L’esorcista del Papa, di Julius Avery

Il regista fa nuovamente dell’horror il giusto campo di riflessione linguistica fondendo l’immaginario videoludico con la tradizione del genere di possessione. Russell Crowe autentico mattatore.

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Il cinema di Avery è un luogo di continua sperimentazione linguistica abilmente celato sotto mentite spoglie. Perchè sono indubbie le capacità del regista australiano di conservare nel suo sguardo il tocco scanzonato tipico di una certa tipologia di horror americano generazionale. L’esorcista del Papa superficialmente sembra pervaso da un demone che già in precedenza si era manifestato nel suo cinema. Ma è proprio qui che Avery non cade nel tranello più evidente da smascherare ma allo stesso tempo più pericoloso da evitare, decidendo di non cavalcare in maniera convenzionale le aspettative implicite del sottogenere della possessione ma facendole proprie per ragionare nuovamente sulla coesione di stili”. Gli scritti di padre Amorth sono terra fertile per un genere che ha ancora intenzione di riscrivere e divertire attraverso la superstizione e la fede, facendo di tutto ciò un ibrido espressivo di pregevole fattura.

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L’esorcista del Papa è ambientato nel 1987 e segue la risoluzione della possessione del piccolo Henry dove lo stesso Amorth arriverà a confrontarsi con i segreti più oscuri del Vaticano. Il personaggio portato sullo schermo da un atipico Russel Crowe rivela perfettamente le caratteristiche principali del classico eroe invischiato con la santità ma spronato a mostrare con la forza iconoclasta la propria natura action, rivelando senza mezze misure la complottistica multiuniversalità dell’attore. Perchè non è assolutamente l’esorcista ad essere interpretato da Crowe bensì è il corpo di quest’ultimo che si ritrova posseduto dalle vesti del primo.

E dalla recente filmografia dell’attore si possono attingere e tracciare le innumerevoli versioni di Crowe all’interno di un multiverso che lo vede in panni sempre differenti ma condizionati dallo stesso identico temperamento. L’ Amorth del film di Avery verosimilmente non si distanzia moltissimo dal Jake Foley di Poker Face e dal Jackson Hailey di The Nice Guys, come non sono così caratterialmente distanti lo Zeus di Thor: Love and Thunder e l’uomo “leggermente” collerico de Il giorno sbagliato. Il Van Helsing aggiornato nel XX secolo che va a sconfiggere il male con una vespetta bianca con sopra appiccicato lo sticker dello stemma della Ferrari, esemplifica l’intenzione dell’operazione congegnata da Sony e da Avery stesso che proprio in Crowe trova il corpo e il mezzo adatto per adempiere ed accrescere la propria idea di fusione e trasversalità videoludica. Se Overlord era la materializzazione cinematografica della campagna zombie di Call of Duty: WWII, L’esorcista del papa si avvicina a Evil Possession, creando una concatenazione di linguaggi ed installazioni perfettamente bilanciati l’uno con l’altro. Perchè è innegabile la costruzione idilliaca che adopera il film sul luogo, sugli spazi,  progressivamente sempre più tendenti ad assumere le sembianze di una casa degli orrori/ escape room dove Amorth e il fido Esquibel devono risolvere il mistero della vecchia abbazia maledetta dal Diavolo per salvare l’umanità da un destino oscuro. E in un universo in cui Franco Nero è diventato il fido alleato Pontefice del buon Russell Crowe ammazza demoni, non si può far altro che tifare incondizionatamente per una loro schiacciante vittoria.

 

 

Titolo originale: The Pope’s Exorcist
Regia: Julius Avery
Interpreti: Russell Crowe, Alex Essoe, Franco Nero, Daniel Zovatto, Paloma Bloyd, Peter DeSouza-Feighoney, Laurel Mardsen, Cornell John, Derek Carroll
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 103′
Origine: USA, UK, Spagna 2023

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
3 (4 voti)
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