Emancipation – Oltre la libertà, di Antoine Fuqua

La schiavitù è un fatto politico, in una Storia del Cinema da ripensare attraverso la Blackness ed il film “da Oscar” di Will Smith è il luogo della sua definitiva blackploitation. Apple TV+

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

È un altro di quei film la cui paternità è tutta da discutere questo Emancipation e che, proprio in quest’incertezza, trova uno dei suoi motivi d’interesse più affascinanti. Perché è un film di Antoine Fuqua ma è anche un progetto che il suo attore protagonista, Will Smith, si è cucito addosso fin dall’inizio. Lo stesso che è finito in uno scomodo limbo dopo lo slap agli Academy e che, ora è diventato il film della riabilitazione dell’attore all’occhio pubblico, quello con cui Smith sembra giocarsi tutta la sua carriera.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

La sua presa sul progetto è dunque, giocoforza, fortissima. La storia (vera) di Peter il Fustigato, schiavo di New Orleans che nell’America della Guerra Civile fugge dai suoi aguzzini e si lancia in una disperata corsa verso il nord abolizionista è tutta inscritta nel suo corpo, nella sua muscolatura scattante, nel suo sguardo in cui si incontrano sofferenza e dignità. È sempre in scena, Will Smith, ma è soprattutto attento che il focus del film non si allontani troppo da lui. E allora non stupisce se, complice una scrittura che a volte tende a irrigidirsi, la sua presenza si fa sempre più opprimente. Forse soltanto l’affascinante cacciatore di schiavi di Ben Foster, un personaggio quasi tragico nella sua crudeltà, riesce a stargli dietro. Anche Fuqua, all’inizio, pare non tenere il suo stesso passo. Poi, però, trova la sua misura, bypassa Smith, lo accompagna nelle svolte del racconto ma non asseconda necessariamente i suoi discorsi, anzi, spesso li contraddice piegandoli alla sua lettura.

La doppia natura di Emancipation la si intuisce già nel malcelato nichilismo di Fuqua, che si fa strada tra le immagini di un racconto che vorrebbe essere luminoso in un certo qual modo. Perché Peter il fustigato cade da un inferno all’altro da una schiavitù più “urlata”, ad un’altra più sottile ma che comunque non rinuncia alla sottomissione non solo del corpo dell’ex schiavo ma anche della sua immagine.

Emancipation

Per Fuqua è tutto, come sempre, un fatto politico. Anche la schiavitù, che Emancipation carica di un peso traumatico, considera una ferita primordiale che ha plasmato l’inconscio d’America e che ha infestato la sua Storia. Lo racconta benissimo il vertiginoso primo atto, ambientato in una sorta di non luogo perso nel tempo, fotografato da Ben Richardson con i colori degli scatti di Salgado, puntellato da esplosioni improvvise e abitato da schiavi bloccati nelle paludi di una Louisiana che ricorda il Vietnam, impegnati a costruire una ferrovia in una sorta di eco dei lavori forzati dei prigionieri (bianchi) de Il ponte sul fiume Kwai. Non c’è esorcismo, non c’è liberazione da una schiavitù che prima di essere fisica è ideologica, sembra dire Fuqua in una presa di posizione lucidissima nella sua dirompenza. L’unica salvezza, forse, è in una fortunosa fuga tra le immagini. Per questo, nel momento in cui Peter si lancia tra le paludi il racconto cambia pelle e Fuqua si lancia nei suoi territori usuali costruendo un action survivalista violento ed essenziale, tutto linee, scartamenti, depistaggi, scontri rapidissimi, quasi un La Traque all’Americana. Il riscatto del Peter è forse essere un eroe primordiale della blacksploitation di Antoine Fuqua, pronto a muoversi nei territori di un’America innervata di cinema per riscrivere quell’immaginario da una prospettiva black. E allora la mitologia di riferimenti in cui si inscrive Emancipation è tutta da ripensare. Non più, come si è scritto, The Revenant, ma Intolerance, Via col vento e nei cui spazi Peter combatte e altri capisaldi del cinema delle origini “all white” i cui simulacri distrutti attraversa, come nella bella sequenza della casa colonica in fiamme.

Ma se il Peter di Fuqua, a suo modo, può dirsi un uomo libero, forse il discorso non vale altrettanto per Will Smith. Perché sottotraccia Emancipation estremizza coraggiosamente il cinema tutto “dietro le quinte” del mainstream che Fuqua teorizzò ai tempi del primo Equalizer. Così un attore che punta all’Oscar con un film politico, diventa egli stesso oggetto di una (black)exploitation paradossale da parte del suo stesso regista, ne ripensa la presenza sulla scena e dirotta il “suo” film verso ben altri percorsi.

Titolo originale: Emancipation
Regia: Antoine Fuqua
Interpreti: Will Smith, Ben Foster, Steven Ogg, Imani Pullum, Mustafa Shakir, Charmain Bingwa
Distribuzione: AppleTV+
Durata: 132′
Origine:  USA, 2022

4
Sending
Il voto dei lettori
4 (4 voti)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array