Love Me Like You Hate Me. Margaret Qualley e Shia LaBeouf per Rainsford

Margaret Qualley e Shia LaBeouf sono due amanti nel nuovo video di Rainsford, un cortometraggio che racconta le fasi dell’amore in una coppia in un loop tra passato e presente

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Distribuito su Vimeo il 23 Ottobre, Love Me Like You Hate Me, il cortometraggio che promuove l’ultimo singolo di Rainsford, nome d’arte di Rainey Qualley. Diretto dalla stessa Qualley  il progetto colpisce per il modo in cui va ad intercettare alcune delle questioni più urgenti del linguaggio cinematografico contemporaneo.

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Il video racconta, attraverso uno storytelling tutto giocato sullo split screen, i vari stadi della relazione sentimentale di due amanti, interpretati da Margaret Qualley (sorella di Rainey) e Shia LaBeouf, dall’emozione dell’innamoramento fino alla crisi minata dalle insicurezze, un viaggio sentimentale che si sviluppa anche attraverso una coreografia basata sulla fisicità degli attori, sul contatto tra i corpi nudi, sul gesto.

Fin da subito, si comprende quanto il progetto sia mosso da un’anima inquieta, a metà tra il mainstream di Love Yourself di Justin Bieber e le tendenze artsy di un corto perfetto per una sottosezione del SXSW, nel tentativo di procedere su una via media che, attraverso un linguaggio alto non manchi mai il target pop a cui si rivolge.

Per questo si decide di raccontare una storia universale e paradigmatica coinvolgendo Natasha Braier, DOP di The Neon Demon, che immerge lo spazio in un’atmosfera irreale fatta di tinte calde e squarci acidi e per lo stesso motivo si insegue, a tratti, il linguaggio di prodotti come 9 Songs di Michael Winterbottom, di cui torna la profonda attenzione alla dimensione fisica dei due attori ma soprattutto da cui muove quel prologo tutto giocato sugli ansimi dei due amanti.

Rainey Qualley lavora sul punto di vista, sul modo diverso in cui un uomo ed una donna vivono le medesime fasi della loro relazione ma l’occhio della regia è interessato anche e soprattutto ad un lavoro sul tempo e su come esso agisca all’interno della narrazione.

Non è casuale  che le vicende raccontate dai due riquadri dello split screen, pur riferiti ad un “prima” e ad un “dopo” della relazione, lavorino spesso sulla simultaneità di una stessa azione che avviene nelle due cornici narrative, mostrino come essa inizi nel passato e termini nel presente attraverso un accavallamento dei piani temporali o raccontino situazioni che ricorrono con esiti simili in entrambi i momenti.

Un approccio che gioca con lo spettatore, lo coglie impreparato, spinge sullo straniamento di chi guarda organizzando una narrazione in cui le domande sul “quando” sono colte le vicende a cui assistiamo lasciano spazio al “dove” sono ambientate: è la stessa coppia quella di cui osserviamo prima l’innamoramento e poi la crisi o si tratta di due versioni alternative della stessa coppia, che vivono in due universi paralleli?

Love Me Like You Hate Me presenta una narrazione liquida e modulare per il modo in cui le stesse sequenze possono essere intercambiabili tra loro, un linguaggio che rimanda alla ricorsività del sentimento amoroso, un’entità che scalcia e non vuole finire malgrado la storia tra i due sia arrivata al capolinea ma al contempo non nasconde in alcun modo il tempo presente in cui si muove, attento a sottolineare quella temporalità esplosa centrale nei prodotti audiovisivi odierni e tentando di spingersi fino a quegli universi alternativi che sono un altro punto forte delle narrazioni contemporanee.

In questo senso non si può sottovalutare quanto le sequenze iniziali, che introducono il flashback su cui regge il video, tornino sul finale, chiudendo la narrazione ma forse prefigurando anche quel loop che è una delle unità linguistiche e contenutistiche centrali di moltissimi prodotti audiovisivi che popolano l’intrattenimento di massa.

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