Chiude il cinema Azzurro Scipioni

Con una cerimonia di commiato, Silvano Agosti ha dato addio al suo Azzurro Scipioni, vittima illustre del mancato sostegno alla cultura durante la pandemia e simbolo della vita cultura romana

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Il cinema Azzurro Scipioni (qui sopra ritratto in una foto di Giuseppe Schiano di Colella) ha chiuso definitivamente i battenti nella mattinata di ieri, con una cerimonia di commiato in cui il regista e scrittore Silvano Agosti, che lo fondò nel 1983 e che lo ha gestito finora, ha salutato e ringraziato i sostenitori della sala.

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Già in sofferenza a seguito del primo lockdown, la chiusura dell’Azzurro Scipioni rappresenta forse uno dei colpi più duri assestati alla vita culturale romana. Agosti aprì il cinema in un momento storico in cui la crisi delle sale tradizionali era evidente e l’esperienza cinematografica era preservata da piccole realtà, che facevano confrontare gli spettatori con film che mai avrebbero trovato posto nel cartellone di una sala commerciale.

L’Azzurro Scipioni nacque dunque come un luogo di resistenza culturale sui generis, muovendosi tra necessità pedagogica e nazionalpopolare. Allo Scipioni era possibile assistere tanto a un documentario etnografico sperimentale che alla Dolce Vita di Fellini ma esisteva anche la possibilità che le proiezioni venissero sostituite da eventi performativi, come i recital poetici che avevano luogo a ogni equinozio di Primavera ma anche, in passato, i concerti estemporanei di Ennio Morricone, solo uno degli ospiti illustri che, insieme a personalità come Bertolucci o Bellocchio, si sono ritrovati a incrociare la propria strada con quella di Agosti.

La chiusura dello Scipioni è l’epilogo di una lotta per la sopravvivenza iniziata fin dai primi mesi del lockdown. Nel mese di Maggio 2020, Silvano Agosti ha lanciato un primo crowdfunding utile a far fronte alle spese di affitto e gestione della sala. La raccolta fondi è riuscita ad assicurare circa diciottomila euro, grazie ai quali la sala ha superato l’Estate. Ad assestare il colpo di grazia allo Scipioni è stato tuttavia il DPCM del 24 Ottobre 2020.

A Dicembre Agosti mette all’asta, in un post Facebook, le sedie ed il proiettore. L’obiettivo è portare l’attenzione di Stato, Comune di Roma o enti privati sullo Scipioni, che, dice il regista a Fanpage, “potrebbe essere comprato e dato in gestione a me per continuare a vivere”.

Nel frattempo sono proseguite senza sosta le iniziative dal basso, le raccolte firme, le petizioni online per salvare il “piccolo Louvre dei film” di Agosti ma tutto è stato vano.

In un video caricato lo scorso 9 Marzo dal collettivo artisti7607, Agosti dichiara la sua resa ma non si abbatte: “non si uccide l’oceano dando coltellate all’acqua” – dice  – “non credo si possa uccidere la cultura. Si può nascondere, si può offuscare, si può negare ma non si può uccidere”.

Colpisce, a questo proposito, notare quanto il funerale laico voluto da Agosti per l’Azzurro Scipioni sia stato il momento in cui il gestore ha potuto incontrare tutte quelle persone che attraverso di lui hanno scoperto il cinema d’autore.

Al contempo il curatore è convinto che la storia della sua sala proseguirà in altra forma: “per me oggi non è un addio ma un arrivederci” – dice Agosti – “Troverò un altro posto e ne farò un centro di ricerca sulle immagini e sul suono”.

Il futuro dell’Azzurro Scipioni è tuttavia particolarmente incerto, sebbene, al momento, pare che la Casa Del Cinema sia interessata a far proseguire l’esperienza dell’Azzurro Scipioni. A questo proposito, l’assessore alla Crescita Culturale di Roma, Lorenza Fruci, ha dichiarato al Messaggero di aver coinvolto l’istituzione “per accogliere questa grande esperienza e portarla a disposizione della comunità”. “Allo stesso tempo – aggiunge – faccio appello anche alla Fondazione Cinema per Roma, perché promuova iniziative che consentano di non disperdere il valore dell’esperienza dell’Azzurro Scipioni”.

Di certo, ora, c’è solo la volontà di preservare nella memoria l’esperienza culturale dello Scipioni.

È per questo che Agosti, che proprio del ricordo ha fatto uno dei centri della sua poetica, ha lanciato insieme al pizzaiolo e creativo Daniele Frontoni un crowdfounding (tuttora attivo e che ha raccolto ad oggi circa quattromila euro) per realizzare un documentario sulla sala.

La speranza è che l’esperienza dello Scipioni prosegua in altra forma ma con lo stesso spirito.

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    Un commento

    • Non si vergognano i preti, proprietari delle mura che affitteranno la sala al miglior offerente? Cosa ci ritroveremo è facilmente intuibile….Che tristezza 😞