Il giallo del Caravaggio rubato

Dopo anni, sarà finalmente proiettata l’intervista inedita di Massimo D’Anolfi a Monsignor Benedetto, sulle incredibili vicende della Natività di Palermo, quadro rubato dalla mafia nel 1969

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L’incredibile storia del furto del quadro Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, dipinto nel 1609 da Caravaggio, sta per essere svelata al grande pubblico grazie al lavoro di Massimo D’Anolfi, autore pluripremiato, insieme all’inseparabile Martina Parenti, di numerosi film sperimentali e d’archivio, quali I Promessi Sposi (2007), Grandi Speranze (2009), Il Castello (2011), Materia Oscura (2013), L’infinita Fabbrica del Duomo (2015), o la tetralogia Spira Mirabilis (2016) e il cortometraggio Blu (2018), entrambi presentati al Festival del Cinema di Venezia.

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Nel 2001, anno di realizzazione dell’intervista a Monsignor Rocco Benedetto, durante le sue ricerche per un progetto sulle opere d’arte rubate, il documentarista abruzzese è incappato nella bizzarra vicenda: il 18 ottobre 1969 venne trafugata la tela in questione dall’oratorio di San Lorenzo a Palermo, dove era in mostra da oltre trecentocinquant’anni. Qualche mese dopo, il parroco della chiesa venne contattato dalla mafia, autrice del furto, per trattare del riscatto; le lettere anonime furono accompagnate da un pezzetto della tela, a testimonianza dell’effettivo possesso di essa, proprio come era (macabra) usanza fare con alcune parti del corpo nel caso dei sequestri di persona. Nonostante il Monsignor Benedetto avesse esposto denuncia presso la Sovrintendenza alle Belle Arti di Palermo, non riuscì a convincere subito le autorità della pista mafiosa e venne egli stesso indagato come complice dei ladri.

Soltanto molti anni più tardi venne accertato dagli investigatori che il mandante dell’operazione era il boss della cosca mafiosa di Cinisi, Gaetano Badalamenti. Si mormorava, inoltre, che il quadro venisse sfoggiato come dimostrazione di potere e prestigio durante gli incontri dei malavitosi di Cosa Nostra.

L’opera, probabilmente trasferita in Svizzera dopo la morte del boss e forse addirittura qui venduta, non è mai stata ritrovata. Al suo posto nel 2015 è stata collocata una “copia virtuale”, ricreata dalla società Factum Arte tramite scanner 3D all’avanguardia, nel tentativo di colmare, almeno simbolicamente, il vuoto di uno scempio mai punito.

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L’intervista rilasciata a D’Anolfi da Monsignor Benedetto, la cui versione dei fatti è stata confermata dai recenti sviluppi delle indagini, è rimasta a lungo chiusa in un cassetto quale unica e preziosa testimonianza diretta; la sua esistenza è stata rivelata soltanto nel 2018 dall’associazione siciliana Amici dei Musei e il contenuto reso noto da un articolo di Lorenzo Tondo, pubblicato sul The Guardian il 24 settembre 2019.

In occasione del cinquantesimo anniversario del furto l’intervista inedita verrà proiettata il prossimo 15 ottobre al Teatro Biondo di Palermo, durante una settimana di attività culturali a cura dell’associazione Le Vie dei Tesori.

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