Oltre il confine, di Alessandro Valenti

Un’opera modesta che affronta tematiche molto complesse dal punto di vista di due bambini africani. Tra il dramma e la fiaba, il film manca di ritmo e spessore narrativo. Da oggi al cinema

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Oltre il confine racconta la storia universale di un viaggio tra due mondi molto diversi, l’Africa e l’Italia. Dopo aver assistito alla morte della loro madre, due bambini di nome Bekisisa e Eno decidono di esaudire l’ultimo desiderio materno: tornare in Italia per raggiungere lo zio a Roma. Si tratta di un ritorno perchè in passato sono già stati cacciati dal nostro paese in quanto immigrati irregolari. Il regista decide in maniera intelligente di mostrare solo brevemente il viaggio nel deserto e saltare completamente la traversata in mare. In questo modo si riesce ad evitare l’approssimazione dovuta ai pochi mezzi e, soprattutto, il pericolo della facile retorica del dramma in mare. Il film entra nel vivo allo sbarco in Italia quando i due protagonisti si trovano a far parte di una comunità di “bimbi sperduti”, ovvero figli di nessuno e autogovernati. Questo non è un paese per bambini e se ne accorgeranno presto, ma lo spirito materno sarà pronto ad aiutarli.

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Alessandro Valenti, regista e autore della sceneggiatura, imposta il racconto tra il dramma e la fiaba, in bilico costante tra l’aspetto realistico e quello fantastico. Il punto di vista è quello di un bambino, per questo motivo il filtro fiabesco potrebbe essere la scelta migliore, ma il rischio è quello di perdere di intensità e aderenza alla tematica. Eno ha solo sei anni ed è ossessionato dalla maglia di Sadio Mané, tra i più forti calciatori africani di tutti i tempi. Bekisisa è più matura, quasi una donna, ha il potere di incantare gli animali col solo uso della voce. Il suo rapporto con la madre defunta, con cui riesce a parlare abbracciando gli alberi, è il vero fulcro emotivo dell’intero film. Con Oltre il confine, Valenti ci riconduce ad un’atmosfera ancestrale dove è presente un rapporto primordiale con la natura e gli animali, un luogo comune abbastanza diffuso nella visione occidentale del popolo africano. In ogni caso è affascinante il modo in cui il regista restituisce visivamente questo legame, sostituendo spesso il punto di vista con inquadrature in soggettiva del volo delle api. Lo spirito materno diventa a tutti gli effetti un personaggio del film, come un angelo custode che protegge i propri figli dai pericoli del mondo. Non a caso l’unico altro personaggio positivo e adulto del film è una donna apicoltrice, interpretata da Iaia Forte, una sorta di fatina dai capelli biondi e dal forte istinto materno. L’uomo cattivo è Nicola Rignanese, un bruto che imprigiona e punisce i ragazzi che avevano osato vivere in sintonia al di fuori dell’ordine costituito. L’antagonista sarà sconfitto con una sequenza fin troppo ambiziosa per i modesti mezzi a disposizione del film. In questi casi sarebbe più opportuno semplificare e non esagerare, un po’ come per la scelta di evitare di mostrare la traversata del Mediterraneo.

Oltre il confine è un film piccolo che affronta tematiche molto complesse dal punto di vista di due bambini. Utilizza il tono fiabesco per raccontare una condizione drammatica senza appesantire il film, ma ci riesce solo in parte. Il ritmo è blando e le scene sono perlopiù slegate tra loro senza una vera unità narrativa. Non conquista mai lo spettatore, ma prova comunque a restituire con onestà quello che è il vero dramma della nostra epoca.

Regia: Alessandro Valenti
Interpreti: Iaia Forte, Mama Fatou Mbaye, Fallou Mbaye, Nicola Rignanese
Distribuzione: 102 Distribution
Durata: 90′
Origine: Italia, Francia, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.3
Sending
Il voto dei lettori
3 (3 voti)
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