GQ ingloba Pitchfork. La fine di un’era della critica musicale (e non solo)?

L’accorpamento di Pitchfork a GQ sembra segnare un passaggio epocale non soltanto per il sito di cultura musicale, forse per la critica stessa ormai assediata dai social network

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Con una mail inviata al personale il 17 gennaio scorso, Anna Wintour (chief content officer di Condé Nast) ha annunciato l’accorpamento di Pitchfork con GQ. Una decisione che per molti ha un che di funesto. Il celebre sito di critica musicale nasce nel 1996 dal neo-diplomato Ryan Schreiber. Uno spazio critico germinato dal basso, rimasto indipendente fino all’acquisizione da parte di Condè Nast nel 2015. A partire da quella data, molte personalità da sempre centrali nel progetto, dal presidente Chris Kaskie allo storico editor in chief Mark Richardson fino allo stesso Schreiber, hanno lasciato Pitchfork. Con la fusione con GQ e il licenziamento di numerosi dipendenti (si parla di circa la metà) si chiude definitivamente un’era. Solamente per Pitchfork?

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Anzitutto, la storia di Pitchfork ha traiettorie simili a quelle di Vice. Nata come rivista provocatoria e dall’indole punk, Vice è cresciuta fino a diventare un impero mediatico dal valore di 5 miliardi e mezzo, crollato su sé stesso lo scorso anno quando ha dichiarato bancarotta. MySpace è un ulteriore esempio di realtà internettiana nata dal basso, acquisita da una corporation e poi crollata sotto il suo stesso peso. Seguendo le rilevazioni di Axios, non sono mai stati licenziati così tanti lavoratori dell’informazione come nel 2023. Non c’è una risposta univoca sulle ragioni di questa estrema contrazione. Di certo c’è che la velocità del consumo di informazioni sulla rete è aumentata vertiginosamente, la concentrazione degli utenti si assottiglia ed è chiaro quale sia l’unica dimensione che guadagna da tutto ciò: i social network.

 “Diciamocelo. Ora che i dischi li possono ascoltare tutti (gratis, o quasi), che una opinione la possono avere tutti (gratis), e che questa opinione può essere pubblicata su piattaforme con un sacco di traffico (gratis), chi se le fila la stampa musicale? Che senso ha?”. Si chiede Damir Ivic su Soundwall. Nello stesso illuminante articolo, nota come siano gli stessi artisti che incensano la stampa specializzata a parole, mentre nei fatti si affidano sempre di più ai social, sia propri che di altri. Una comunicazione immediata, meno faticosa e sicuramente meno critica. Rimanendo nell’ambito della critica musicale, è esemplare il successo su YouTube di Anthony Fantano con i video del canale theneedledrop. Non parliamo assolutamente di contenuti vuoti, ma non è un caso che esista l’opzione di saltare l’intera recensione di un disco per andare direttamente agli ultimi trenta secondi, dove viene annunciato il voto assegnato all’album.

Se si passa a considerare social network, la situazione si estremizza ancora di più. Non è la qualità, se ci fosse mai stato un modo per quantificarla, ma la ridondanza e la viralità a determinare il successo non solo di singoli pezzi, ma di interi generi (si pensi al successo della shoegaze su TikTok). Evitando invece qualsiasi rischio di lesa maestà grazie alla rinuncia di quasi tutte le istanze critiche e di approfondimento, è il rilancio dei contenuti a fare da padrone sui social. Per esempio, una delle tendenze (già quasi consumatasi) della bolla musicale (ma anche cinematografica) di Instagram è un video che mostra un primo piano con una scritta in sovrimpressione con una scritta del tipo “cinque dischi che non sicuramente non conoscete” o simili. La copertina del disco si impone su uno sfondo che difficilmente sarà collegato a essi, come un percorso a ostacoli su Minecraft o una pista acrobatica su GTA. Non un commento verrà fatto sui dischi in questione, non una spiegazione sulla loro scelta (spesso alquanto scontata). Il punto non è più fornire una riflessione, quanto (nel migliore dei casi) aprire uno spazio perché essa possa avvenire. Pitchfork che tramonta, allora, appare solo un’illusione. La critica è già scesa al di sotto dell’orizzonte. La transizione è avvenuta: da pastori a transistor.

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