“Gli stagisti”, di Shawn Levy
Un incrocio non sempre azzeccato tra un megaspot per la googliness e un nuovo, garbato, moderatamente brillante, edificante racconto per ragazzi con star della comicità firmato da Shawn Levy. Chi ne approfitta maggiormente è Owen Wilson, che costruisce per sé una nuova figura di romantico nostalgico, malinconico pierrot fuori tempo massimo
La gag in cui Vince Vaughn viene considerato assente durante una prova del suo stage da Google perché non si è loggato al pc prima di iniziare a lavorare, pur avendo egli superato il test preparato duramente per tutta la notte, ed essendo dunque fisicamente seduto alla sua postazione, è l'unica vertigine kafkiana della situazione scatenante de Gli stagisti, che in sostanza prende i due personaggi del superbo Due single a nozze e li catapulta a Palo Alto a sgomitare durante le gare di abilità per accaparrarsi un posto di lavoro da Google insieme a un esercito di imberbi genietti di internet. Va da sé, Vaughn e Wilson riusciranno a reinstallare l'umanità e il senso dell'amicizia, della lealtà e dell'amore negli hardware dei nerd cresciuti nelle buie camerette illuminate dalla sola luce dello schermo del proprio laptop. Via i codici html e la lotta contro i bug del sistema, le trovate dei due guastafeste sono app per fermarti dal mandare gli imbarazzanti sms senza filtri quando sei ubriaco, e la loro politica aziendale viene dritta dritta dalla morale di Flashdance.
Vaughn cerca google su google come Ruzzo Simone nella webseries cult dei nostri JackaL, e si ritaglia l'ennesimo ruolo da incorreggibile canaglia tutta parlantina e cuore d'oro, affidando il suo script (l'attore in passato ha firmato già i copioni de L'isola delle coppie e Ti odio, ti lascio, ti…) allo sceneggiatore Jared Stern e a Shawn Levy, suoi compari già in Vicini del terzo tipo (lì Levy era produttore).
Ne viene fuori un incrocio non sempre azzeccato tra un megaspot per la googliness, ovvero la filosofia di etica e lavoro che sta dietro al pantagruelico mostro miliardario del celebre motore di ricerca, e un nuovo, garbato, moderatamente brillante, edificante racconto per ragazzi con star della comicità firmato da Shawn Levy dopo la parentesi del magnifico Real Steel: il regista è come al solito al servizio degli attori, e non perde nemmeno questa occasione per divertirsi con le partecipazioni straordinarie e i cammeo, che anche stavolta diventano quasi l'aspetto più esilarante dell'intero film (sfilano nell'ordine John Goodman, Will Ferrell, Rob Riggle, tutti a briglie sciolte).
Chi ne approfitta maggiormente è Owen Wilson (con Levy già nelle due Notti al Museo), che costruisce per sé una nuova figura di romantico nostalgico, malinconico pierrot fuori tempo massimo, come nella struggente asse Libera uscita – Come lo sai – Midnight in Paris, e regala al film il sussulto più grande quando riesce finalmente a conquistare l'algida e all'apparenza inavvicinabile donna in carriera Rose Byrne (la perfida Helen de Le amiche della sposa).
“Non credevo che mi saresti piaciuto”, confessa lei in coda al primo appuntamento tra i due, invitandolo a salire a casa. “Neanche io credevo che ti sarei piaciuto”, ribatte lui. Non è certo Garry Marshall, ma per una sparuta uscita d'agosto in sale di periferia possiamo anche azzardare un grato sorriso di complicità.
Titolo originale: The Internship
Regia: Shawn Levy
Interpreti: Vince Vaughn, Owen Wilson, Rose Byrne, John Goodman, Josh Brener, Max Minghella, Dylan O'Brien, Tiya Sicar, Tobit Raphael, Josh Gad, Jessica Szohr
Origine: USA, 2013
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 119'