Terra e libertà, di Ken Loach

Opera conflittuale e stratificata, fedele alla poetica sociale del suo autore, dove il romanticismo politico convive con l’incomunicabilità ideologica di una guerra fratricida. Raiplay

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Irrompe la morte, all’improvviso; irrompe fin dai primi secondi. Quasi a voler indicare la strada; a suggerire, sommessamente, una delle grandi protagoniste del racconto. Irrompe all’improvviso, nel balenare di una dissolvenza. Ma la scomparsa di David Carr, colpito da un attacco di cuore nel salotto della sua casa di Liverpool, è una morte in antitesi; filosoficamente distante da una vita che, affidata all’inchiostro di ormai logore missive di guerra, riemerge dal passato come spettro, immagine fantasmatica riletta e rianimata attraverso gli occhi della nipote.

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Terra e libertà (1995) è un’opera di antonimi. Immersa nella Storia e forgiata dalla guerra; conflittuale su più livelli e narrativamente stratificata.
Sullo sfondo della guerra civile spagnola del 1936, Ken Loach tratteggia la sorte di David (Ian Hart), volontario britannico iscritto al Partito Comunista, arruolatosi per combattere contro il regime dittatoriale del generale Francisco Franco. Il suo viaggio, diviso tra le milizie del POUM (Partido Obrero de Unificación Marxista) e le unità delle Brigate Internazionali, vive delle grandi contraddizioni politico-ideologiche dello scontro armato; illuminato – e complicato – dall’amore per l’anarchica catalana Blanca (Rosana Pastor) e dal mutevole riorganizzarsi delle forze in gioco.
Legato anima e corpo alla poetica sociale del suo autore, Terra e libertà respira ed esalta il grido degli ultimi; fissa il proprio sguardo, lo immerge nell’orrore del conflitto iberico e ne contamina le prospettive, elevandosi a più riprese a paradigma fisico e teorico di lotta di classe universale. I corpi, non le idee, sono però i veri cardini del cinema del regista; e i corpi di Loach sono qui espressione dell’ideale che si realizza, diviene oggetto-immagine, si fa “a misura d’uomo”. Corpi che imbracciano il fucile per scendere sul campo di battaglia, che affrontano fango e sangue nemico, vigliaccheria fascista e intimi dubbi; fino a sciogliere lacrime e dolore in un commosso e partecipato canto popolare di liberazione; ne la dirompente La Internacionàl che riporta in vita la marsigliese di Casablanca.
Sceglie di sporcarsi Ken Loach, di macchiarsi con quella terra che è protagonista autentica della storia (e della Storia); la terra che ricopre i cadaveri dei caduti e affoga ogni barlume di sentimentalismo politico; la terra che rafforza o distrugge legami, squarcia lo spazio-tempo e scatena lotte intestine sui pro e contro della collettivizzazione, sul significato della rivolta e del compromesso – mutilante sentiero di resa (?). Procede per spaccature il regista britannico, fotografando il progressivo disunirsi della compagine antifascista e inquadrandone le fragilità; e facendosi privilegiato interprete di un cameratismo “babelico” sfigurato dall’incomunicabilità ideologica della guerra fratricida – dove compagni sparano contro altri compagni.
Terrà e libertà affonda il coltello nello smarrimento esistenziale dei suoi personaggi, ne smaschera il turbamento e la disillusioneMa lo spaesamento di David, culminante nella plateale lacerazione della tessera del Partito, non è che un indugio lungo un percorso di auto-discernimento. Al termine del quale l’ideale persiste e resiste persino alla morte; veicolando, attraverso l’atto di sepoltura, un insperato quanto romantico ricongiungimento.
Dalla terra, per la terra, nella terra. Il pugno chiuso levato a sfiorare il cielo. ¡No pasarán!
Titolo originale: Land and Freedom
Regia: Ken Loach
Interpreti: Ian Hart, Rosana Pastor, Icíar Bollaín, Tom Gilroy, Frédéric Pierrot, Emili Samper, Ricard Arilla, Suzanne Maddock, Eoin McCarthy
Durata: 109′
Origine: UK, Spagna, Germania, Italia, francia, USA 1995
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8
Sending
Il voto dei lettori
4 (3 voti)
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