Polvere, di Antonio Romagnoli
Dall’omonimo spettacolo teatrale di Saverio La Ruina, un adattamento statico che non inventa nulla e rischia di disperdere quello stato di crescente tensione malgrado la bravura degli attori
La fisicità esplode in uno schiaffo ma sono le parole che creano una sotterranea e opprimente violenza psicologica in Polvere, adattamento cinematografico dell’omonimo spettacolo teatrale del 2015 diretto da Saverio La Ruina, per il quale ha ricevuto due Premi Enriquez per la drammaturgia e come migliore attore, il Premio Lo Straniero e il Premio Annibale Ruccello per la drammaturgia. Ed è lo stesso La Ruina che ha scritto la sceneggiatura e ha interpretato il ruolo del protagonista accanto a Roberta Mattei. Al centro della storia solo due personaggi. Un uomo e una donna. Si conoscono e iniziano una relazione. All’inizio le richieste dell’uomo sono solo un po’ invadenti. “Perché non mi hai presentato ai tuoi amici?”. Ben presto però la loro relazione diventa un incubo. Lui la interroga su ogni minima cosa, anche la più insignificante. Poi diventa ossessivo. Riapre dolorose cicatrici del suo passato ed è geloso di tutto, mentre lei non riesce a ribellarsi.
Dalla strada alla casa. Inizialmente i due protagonisti passeggiano di notte e poi si siedono in una panchina. Le tonalità scure già evidenziano quelle zone d’ombra che diventano ancora più ricorrenti negli interni. Parole scarne ed essenziali, che però tagliano come una lama. “Hai spostato una sedia?”. “Come mai non è suonata la sveglia?”. L’uomo ripete le parole della donna per incalzarla, la scopre mentre sta fumando in terrazzo, la umilia, la mortifica, attraverso un processo di progressivo annullamento della . Di loro si sa poco. Lui è un fotografo che ha pubblicato un servizio sulle donne indiane uscito su “L’Espresso”. Lei ha avuto un lutto e un trauma alle spalle.
Polvere è teatro portato al cinema. Ma resta teatro. Gioca sul sicuro soprattutto attraverso l’ormai consolidata sicurezza col testo di La Ruina, notevole interprete che tra i vari riconoscimenti ha vinto con all’attivo due Premi UBU come miglior attore (Dissonorata e Italianesi), due Premi UBU per il miglior testo italiano (Dissonorata e La Borto). E anche la prova di Roberta Mattei è all’altezza. Ma il film non inventa nulla rispetto allo spettacolo e si limita a riprodurre quello stato di crescente tensione che in una messinscena così statica rischia di disperdersi. Forse era meglio limitarsi a filmare Polvere sul palcoscenico.
Regia: Antonio Romagnoli
Interpreti: Saverio La Ruina, Roberta Mattei
Distribuzione: Il Varco
Durata: 75′
Origine: Italia, 2020
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
Il voto al film è a cura di Simone Emiliani