SAN SEBASTIAN 55 – Cronaca di morte, " Battle for Haditha"

battle for hadithaIn concorso al 55° Festival di San Sebastian, Nick Broomfield continua a percorrere la strada intrapresa con Ghosts ed intreccia la finzione drammatica con l’immediatezza formale dello stile documentaristico per raccontare la guerra in Iraq e in particolare la strage di Haditha. Una visione secca e scarna, dove le immagini sporche, quasi rubate, si sostituiscono e si confondono con la realtà, rafforzando quel senso di verità ricercato da Broomfield anche attraverso la scelta di affidare i ruoli non ad attori, ma a veri marines e ad iracheni che hanno vissuto la guerra.

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battle for hadithaSi è aperta il 20 settembre, con la proiezione di Eastern Promises di David Cronenberg, la 55° edizione del Festival di San Sebastian. La Selezione Ufficiale è, come di consueto, affiancata da Horizontes Latinos, uno sguardo aperto sulla cinematografia latino-americana e da Zabaltegi, lo spazio libero diviso in tre sezioni, le “perle” dagli altri festival, le pellicole di nuovi registi e le proiezioni speciali. Tre le retrospettive: Henry King, Philippe Garrel e Fiebre Helada, una rassegna sul cinema scandinavo contemporaneo. Infine, i due omaggi a Richard Gere e a Liv Ullman.

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In concorso al 55° Festival di San Sebastian, Nick Broomfield continua a percorrere la strada intrapresa con Ghosts ed intreccia la finzione drammatica con l’immediatezza formale dello stile documentaristico per raccontare la guerra in Iraq e in particolare la strage del 19 novembre 2005, quando ad Haditha, dopo un’esplosione che causò la morte di un caporale dei marines, vennero uccisi arbitrariamente 24 tra uomini, donne e bambini, tutti civili iracheni. Battle for Haditha è un triplice viaggio attraverso il volto dimenticato della guerra, un volto seppellito dal soffocante affollamento di immagini di morte che spogliano la morte stessa della sua umanità. Per restituire la complessità e la consistenza di questo volto Nick Broomfield, senza mai cercare di giudicare una realtà in cui i concetti di innocenza e di colpevolezza finiscono per perdere il loro significato, insegue e pedina meticolosamente nella loro quotidianità, durante le 24 ore precedenti al massacro di Haditha, il plotone dei marines responsabile della strage, una comune famiglia di iracheni, sterminata poi nel massacro e i due ribelli fautori dell’esplosione precedente alla strage. In una visione secca e scarna, dove le immagini sporche, quasi rubate, si sostituiscono e si confondono con la realtà, rafforzando quel senso di verità ricercato da Broomfield anche attraverso la scelta di affidare i ruoli non ad attori, ma a veri marines e ad iracheni che hanno vissuto la guerra, Battle for Haditha racconta tre universi tanto distanti ed opposti, eppure così simili in ciò che comunicano, un senso disperato di spaesamento, di abbandono. La realtà dei marines è quella di un gruppo di ragazzi inesperti e poco più che maggiorenni, che s’illudono di poter fuggire alla morte che li circonda e che li ha già annientati, controllando e violentando la vita dell’altro, che tentano di trovare un’identità nell’odio per il diverso, sono ragazzi senza più speranza che s’immergono acriticamente nella guerra, cercando in essa una via di fuga dalla coscienza del proprio fallimento. La realtà della popolazione irachena assume non solo il volto dei due ribelli, uomini che si sono arresi alla loro disperazione, e che spogliati di tutto, anche del proprio orgoglio e della propria dignità, vengono sedotti dall’immaginario, promesso dai militanti di Al Qaeda, fatto di coesione, di libertà e di vendetta contro l’invasore americano, ma anche quello della famiglia di Hiba, che tenta ostinatamente di riappropriarsi della propria normalità, ma che in realtà ha smesso di sperare e si accontenta di vivere cercando di non guardare e di non sentire, stretta nella morsa della violenza arbitraria dell’occupazione americana e delle minacce dei ribelli.

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