"Mi fido di te", di Massimo Venier

Cinema perfettamente addomesticato, senza sbavature e imprecisioni, che corre via liscio, agilissimo, senza intoppi. Un racconto che consola e rassicura, calibrato al millimetro sul gusto di chi va al cinema per divertirsi ma neanche troppo, un film che non strappa risate ma stira sorrisi placidi e appagati

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

E' un film che scorre fuori dai binari di certo cinema comico, lontano dalle pigrizie di un genere sempre più abituato, negli ultimi anni, a considerare il grande schermo un appetitoso territorio di conquista per facce e tormentoni provenienti dai palcoscenici del cabaret televisivo.
Una leggerezza che Venier si è probabilmente concesso soltanto con il suo primo film – quel campione di incassi che fu Tre uomini ed una gamba – optando in seguito per la trasposizione degli skatch dentro un quadro narrativamente più corposo e complesso.
Il regista piemontese è andato via via a sciogliere la compattezza della scenetta comica dentro progetti filmici più ambiziosi, costruiti per essere altro che un semplice collante tra le gags: la macchina-film allestita da Venier non si prostra più al carisma degli attori ed ai loro siparietti e comincia a muoversi autonomamente verso i territori della commedia d'autore.
In Mi fido di te è la forte intesa dialogica tra i due ottimi protagonisti – vero pezzo forte delle performance catodiche del duo comico – ad essere abilmente contenuta e messa al servizio della vicenda: così se pure resiste la traccia di una struttura ad episodi che esalti i singoli micro-plot di coppia, il film presenta un racconto tuttosommato compiuto e coerente.
Inoltre, rispetto alle ultime produzioni con AldoGiovannieGiacomo,  il regista accentua appena le digressioni sociologiche sottotesto, riuscendo comunque a scansare le insidie dell'affresco pessimista e le velleità da commedia civile accigliata.
E' invece un cinema perfettamente addomesticato, senza sbavature e imprecisioni, che corre via liscio, agilissimo, senza intoppi. Un racconto che consola e rassicura, calibrato al millimetro sul gusto di chi va al cinema per divertirsi ma neanche troppo, un film che non strappa risate ma stira sorrisi placidi e appagati.
Il racconto assume apertamente la forma dell'allegro apologo morale, delineando un circuito narrativo che conduce i protagonisti dall'iniziale condizione disperata e di facile immedesimazione verso un divertente e truffaldino deragliamento fatto di imbrogli geniali e fantasiose disonestà  – la parte probabilmente più riuscita del film, ma anche quella che sembra riproporre gli schemi di una comicità televisiva già logora – fino al pensoso e balsamico pentimento finale ed al loro conseguente riallinearsi alle logiche di un'apologia conformista che celebra vite normali e sogni modesti.
Nel complesso un buon prodotto, orgogliosamente medio, pensato per un pubblico che, davanti allo schermo, assiste compiaciuto alla pavida deformazione parodistica della propria esistenza: un'operazione che più che un compito di smascheramento e catarsi ha la morbida consistenza di una pacca sulla spalla.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

 


Regia: Massimo Venier


Interpreti: Alessandro Besentini, Francesco Villa, Maddalena Maggi, Lucia Ocone


Distribuzione: Medusa


Durata: 100'


Origine: Italia, 2006

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array