Era scritto sul mare, di Giuliana Gamba

In questo “melò d’archivio” è problematico il modo in cui il potere evocativo delle immagini viene subordinato quasi del tutto a una storia puramente di finzione. #TFF41 Fuori Concorso

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Vittorio Nisticò, giornalista e saggista, diceva che i siciliani si dividono in due categorie: quelli di scoglio, che vi rimangono attaccati, e quelli di mare, che prendono il largo. Se si vive sull’isola di Marettimo, oltre la punta più a ovest della Sicilia, la corrente tira ancor più forte ed è più facile prendere il largo. Eppure, quando si salpa, un pezzo di scoglio si imbarca insieme ai passeggeri. Anche insieme a Vito e Anita, i protagonisti di Era scritto nel mare, diretto da Giuliana Gamba e presentato fuori concorso al 41º Torino Film Festival.

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L’operazione portata avanti da una delle pochissime registe di film porno ed erotici in Italia (con lo pseudonimo Therese Dunn) e, ultimo in ordine di tempo, di Burraco Fatale viene definita un “melò d’archivio”. Difatti, la maggior parte delle immagini di Era scritto sul mare sono riprese e fotografie d’epoca che evocano un tempo ormai lontano più di un secolo. Su di esse (insieme ad alcune piccole scene girate per l’occasione e assolutamente superflue) si poggia la storia, inventata, di Vito e Anita. Lui parte per gli Stati Uniti alla ricerca di miglior fortuna, mentre lei rimane sull’isola di Marettimo, in attesa del momento propizio per raggiungerlo. Lui che lavora sospeso tra i grattacieli, in una fabbrica di birra, come pescatore; lei che amministra i risparmi e insieme alle altre donne manda avanti l’isola. A dividerli, l’Atlantico. A unirli, le lettere che si scrivono.

Accanto a questa emotività, che rappresenta il nucleo caldo di Era scritto sul mare, convive tutta una dimensione strumentale del film, a partire dal trito e semplicistico parallelismo storico tra i migranti italiani del secolo scorso e quelli odierni. C’è un che di ambiguo (se non addirittura di problematico) nel modo in cui il potere evocativo delle immagini viene subordinato quasi del tutto a una storia puramente di finzione. Quest’ultima viene narrata in un dialetto pulito a dovere dalla dizione per poter risultare comprensibile allo spettatore di oggi, così come la relazione tra i coniugi sembra aggiustata per i valori e le battaglie contemporanee. Ecco, allora, che si insinua la sensazione che il film rimanga sospeso tra queste due sponde, alla deriva, senza saper leggere le stelle per orientarsi.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.3
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Il voto dei lettori
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