Le fate ignoranti – La serie, di Ferzan Özpetek

La serie modernizza il contenuto del film omonimo così da adattarlo ai tempi correnti; peccato però che quella di Özpetek risulti una poetica ridondante e già sorpassata.

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Il nuovo prodotto seriale italiano del momento, distribuito sul piano internazionale da Disney+, nasce dalle spoglie dell’omonimo film del 2001 dello stesso Özpetek, ideato assieme all’abituale co-sceneggiatore e produttore Gianni Romoli. La serie modernizza il contenuto così da adattarlo ai tempi correnti, apportando mutamenti significativi, come anche il cambio di genere dal drammatico al melodramma italiano, ma preservando lo spirito LGBT+ che vent’anni fa l’aveva reso un’opera fresca diventata poi manifesto.
Cambiano gli attori – eccezion fatta per Serra Yilmaz – le atmosfere e le introspezioni, ma trama e proposito rimangono immutati. La serie non è dunque un sequel quanto una nuova trasposizione, sperimentando la resa del film nel format televisivo, il che basta ad alterare totalmente l’opera rispetto a quello cinematografico.
Innanzitutto, come banalmente intuibile, il modello episodico con la sua dilatazione temporale permette di ampliare la narrativa con aggiunte non per forza obsolete, sviluppando le caratterizzazioni dei personaggi primari come quelli secondari, prima lasciati nell’ombra; ma anche ricostruendo tasselli necessari della trama, che hanno reso il racconto più vero grazie alla nuova mole di informazioni che rendono tutto più vivido e lasciano meno all’immaginazione e a quel senso di inquietudine che l’accompagnava – il che, automaticamente, diventa anche un difetto.
Le fate ignoranti – La serie, si rivela dunque una storia molto meno misteriosa e più didascalica, non solo in quanto trasposizione – per cui si perde la sorpresa iniziale che era stata determinante negli anni 2000 – e non solo per l’aggiunta di un narratore onnisciente – Luca Argentero, che da interprete di un personaggio defunto narra di eventi e concetti – ma perché, seppur sembri un prodotto destinato alle nuove generazioni, con tutti i buoni propositi dell’autore, queste fate ignoranti si riconoscono da subito come destinate a un pubblico più attempato, probabilmente lo stesso che già era affezionato al film.

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Al centro della narrazione c’è il rapporto tra Antonia di Cristiana Capotondi (che sostituisce Margherita Buy) e  Michele di Eduardo Scarpetta (al posto di Stefano Accorsi), che entrano in contatto quando lei, rimasta vedova di Massimo, cerca di ricostruire quella che era stata la seconda vita del marito e il suo amore segreto con un altro uomo. Antonia entra così a far parte di un mondo diverso dal suo, in un gruppo di persone più eterogeneo, rappresentato da amici e anche vicini di casa di Michele che, non si sa come, con le loro continue feste in terrazza di quest’ultimo e forse con la loro esuberanza e “calore”, la aiutano a ritrovarsi e imparare a capire l’amore.

Quella di Özpetek è una poetica riconoscibile, con massime esistenziali facilmente capaci di scaldare il suo pubblico più variegato. Tende tuttavia a risultare ridondante: i suoi personaggi, per quanto veri, lo sono a tal punto da diventare stantii, resi reali non tanto dall’avere sfumature più grigie quanto dalla loro banalità, quasi artificiale, rendendoli forse vere e proprie caricature; e costringendo così gli stessi portentosi attori a rimanere prigionieri di quei monologhi e dialoghi spesso artefatti, che oscurano non solo la loro performance ma anche ciò che è attorno a loro: la cura nella scenografia e nella fotografia capaci di generare atmosfere ben ponderate agli ambienti rappresentati.
Viene da chiedersi quanto la serie abbia realmente ampliato le caratterizzazioni, considerando come da queste “fate ignoranti” vengano fuori perlopiù frammenti di un’illusoria “libertà basata sull’esprimere i propri sentimenti senza peli nella lingua”, ma che li fa invece sembrare prigionieri di se stessi e dei loro limiti personali. Non è sufficiente far parte di una minoranza discriminata e urlarlo ad alta voce per risultare automaticamente un personaggio privo di catene. D’altro canto, le tematiche affrontate possono anche essere giuste, non fosse che sono spesso legate a quella superficialità voluta che, piuttosto che alleggerire, finisce con lo stancare, con sguardi che cercano il diverso e lo promuovono ma in fondo mirano al comune, al vicino di casa strambo ma che alla fin fine non ha niente da dire.
Il vero coraggio sarebbe forse stato volgere l’occhio ancor più in profondità in quelle stesse tematiche appena accennate e per di più esposte in modo volutamente frivolo, il che viene confuso erroneamente per sinonimo di leggerezza.
Non è tanto l’estetica del regista ad essere in disuso, né lo è il suo cinema di corpi e sguardi intimi – non troppo lontano da un melodramma all’italiana in cui sguazza più di quanto si voglia ammettere; lo è piuttosto continuo reiterare del suo pensiero fino a renderlo un pensiero qualunque, sorpassato, trito.
Per quanto Le fate ignoranti sia stato un’opera significativa e lucida a livello di intuizione sociale, considerando il periodo in cui venne alla luce, ciò che vuole rimettere in scena non è nulla che non sia facilmente conoscibile e scopribile per il pubblico giovane di oggi, già avvezzo ai social come enciclopedia sui generis e la modernità. Non rimangono pertanto le folgorazioni del film, in un’opera quasi nuova che diventa sì essenziale nella cultura italiana, ma basilare in quella giovanile, che difficilmente sarà attratta da questo manierismo che vuole guardare al futuro ma che è già passato.

Ideatori: Ferzan Özpetek, Gianni Romoli
Regia: Ferzan Özpetek
Interpreti: Cristiana Capotondi, Eduardo Scarpetta, Serra Yılmaz, Ambra Angiolini, Luca Argentero, Anna Ferzetti, Paola Minaccioni, Burak Deniz, Filippo Scicchitano, Edoardo Purgatori, Carla Signoris, Edoardo Siravo
Distribuzione: Star – Disney+
Durata: 50′ circa a episodio
Origine: Italia, 2022

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1.8
Sending
Il voto dei lettori
3.16 (38 voti)
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