop” della contesa, gli aspetti più di massa della contrapposizione. In fondo questa è stata probabilmente l’arma in più di Harry Belafonte, paragonando magari la sua memorabile e già citata Darlin’ Cora alla devastante “Strange Fruit” di Billie Holiday.

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