Estraneo a bordo, di Joe Penna
Non è spettacolare ma non ha neanche l’anima del B-movie, ma è solo l’esempio di un sci-fi concettuale e gelido che confonde la complessità con l’artificio. Si salva solo Anna Kendrick. Su Netflix.

Se non ci fosse stata la serie Away, anche quella targata Netflix e cancellata dopo una sola stagione, Estraneo a bordo avrebbe dato la sbagliata illusione di essere più avvincente. In entrambi i casi ci sono una missione su Marte e i conflitti all’interno della navicella. Nel caso del film diretto dal cineasta e musicista brasiliano Joe Penna e scritto dallo stesso regista con Ryan Morrison si amplificano nel momento in cui l’equipaggio, formato dalla comandante Marina Bennett (Toni Collette), la ricercatrice medica Zoe Levenson (Anna Kendrick) e il biologo David Kim (Daniel Dae Kim) si ritrova a bordo il clandestino (Shamier Anderson), un ingegnere del supporto di lancio che si è risvegliato dopo essersi reso conto di trovarsi nello spazio. Il problema è che la missione MTS-42 della compagnia Hyperion è stata progettata per tre persone e una è di troppo. Le alghe per creare ossigeno del biologo non bastano e chi è destinato a sacrificarsi è proprio l’ultimo arrivato. Zoe però non è d’accordo e ingaggia una lotta contro il tempo per cercare di salvare tutto il gruppo.
Marte diventa un puntino rosso in lontananza. L’immagine lontana di un altro film sulla sopravvivenza diretto da Penna dopo il precedente e ben più interessante Arctic cui un uomo interpretato da Mads Mikkelsen deve imbarcarsi in una pericolosa missione per cercare da salvare la propria vita. Estraneo a bordo gioca spesso di sottrazione senza però avvicinarsi, per esempio, all’ipnotico straniamento di First Man. Inoltre esibisce, bleffando, un’anima da falso B-movie guardando forse a Source Code. La tensione è così dilatata che per gran parte del film finisce per evaporare. I dettagli della sopravvivenza (le alghe, le bombole di ossigeno) sono presentati come blocchi narrativi separati. Tutto l’insieme è così studiato che appare gelido, compreso uno dei momenti-chiavi del film, quello della possibilità dell’iniezione letale per eliminare chi è di troppo. Ci troviamo davanti a un film troppo costruito ed elaborato che confonde la complessità con l’artificio. Il rapporto dentro/fuori viene solo accennato dal racconto dell’ingegnere clandestino, che con Zoe (brava Anna Kendrick) è il personaggio un po’ più approfondito di Estraneo a bordo, mentre sia il biologo che la comandante sono statuari. Ad apparire privo di spessore è soprattutto il comandante interpretato da Toni Collette, che piange e mostra l’incapacità di prendere in mano la situazione. Non è però una delle incarnazioni di una sci-fi umanista, ma solo l’esempio di una mancanza di equilibrio tra i diversi protagonisti. A questo proposito, il confronto con Hilary Swank di Away diventa ancora più impietoso.
Titolo originale: Stowaway
Regia: Joe Penna
Interpreti: Anna Kendrick, Toni Collette, Daniel Dae Kim, Shamier Anderson.
Distribuzione: Netflix
Durata: 116′
Origine: USA/Germania, 2021
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
Il voto al film è a cura di Simone Emiliani
Non concordo su nulla di questa recensione del sig.Simone Emiliani.
Secondo me ha visto un altro film.