La natura dell’amore, di Monia Chokri

L’amore tra dimensione intellettuale e dimensione passionale, in un film con molte idee interessanti, ma anche troppe parole che non lasciano spazio allo spettatore di entrare nel film.

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È possibile conferire all’amore una dimensione esclusivamente intellettuale, come se non fosse comprensibile senza l’aiuto dei grandi filosofi e inspiegabile senza virtuosismi linguistici? Sembra porsi una domanda di questo tipo Monia Chokri, che all’esperienza da attrice (è apparsa tra gli altri in Les amours imaginaires e Laurence Anyways di Xavier Dolan) accosta ormai quella da regista, qui alle prese con La natura dell’amore, suo terzo lungometraggio.

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Sophia è una professoressa universitaria di filosofia che da 10 anni sta con Xavier, anch’egli accademico, con cui vive una relazione convenzionale tra vernissage e conversazioni sull’arte contemporanea. Tutto cambia quando conosce Sylvain, l’uomo che si sta occupando della ristrutturazione della baita della coppia, con cui scopre un coinvolgimento non sul piano culturale, ma su quello sessuale.

 

Monia Chokri, qui anche sceneggiatrice, mostra di avere uno sguardo piuttosto severo nei confronti dei suoi personaggi. In primis la stessa Sophia è una donna incapace di lasciarsi andare del tutto alla passione e, anche quando crede di farlo, in realtà sente la necessità di giustificare intellettualmente la sua scelta, di dare un background razionale al suo desiderio istintivo (in certe scene al punto di esporre le sue tesi anche durante l’atto sessuale). Idealizza del tutto Sylvain e la loro relazione e si vede come una sorta di missionaria alle prese con il tentativo di educare culturalmente il suo amante. Anche quest’ultimo tuttavia risulta ben lontano dallo stereotipico personaggio “umile fuori ma ricco dentro” che si scontra con il mondo borghese. Magari sincero nei sentimenti, alla lunga viene fuori il suo lato più oscuro, tra scatti di violenza e opinioni vicine al populismo MAGA. Non ne esce positivamente però neanche il gruppo di amici accademici di Sophia, che mostrano un forte pregiudizio nei confronti di Sylvain, divertendosi a metterlo in difficoltà quando ce n’è l’occasione. La natura dell’amore diventa allora un racconto di classi sociali diverse che si scontrano, in una sorta di gara al ribasso in cui nessuno ne esce vincitore.

Il film però mostra spesso gli stessi limiti della sua protagonista, risultando troppo verboso, con un numero di parole spropositato ad accompagnare le immagini, non lasciando spazio al pubblico per entrare davvero nel film. Non si ride nelle scene più comiche e non ci si commuove nelle più drammatiche proprio perché c’è la necessità di seguire i dialoghi laddove un momento di silenzio avrebbe giovato a far empatizzare lo spettatore. Tutto ciò rende La natura dell’amore un film molto interessante che però non riesce del tutto a dialogare, nonostante le tantissime parole, con chi lo guarda.

 

Titolo originale: Simple comme Sylvain
Regia: Monia Chokri
Interpreti: Magalie Lépine-Blondeau, Francis-William Rhéaume, Pierre-Yves Cardinal, Monia Chokri, Steve Laplante, Marie-Ginette Guay, Micheline Lanctôt, Guillaume Laurin, Linda Sorgini, Mathieu Baron, Christine Beaulieu, Lubna Playoust, Guy Thauvette, Karelle Tremblay
Distribuzione: Wanted Cinema
Durata: 110’
Origine: Canada, Francia 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.8
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Il voto dei lettori
3.33 (3 voti)
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