Spider-Man Across the Spider-Verse: la cameretta di Miles, l’identità del super-eroe

La camera del nostro eroe diventa uno dei tanti universi rappresentati, per certi versi il più importante, perché rappresenta il carattere identitario di Miles, costruendone la personalità

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Nell’infinita costellazione di universi percorsi all’interno dell’abbagliante visione di Spider-Man Across the Spider-Verse, ce n’è uno che probabilmente ci è sfuggito in tutta la sua semplicità.

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La cameretta, o meglio, le camerette di Miles Morales, forse, non hanno le grandiose dimensioni spaziali o il caos stratificato degli altri universi rappresentati. Eppure, mai come in questa nuova saga di Spider-man, la camera (parliamone al singolare per nostra comodità) del nostro eroe acquista una dimensione connotativa che definisce i caratteri del protagonista: i modelli, le passioni ma non solo.

La cameretta per Miles diventa, a tutti gli effetti, il luogo fondamentale per un processo di autocritica, di riflessione, fonte d’origine da cui partire alla volta di nuovi universi. Effettivamente, si tratta di un luogo sicuro dove il nostro giovane protagonista si sente protetto, libero di esprimere se stesso. In questo senso, la prima volta che facciamo la conoscenza di Miles Morales nel capostipite della saga, Un nuovo universo, vediamo il giovane protagonista seduto alla sua scrivania, impegnato nel realizzare una tag, mentre ascolta dalle cuffie il singolo Sunflowers di Swae Lee e Post Malone. Ci viene presentato così il nostro nuovo eroe, in un momento di “vibing” nella sua cameretta. Questa, sembra dirci il film, è l’effettiva dimensione del nostro uomo-ragno.

Uomo-ragno che in questa nuova variante animata è ancor meno “uomo-eroe” dei suoi illustri predecessori e sempre più ragazzino desideroso di crescere ma, allo stesso tempo, ancorato al suo essere un teenager come tutti gli altri. Ecco che il supereroe, o chi fino ad oggi abbiamo imparato a conoscere in quanto tale, ci mostra chiaramente all’interno delle sue camere (una a casa e un’altra nell’istituto scolastico) quelli che sono i suoi di supereroi-modello: nel primo capitolo vediamo con insistenza una stampa di Chance the Rapper, mentre in Spider-Man Across the Spider-Verse sopra il letto troviamo il poster di A$AP Rocky. Entrambe le star rappresentano più compiutamente quel nuovo mondo di riferimento nella saga di Spider-man rappresentato dalla cultura hip-hop, anche e soprattutto attraverso la colonna sonora a cui hanno partecipato artisti come Post Malone, Swae Lee, Lil Wayne, Offset.

Infine, più nascosto, quasi impercettibile, si riesce a intravedere anche il poster del grande calciatore coreano, in forza al Tottenham, Heung Min Son, personaggio già da tempo legato allo Spider-Verse grazie alle sue esultanze che mimano il gesto della ragnatela ma anche grazie alla sua amicizia con Tom Holland, l’attuale Spider-Man dell’universo live action.

Insomma, da grandi poteri derivano grandi responsabilità, ma la saga di Phil Lord e Chris Miller ragiona non tanto sulla presa di coscienza delle responsabilità dell’eroe, quanto sul lungo e faticoso processo che porta un ragazzino come tanti altri, con i suoi modelli di riferimento, le sue debolezze e i suoi punti interrogativi sulla vita, a questa consapevolezza. Ed ecco che la camera di Miles si legittima non solo come rifugio o “comfort zone”. Da grembo materno diventa il punto di partenza nella riflessione personale del protagonista, nella messa in discussione di se stesso, necessaria ad arrivare ad una consapevolezza dei propri mezzi. Più volte all’interno della cameretta, durante i due capitoli della saga d’animazione, vediamo Miles riflettere su stesso, procedere a tentoni in cerca di risposte su chi vuole diventare, dove vuole spostarsi. La meta, o semplicemente il prossimo passo da compiere, si trova altrove, fuori dalle finestre, oltre le mura della sua stanza.

Miles, wanna get out of here?”

Gwen lo chiede esplicitamente a Miles prima di accompagnarlo verso una nuova avventura attraverso il portale, le cui fattezze riprendono quelle di un infinito “cordone ombelicale” che congiunge i concretamente gli infiniti universi di senso, disponibili ai nostri occhi e a quelli di Miles. La camera del nostro eroe è uno di quegli universi, per certi versi il più importante, perché rappresenta il carattere identitario di Miles, la costruzione della sua personalità. E non è un caso che la presa di coscienza di non trovarsi nel proprio universo e il corrispettivo straniamento che colpisce il protagonista nel finale del secondo capitolo, arrivi proprio all’interno della sua (non) cameretta. La crisi dell’eroe, infatti, parte dalla messa in discussione di ciò che lo identifica e dalla corrispondente frantumazione dell’Io. Ecco, l’idea che esista un’ulteriore versione di Miles Morales (non a caso diventata un villain), all’interno di un’altra vita, in un altro mondo, in un’altra casa, in un’altra cameretta, con un’altra madre, un altro padre, rappresenta una delle prove più dure che Spider-man abbia mai affrontato, nonché una fondamentale riflessione sul concetto di identità (mai così tanto scomposta e frammentata) del super-eroe contemporaneo.

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