La stanza delle meraviglie, di Lisa Azuelos

Lisa Azuelos tenta la strada dell’On The Road avventuroso ma il suo cinema continua a non respirare mai davvero. E allora il meglio a cui può è un apologo sull’amore materno delicato ma insapore.

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Lo dicevamo in tempi non sospetti. Quello di Lisa Azuelos è un cinema appassionato ma nato vecchio, nei temi e nelle tensioni, impegnato costantemente a ricombinare un immaginario concentrato sulle varie sfumature del rapporto madri/figli forse più per il desiderio di non svanire troppo in fretta che per la volontà di raccontare davvero le evoluzioni di questo “contratto sociale”

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Eppure, almeno in un primo momento, La stanza delle meraviglie sembra voler essere il primo scartamento della filmografia della Azuelos. Perché la storia di Thelma, che quando il figlio finisce in coma trova la “lista di cose da fare prima che il mondo finisca” del ragazzo e decide di compiere quelle esperienze al posto suo, convinta che solo così il figlio potrà risvegliarsi, sarebbe potuto essere il centro di uno straordinario film d’avventura a velocità massima, un on the road dal respiro americano. Eppure la regia inizia subito in controtempo, cerca di rimandare il più possibile il momento della partenza e pare molto più affascinata dalla dimensione da melò ospedaliero del film ed in particolare dall’affascinante carattere quasi psicotico di Thelma, costantemente al capezzale del figlio convinta che il ragazzino reagisca ogniqualvolta gli parla della Lista e tuttavia trattata come una folle dagli infermieri. E per certi versi questa deriva quasi allucinatoria del racconto sarebbe stato uno spunto straordinariamente fecondo da assecondare, peccato che il film se ne disamori quasi immediatamente.

La stanza delle meraviglie

Perché forse il sistema percepisce che il centro del racconto è tutto all’esterno, all’infuori degli spazi usuali del cinema della Azuelos. Ma quando la narrazione entra nel vivo il respiro è già cortissimo. Il viaggio di formazione procede a tappe forzate, è troppo veloce, privo di un vero peso drammaturgico e forse non a caso, senza appigli su cui reggersi, la narrazione finisce per girare a vuoto, affascinata da un certo esotismo di maniera (come nella tappa a Tokyo, comunque la meglio costruita del lotto) o da una colonna sonora che pare entrare in gioco giusto in tempo per risolvere senza troppa fatica i passaggi più complessi del viaggio.

Sulla lunga distanza Lisa Azuelos è evidentemente indecisa sullo sguardo con cui raccontare le tappe della rinascita della protagonista. E non si tratta solo di un problema di intrinseca complessità narrativa ma proprio di toni, di scelte di registro. A volte La stanza delle meraviglie pare in effetti rifugiarsi nei territori del melò, ma in quel caso al film manca il grande affondo emotivo, la scena madre su cui far risaltare la bravura di Alexandra Lamy (tra l’altro forse l’elemento più centrato del sistema); in altri sembra invece cercare una dimensione fiabesca, quasi da realismo magico, ma anche in quel caso la regia compie solo raramente (forse solo nella sequenza delle balene) il grande salto avventuroso.

E allora il risultato non può che essere un affettuoso apologo dell’amore materno, che forse solo per una generale leggerezza di fondo e per una (non scontata) cura nella gestione dei comprimari non diventa una rilettura contemporanea dei Lacrima Movie.

Non è forse un caso se la regia fa respirare davvero lo script solo sul finale, quando ormai è al sicuro, con un epilogo forse stantio (il sapore è quello delle comedy anni ’90) ma ritmato, in grado di parlare con la sua voce, di muoversi sulle sue gambe, di far ritrovare a La stanza delle meraviglie quel ritmo che finora gli era mancato. È probabilmente il colpo di reni più efficace assestato dal film fino a quel momento, peccato, certo, che  questo sprint disperato non serva a compattare un sistema che rimane prigioniero della solita coazione a ripetere della Azuelos.

 

Titolo originale: La chambre des merveilles
Regia: Lisa Azuelos
Interpreti: Alexandra Lamy, Muriel Robin, Hugo Questel, Xavier Lacaille, Rafi Pitts, Martine Schambacher, Hiroki Hasegawa, Maria Fernanda Cândido, Eye Haidara
Distribuzione: Notorious Pictures
Durata: 94′
Origine: Francia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
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