#PesaroFF59 – “Se non ci fosse stato Borotalco, avrei fatto altro”. Incontro con Carlo Verdone

In occasione della proiezione di uno dei suoi film più famosi, il regista e attore romano ci spiega perché è stato determinante per la sua carriera. E poi rende un omaggio affettuoso a Francesco Nuti

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Già mezz’ora prima dell’evento, Piazza del Popolo è gremita per l’arrivo di Carlo Verdone, al centro di un incontro moderato dal Direttore Artistico del festival Pedro Armocida e da Barbara Sorrentini. Ammette che è la prima volta che viene a Pesaro e promette di tornarci l’anno prossimo perché per il 2024 è stata proclamata Capitale Italiana della Cultura. Il regista e attore romano è venuto al festival per presentare uno dei suoi maggiori successi, Borotalco, a 41 anni dall’uscita in sala e suo terzo film dietro la macchina da presa.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

“Se non ci fosse stato Borotalco e avesse avuto il successo che ha avuto – ammette Verdone – non staremo qui a parlare. I produttori, dopo Bianco, Rosso e Verdone, si erano allontanati. Erano spariti tutti, compreso Sergio Leone. Mia moglie, che mi vedeva tutto il giorno a casa, mi chiedeva: ‘Ma non lavori oggi?’. Pensavo che la mia carriera fosse finita. Dopo un po’ tornava a squillare miracolosamente il telefono. Era il mio agente che mi diceva che c’era Cecchi Gori che voleva fare un film con me ma non con i personaggi a episodi. Così con Enrico Oldoini, in 11 mesi abbiamo scritto Borotalco. Poi l’illuminazione: facciamo una storia d’amore su due mitomani che i possa rappresentare la musica degli anni ’80 attraverso la commedia degli equivoci. Enrico voleva dare la parte di Infanti a Gassman. E poi il film è anche un omaggio a Lucio Dalla che proprio in quel decennio è esploso. È stato un film faticosissimo perché non c’erano tanti giorni a disposizione per le riprese, ma avevamo tanta energia. Alla fine è venuto un bel mosaico e mi ha fatto capire che ero un attore che ce poteva fare da solo senza fare i personaggi. Gli anni ’80 hanno portato un po’ di ottimismo. E penso che Borotalco sia un po’ portavoce di questo ottimismo”.

Parla poi del suo rapporto privilegiato con le attrici: “Ho sempre stimato di più le donne perché sono più forti. L’uomo oggi è molto infantile, ci sono alcuni che a 36 anni stanno ancora a casa e si fanno cucinare la cotoletta dalla madre. Ecco perché in Borotalco il personaggio di Eleonora Giorgi è molto più dinamica di me. Ed è cambiata la sua figura rispetto al cinema degli anni ’60 dove venivano quasi sempre rimorchiate da Gassmann, Sordi e Tognazzi. Invece io e Troisi abbiamo fatto spesso la parte degli imbranati. Io sul set voglio essere messo in difficoltà. E chi meglio di loro c’è riuscito. Vorrei essere ricordato come il regista che amava le sue attrici”.

Sul rapporto con Alberto Sordi: “Mi ha fatto amare la commedia italiana. Lui mi ha voluto veramente voluto bene e io a lui. Quando tornava a casa sua, era un uomo molto austero così come lo era casa sua. Era molto geloso della sua privacy. In In viaggio con papà pensavo che mi avesse tagliato delle scene. Invece non solo non l’ho ha fatto, ma le parti che ha tolto erano sue. Era venuto a trovare mia madre prima che morisse e nel 1986, in una cena organizzata per la nascita di mia figlia Giulia, mi ha regalato in orchidea che ancora oggi è viva”.

 

In Borotalco c’è anche una breve apparizione di Moana Pozzi: “C’era una ragazza che affittava a Trastevere una casa per essere trasformata in set cinematografici. Ci serviva per un paio di settimane. Mancava però una stanza. In realtà c’era, ma era occupata da una sua amica che dormiva fino all’una di pomeriggio. Chiediamo di poterla vedere. Così bussiamo e c’era Moana Pozzi tutta nuda. Allora poi ho detto: “Mi pare che la stanza va bene”. E poi mi chiedevo: ‘Ma non ci può essere un ruolo per lei? E non c’era’. Una sera poi ero andato a cena a casa di Troisi e c’era anche Moana pozzi. ‘Ci rivediamo’ le ho detto io. E lei: ‘Si, ma stasera sono vestita”. Alla fine le abbiamo trovato una particina.

Il padre Mario è stato determinante nella sua formazione: “È stato il primo professore di storia e critica del film. E mi ha dato un grande consiglio: di mettere sempre la poesia nei miei film”.

C’è poi lo spazio per l’omaggio a Francesco Nuti, scomparso il 12 giugno scorso: “Nessuna emittente Tv ha trasmesso un film di Francesco Nuti. Siamo nati insieme a Non Stop. Ha fatto dei film importanti. Io lui e Troisi – Benigni non so fino a che punto – eravamo definiti come i nuovi comici e abbiamo fatto chiudere i cinema a luci rosse. Lo avrò sempre nel cuore”.

Infine, sui prossimi progetti: “Ho terminato la seconda stagione di Vita da Carlo che uscita su Paramount dopo l’estate”.

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array