Hanno clonato Tyrone, di Juel Taylor

In bilico tra la commedia e la fantascienza distopica, è efficace dal punto di vista del ritmo del racconto ma lo è molto meno quando si tratta di mettere a nudo i sentimenti dei suoi eroi.

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They Cloned Tyrone è un film che assomiglia anche troppo ai suoi personaggi. Infatti, la storia ruota intorno ad un ghetto qualsiasi in cui quasi tutti gli abitanti sono stati costruiti in laboratorio. L’imitazione di uno spazio urbano malfamato è così riuscita perché persino le imperfezioni sono levigate fino al minimo dettaglio. Allo stesso modo, il film di Juel Taylor è una sintesi senza nessuna pecca di molte tendenze del cinema afroamericano. Tuttavia, a differenza dei suoi protagonisti, non arriva mai ad interrogarsi sulla sua vera natura di artefatto. È un prodotto finale che ha pochissimi elementi originali e sa intrattenere il pubblico senza mai sconvolgerlo.

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I riferimenti più evidenti di They Cloned Taylor rimandano ovviamente al cinema di Jordan Peele. L’idea dei cloni imprigionati nei tunnel sotterranei per degli esperimenti di controllo della popolazione proviene in modo sfacciato da Us (2019). La sceneggiatura, scritta dal regista insieme a Tony Rettenmaier, è addirittura più esplicita nella matrice politica della sua missione. L’improbabile trio che scopre la macchinazione abbraccia gli stereotipi della blaxploitation: lo spacciatore, il pappone e la prostituta. I bianchi hanno riempito il quartiere di degrado di proposito per continuare ad agire indisturbati con i loro esperimenti. L’assenza di scelta al di là dei mestieri tradizionali compromette qualsiasi ipotetico progresso sociale.

Il condizionamento del programma governativo si basa sui prodotti di consumo abituali della comunità: il pollo fritto, la crema per stirare i capelli e la musica R&B. Perciò, gli abitanti del distretto chiamato The Glen vivono la stessa giornata senza mai accorgersene. L’eroina parla dei sogni che aveva da bambina e confessa di non essere mai riuscita ad allontanarsi di tre isolati dalla casa in cui era cresciuta. Eppure, un messaggio così diretto non ha mai un impatto analogo nella coscienza dello spettatore. Il film è troppo impegnato a tenere la sua atmosfera in bilico tra la commedia e la fantascienza distopica. Purtroppo, questo sforzo di bilanciamento costa tanto in termini di identificazione e di coinvolgimento.

They Cloned Tyrone cerca sempre la battuta memorabile in un contesto che dovrebbe essere disturbante come un romanzo di Ira Levin. Tuttavia, i dialoghi in slang hanno un sapore ricostruito e le reazioni emotive dei personaggi sono di maniera anche quando scoprono di aver vissuto un’esistenza fasulla. La mano di Juel Taylor è efficace dal punto di vista del ritmo del racconto ma lo è molto meno quando si tratta di mettere a nudo i sentimenti dei suoi eroi. Una mancanza ancora più imperdonabile alla luce del valore del cast e dalla sua sintonia sulla scena. La confessione finale del demiurgo sullo scopo dell’esperimento avrebbe grandi potenzialità ma viene dispersa dall’ansia di risolvere il gran finale.

Il rischio di essere ingenerosi verso They Cloned Tyrone è molto alto. Il film trova un blend soddisfacente e regge la distanza delle due ore senza particolari affanni. L’adattamento contemporaneo ai tempi e alle forme della blaxploitation è azzeccato. Così, ci sono dei momenti in cui Juel Taylor riporta alla mente persino la folle e divertente irriverenza di Three the Hard Way (1974). Alla fine, il giudizio dipende sempre da quanto l’operazione chiede di essere presa sul serio. A ben vedere, la riflessione sui comportamenti indotti della comunità afroamericana potrebbe essere a sua volta un semplice ammiccamento.

Il copione potrebbe avere usato un tema attuale come un ingrediente tra i tanti di un film di successo. Se così fosse, potrebbe essere il primo indizio di un assorbimento della nouvelle vague del cinema nero. Un deja vu indispensabile come Kiefer Sutherland che gigioneggia attraverso tutti i luoghi comuni dello scagnozzo violento e psicopatico. Oppure, come Jamie Foxx vestito in modo sgargiante come un pappone da manuale. I protagonisti riusciranno a liberarsi dalla prigione scenografica del ghetto? Di sicuro, They Cloned Tyrone non ha nessuna intenzione di farli uscire da quella della loro funzione narrativa.

Titolo originale: They Cloned Tyrone
Regia: Juel Taylor

Interpreti: John Boyega, Jamie Foxx, Teyonah Parris, Kiefer Sutherland, David Alan Grier, Tamberla Perry, J. Alphonse Nicholson
Distribuzione: Netflix
Durata: 122’
Origine: USA, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7
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Il voto dei lettori
3 (2 voti)
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