Double Soul, di Valerio Esposito

Un thriller che ha ambizioni internazionali ma anche fiato cortissimo. Rigido, involuto, finisce per schiantarsi e per rivelare un cuore vuoto, che è più forma che sostanza.

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Ha lavorato soprattutto all’estero, in molto cinema internazionale e ora Valerio Esposito pare deciso a mettere alla prova il suo sguardo su territorio italiano. Girato tra Roma ed Abu Dhabi, di questo Double Soul colpisce in effetti soprattutto la mastodontica potenza di fuoco della co-produzione Italo Emiratina che lo sostiene, che mette a disposizione ad Esposito un cast reclutato tra USA e Italia (a Danny Glover e F.Murray Abraham si aggiungono il compianto Julian Sands, e le gemelle Angela e Marianna Fontana) ma soprattutto uno sguardo, un passo, a suo modo americaneggiante.

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Double Soul è in effetti un revenge-movie con al centro le gemelle Luna e Nina, il cui passato custodisce un terribile segreto e che ora, da adulte, sono decise a trovare il loro riscatto manipolando un facoltoso broker ed un potente critico d’arte. Si renderanno conto troppo tardi, però, di essere divenute pedine di una complessa vendetta trasversale che ha radici proprio nella tragedia che le unisce.

Ha uno straordinario potere finanziario Double Soul, ma non ha né i muscoli nè il respiro per assecondare gli obiettivi del suo regista, che insegue il grande cinema popolare ma non ne afferra mai i confini, non ne reinterpreta mai le fondamenta in chiave davvero personale. Ne viene fuori un film rigidissimo, popolato da personaggi ridotti a pura funzione, sostenuto da dialoghi dominati da luoghi comuni, ma soprattutto governato da una drammaturgia pressoché inesistente, che riduce il racconto a pezzi staccati, a sequenze mai davvero coese tra loro.

E così il film finisce per essere prigioniero di una forma senza sostanza e di un esostismo ma così tanto branded, che porta Esposito a giocarsi le scelte formali più interessanti per raccontare visivamente i landmarks più noti di Roma e Abu Dhabi.

Double Soul tiene la barra dritta forse solo nel primo atto, quando si concentra sulla costruzione del mistero che lega le due sorelle e inizia il troncone narrativo Saudita portando in primo piano il lato nascosto della città, quello dei quartieri poveri, operai. Poi, forse, Esposito si rende conto di non poter portare a termine l’idea di cinema che ha in mente e compie l’errore di non correggere il tiro, anche a costo di squilibrare tutto il sistema.

La regia si chiude dunque sempre più a riccio, come la storia che vorrebbe gestire, che diviene sempre più involuta, pronta ad accogliere gli spunti più diversi (dalle tirate concettuali sul senso dell’arte alle parentesi ad una parvenza di femminismo militante), nessuno, tuttavia, davvero a fuoco, necessarie piuttosto alla stregua di disperate sterzate per non perdere definitivamente il controllo del film.

A fare le spese dello sguardo sempre più stanco della regia sono, forse per prime, le stesse Angela e Marianna Fontana.

Ci sarebbe in effetti tutto un altro film che si potrebbe raccontare a partire dalle loro espressioni, da certi sguardi che, quasi istintivamente, le sorelle si scambiano in determinati frangenti, da certi gesti, dai modi in cui si fiancheggiano pronte a fronteggiare da sole il mondo, un film forse molto più minimale di questo ma anche più efficace. Esposito, però, sembra rendersene conto raramente, forse giusto in un paio di sequenze, in molti casi, invece pare dare per scontato la profondità del rapporto tra le due, come se Indivisibili avesse già fatto tutto il lavoro per lui.

Di questo passo il film non può che collassare su sé stesso ed esondare in certi passaggi a loro modo affascinanti, tra personaggi che parlano sempre più per aforismi, intere sequenze risolte stancamente da dialoghi non udibili e lunghi silenzi che riempiono il vuoto narrativo. È come se Esposito non si nascondesse più, decidesse di cavalcare la catastrofe, ma si tratta di illuminazioni momentanee, caotiche, involontarie vertigini utili ad animare un film in realtà sempre più piatto e vuoto come gli edifici di lusso di quella Abu Dhabi da cui finirà per essere sempre più avvinto.

 

Regia: Valerio Esposito
Interpreti: Angela Fontana, Marianna Fontana, F. Murray Abraham, Danny Glover, Marco Bocci, Julian Sands, Paz Vega
Distribuzione: Plaion Pictures
Durata: 98′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1.8
Sending
Il voto dei lettori
2 (4 voti)
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