CANNES 65 – “Dracula 3D”, di Dario Argento (Fuori Concorso)


In tanti si ostinano a voler ammazzare il Conte Argento ad ogni nuovo film da un paio di decenni a questa parte, senza riuscirci mai per davvero. Ma come sparare un proiettile d'argento contro Argento? Il colpo puntualmente rimbalza e torna indietro. Dario Argento, il non morto del cinema italiano, ha rinunciato da tempo al proprio nome, e con esso al relativo luogo di sepoltura. E' costretto a continuare a vagare in questa (terza?) dimensione. E il Cinema è la sua (la nostra…) maledizione

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Che ci fa Dario Argento celebrato dai lustrini e dai riflettori di un red carpet orchestrato da un Thierry Fremaux che in pompa magna innalza a mezzanotte l'omaggio di Cannes al Maestro in un Gran Teatro Lumiere stipato di abiti da sera scintillanti, star e starlette, completi costosi e papillon? E' davvero questo il posto del suo cinema? Evidentemente no: qualcosa non funziona sui titoli di testa della proiezione appena partita, l'effetto 3D non va. Il film s'interrompe. La cerimonia è rovinata, inevitabilmente sabotata. Un paletto conficcato nel cuore della propria celebrazione, il resto della visione di Dracula 3D è destinato a gettare poi nello sconforto buona parte del pubblico presente. Non è l'orgoglio d'Italia, Dario Argento, al contrario di Matteo Garrone. Anzi, a volte un po' ce ne vergogniamo. Ma il vero non morto della situazione è lui, che in tanti si ostinano a voler ammazzare ad ogni nuovo film da un paio di decenni a questa parte, senza riuscirci mai per davvero (ultimamente, ad esempio, ci avevano provato i produttori di Giallo…). Ma come sparare un proiettile d'argento contro Argento? Il colpo puntualmente rimbalza e torna indietro, anche perché le sue armi il cineasta le fabbrica ancora in bottega (Stivaletti, Simonetti, Tovoli…).
E dire che trovare i punti deboli, i talloni d'Achille, diventa di volta in volta più semplice e lampante, un vero gioco da ragazzi. Soprattutto se stavolta Argento butta via anche i pochi istanti con un minimo di afflato sentimentale, di passione; o se neppure le sequenze gore e splatter (o quelle di nudo femminile) sembrano interessargli più, tirate via in fretta e furia con un paio di squartamenti, qualche organo conficcato, sventramenti poco convinti, poco sangue e quasi zero frattaglie. E Bram Stoker? Neanche a parlarne: qui Dracula può trasformarsi in qualunque animale a piacimento, compresa un'enorme mantide religiosa in CGI (!) che ammazza uno dei tanti attori del cast che paiono lasciati a se stessi a girovagare per il set in sequenze dalla progressione narrativa giusto abbozzata.

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D'accordo. Ma vedete? Sono tutti proiettili a vuoto, il Conte Argento non l'abbiamo nemmeno scalfito. E per fortuna è meglio così, perché Dracula 3D vive ancora una volta di un fascino inspiegabile, che forse concediamo solo al suo autore: quello di disinteressarsi completamente di dover far assumere una forma chiusa, definitiva, alla propria opera – nell'assoluta, straordinaria anarchia di uno sguardo che ha deciso da tempo che gli basta schizzare una sequenza, un'idea, un'inquadratura su un Rutger Hauer stanchissimo, perché quella sia Cinema.

Non è difficile capire come questo cineasta italiano che ha iniziato a giocare con la CGI nel 1996 de La sindrome di Stendhal non possa fare che Cinema in ogni singolo frame di ogni suo lavoro, anche perché altrimenti non ci sarebbe altra definizione per le sue immagini (cosa sono effettivamente le immagini di Argento? come battezzarle? Cinema e, davvero, nient'altro – non realtà, non sogno, o altre categorie inutili di questo tipo…). Qui con questi fondali pazzescamente posticci innalzati al computer, dai colori irreali e dall'illuminazione contrastatissima, con questi effetti speciali che non riusciamo a trovare altro aggettivo per definire se non volubilmente incoerenti, che mutano di resa e design di sequenza in sequenza, questa foresta da illustrazione di libro per bambini, e ancora una volta questi personaggi di contorno deformi, sghignazzanti nella loro turpe mostruosità. I flashback inseriti senza alcun ritegno per qualunque struttura di sceneggiatura comunemente adoperata, il corpo della figlia gettato in mezzo al gioco come dichiarazione di resistenza…

Caro Dario, hai proprio ragione: chi se ne frega più dei film, delle storie da chiudere, dei premi da ritirare, degli applausi e degli sghignazzi in sala. Sono tutte lapidi, bare sigillate, roba per chi ama le analisi, la Storiografia, le note di regia: ma il non morto del cinema italiano ha rinunciato da tempo al proprio nome, e con esso al relativo luogo di sepoltura. E' costretto a continuare a vagare in questa (terza?) dimensione. E il Cinema è la sua (la nostra…) maledizione.

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    8 commenti

    • Analisi impareggiabile per lucidità e ampiezza di visione. Resta da capire quali sono i misteriosi motivi che continuano a spingere la "critica" a tentare di colpire Argento…Ma forse il fastidio che genera questo autore è uno dei suoi aspetti recenti più interessanti.

    • anonimoveneziano

      è laziale!

    • conte dracula

      Una delle recenzioni più brutte che abbia mai letto in questi miei anni di vita. Si accompagna bene al film di merda che tratta.

    • ah, l'hai visto, "conte dracula"? sei pure tu un giornalista inviato a cannes? comunque recensione si scrive con la s, e "di merda" non è un'argomentazione (conosci il significato di questa parola?)

    • Puo' non piacere Dario Argento, ma la vostra sconfinata passione è veramente commovente. per fortuna che non fate delle "recinzioni" ma degli scritti corsari, liberi aperti ed emozionanti. adieu @conte dracula, torna nella tomba!

    • Dal trailer si capisce già la mediocrità della pellicola. Caro Dario, per rendere i tuoi film meno brutti di quello che già sono ti basterebbe lasciare tua figlia a casa. Non esiste un'attrice con meno talento di lei. Per il resto deciditi: o giri film all'americana o all'italiana. O films standardizzati con un certo budget o films nei quali la bravura del regista e degli attori sopperiscono alla mancanza di un controno (scenografia, effetti, etc) che strabilia e distrae. Per girare quest'ultimi sopprattutto di genere horror/fantasy serve un gran talento. Che in questo film non c'è.

    • È talmente di cosi poco talento Asia che è l'attrice italiana più richiesta il tutto il mondo, sia a Hollywood che con gli indipendenti americani, con il cinema europee non solo. Ma quando scrivete queste cazzate esprimete un'opinione legittima, ma fatelo con intelligenza.Dire "a me non piace"è legittimo,dire "non esiste un'attrice con meno talento di lei" è una bestemmia, una falsità e un'enorme sciocchezza. Quanto a Dario sicuramente avrà bisogno dei tuoi preziosi consigli,Andy, starà prendendo appunti … Te ne do io uno a te: occupati d'altro e lascia perdere il cinema….

    • "di merda non è un'argomentazione". parole sante. @lumien, chiunque tu sia, sposami@asiatico: infatti. asia ha lavorato con gente come Chéreau, Ferrara, Bonello, Van Sant, Romero, tanto per dirne qualcuno.