Codice Carla, di Daniele Luchetti

Un docu-film anarchico e supportato da sequenze di forte impatto, che sembra però limitato da un inutile schematismo narrativo. In sala da oggi a mercoledì 15.

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“La danza è una carriera misteriosa, che rappresenta un mondo imprevedibile ed imprendibile. Le qualità necessarie sono tante. Non basta soltanto il talento, è necessario affiancare alla grande vocazione, la tenacia, la determinazione, la disciplina, la costanza”. (Carla Fracci)

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Tentare di spiegare l’arte equivale a sforzarsi di afferrare il fumo a mani nude. Ecco perché Codice Carla, nuovo viaggio del regista Daniele Luchetti alla ricerca di quella inafferrabile essenza che guida e manovra la vita di interpreti e performer, nasce e si spegne vestendo gli abiti del dialogo impossibile; all’interno dei confini del quale voice over e immagine di repertorio si incontrano/scontrano nel solo terreno comune plausibile: quello concretizzato dalla creatività di montaggio.

Carla Fracci, raccontata dal cineasta italiano attraverso episodi chiave della sua carriera artistica e della sua vita familiare, non è allora che la punta dell’iceberg di un discorso più ampio; l’occasione per il regista di abbandonare, almeno in parte, i limiti cronologici e canonici del docu-film e trasformare il corpo-icona della ballerina in un punto di diramazione tematico. Un denominatore comune a cui ricondurre un tentativo di scansione dell’attività artistica, pluralmente declinata, e divagare liberamente nel tempo e nello spazio.

Attraverso interviste, materiale di repertorio e testimonianze d’eccezione, Luchetti parla di Fracci sostenuto dalle musiche degli Atoms For Peace. Ne descrive le qualità e i limiti fisici, ne celebra la potenza rivoluzionaria e l’idea di decentramento popolare dell’arte; e sfrutta la figura della danzatrice come nucleo centrifugo del documentario: stella polare della riflessione e interprete solista del composito concerto polifonico predisposto dal regista. Roberto Bolle, Jeremy Irons, Marina Abramovic, Carolyn Carlson, Eleonora Abbagnato, Alessandra Ferri, Enrico Rava, Chiara Bersani, Beppe e Francesco Menegatti sono solo alcune delle voci selezionate da Luchetti; voci che l’autore interseca e interroga, voci che – alla stregua di linee di codice –  sono per il regista potenziali ingredienti di un cifrario artistico universale.

Codice Carla prosegue per sillabazioni, porzionato dal suo artefice in capitoli espositivi che sembrano “imboccare” pensieri e considerazioni degli interlocutori; e che arrivano a ragionare di un (ir)realizzabile dialogo vita/morte/arte insito in una fantomatica dipartita elegante resa possibile esclusivamente in seno alle barriere drammatiche della performance. Capitoli che, pensati nell’ottica di un ordinamento arbitrario del tessuto narrativo, rappresentano l’unica grande contraddizione dell’opera di Luchetti. Manifesto di un desiderio anarchico che, sebbene supportato dall’impatto visivo e sonoro di diverse sequenze liberatorie, sembra talora limitare l’immaterialità che il film va cercando.

 

Regia: Daniele Luchetti
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 80′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
2 (1 voto)
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