Lo sguardo verticale

La 'Science Fiction' ci ha proposto numerose, imponenti visioni dei luoghi in cui abiteremo domani. Tra esse svetta la megalopoli, con le sue complesse architetture protese verso un cielo soffocato da coltri di nere nubi. Un cupo scenario che rappresenta una sfida per chi, come Francis Ford Coppola, vuole rifondare il futuro partendo dal presente.

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Il genere della fantascienza sta per arricchirsi di un nuovo capitolo: il regista di Apocalipse Now è ora impegnato nella lavorazione di Megalopolis, un film che disporrebbe di un budget altissimo (tra i 50 e i 60 milioni di dollari) e che deve la sua genesi ad un evento drammatico: l'attacco terroristico dell'11 settembre 2001. L'abbattimento delle Torri Gemelle avrebbe indotto il famoso cineasta a riformulare un vecchio progetto la cui prima ideazione sembra risalga al lontano 1982. Un'intera città è il discusso protagonista della pellicola, il territorio del futuro, la megalopoli. La Science Fiction ci ha già regalato numerose, imponenti visioni: architetture protese verso l'alto, costruzioni agglomerate, erette l'una sull'altra in un equilibrio che coniuga paradossalmente solidità e precarietà, svettanti a toccare un cielo che troppo spesso appare soffocato da una plumbea coltre di nubi. Un'immagine a volte sbilanciata se non grottesca nel suo cupo pessimismo. Essa rappresenta comunque una previsione, la metafora postmoderna del progresso che supera e si costruisce su sé stesso, a cui si aggiunge altresì la vertigine dell'abisso sottostante, di una terra fondante e lontana, che l'occhio non riesce più a scorgere e di cui ha paura. Città che hanno guadagnato la vetta, ma a caro prezzo e con lo sguardo rivolto alle spalle, verso un basso caotico e fumigante. Si pensi alla buia e caliginosa megalopoli ritratta in Blade Runner di Ridley Scott, oppure si ricordino gli alloggi asettici e asfissianti de Il quinto elemento di Luc Besson: una profezia negativa e da stigmatizzare più che da auspicare, da cui evadere a causa della sua dimensione disumana. Il protagonista è quasi sempre cinico, disincantato e malinconico, quasi un outsider, sebbene riesca infine a riscoprire la vita, l'amore insperato con donne anch'esse non umane e comunque in contrasto con tutto ciò che li circonda. Un'aura negativa avviluppa, avvelena la metropoli del futuro ed i suoi infelici occupanti.


Un simile organismo urbano avrebbe invece dovuto assolvere a compito ben diverso: migliorare la vita dei suoi occupanti, liberare dalle miserie e dalla solitudine. Stando ai rumors, alle indiscrezioni che gravitano intorno al progetto di Coppola, il regista intende capovolgere il cliché pessimista che sinora ha caratterizzato l'argomento. L'epica futurista si incentrerebbe sulla battaglia per la ricostruzione di New York in seguito a disastrosi eventi. La pellicola contrapporrebbe, infatti, al sindaco in carica un ingegnoso architetto animato da una visione eccezionale del futuro, intento non semplicemente a costruire una città di nuova concezione, ma un'idea del mondo incarnata dalla stessa, una riorganizzazione sociale e politica di cui la Megalopoli diviene simbolo e garanzia. Un No radicale alla struttura piramidale che ha collocato i meno abbienti in basso, nella nebbia e nello sporco, capace di integrare e catturare nella visione anche coloro che attualmente occupano già il vertice. Un utopia, appunto, ma proposta come possibile e come ciò che in fondo tutti desiderano realmente, uno scenario sconvolgente cui il sindaco si opporrebbe sostenendo la tradizione e l'ordine precostituito. Il punto di partenza, quindi, non è la città già fondata: è il sogno, il progetto germinato dalla mente dell'uomo, la cui realizzazione non è scontata e racchiude in sé implicazioni di natura politica. L'obiettivo non è quello di erigere una metropoli sul sangue e sui corpi dei poveri da relegare nell'oscurità malsana dei livelli inferiori, poiché è pensata, sognata per raccogliere, integrare, armonizzare. Il desiderio che essa dovrebbe suscitare non è, quindi, la fuga o la rassegnazione ad una condizione alienante. L'atmosfera che la permea si preannuncia tutt'altro che oscura. Non resta che attendere lo sviluppo di una previsione ambiziosa e iconoclasta, da un grande autore del cinema americano.

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