Un amor, di Isabel Coixet

La regista catalana dirige un melò rurale dove le tensioni di un piccolo paesino convergono nel corpo della protagonista. Con l’ottima interpretazione di Laia Costa. Concorso Progressive Cinema

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Natalie (Laia Costa) fa la traduttrice simultanea e ogni giorno si trova a tradurre le storie tragiche di donne che chiedono asilo politico. Essere la voce di quei racconti le provoca un esaurimento nervoso, così decide di mollare tutto e trasferirsi in un piccolo paesino della campagna spagnola. Sin dal suo arrivo, la donna si trova ad affrontare una serie di situazioni spiacevoli, prima fra queste una casa che sta crollando a pezzi, il cui burbero proprietario non vuole riparare. Il vicinato è ostile e sospettoso, i maschi, in generale, corteggiatori e predatori, sempre con in mente un secondo fine. Come Andreas (Hovik Keuchkerian), il vicino grosso come una montagna che si offre di ripararle il tetto in cambio di un favore. Nat, in compagnia di un cane ermafrodita con un passato di maltrattamenti, si trova a dover resistere in un ambiente chiuso che dietro le apparenze cela atteggiamenti violenti e manipolatori.

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Tratto dall’omonimo romanzo di Sara Mesa, Un amor di Isabel Coixet è un racconto di grande intensità dove le tensioni psicologiche tra i protagonisti sono il fulcro della storia e convergono inevitabilmente nell’interpretazione potente di Laia Costa. La sua Natalie è una donna ferita, in crisi totale, trasferita in un luogo che nella sua concezione da borghese è “puro” e quindi adatto per disintossicarsi da tutto l’orrore che ha dovuto ascoltare e ripetere nel suo lavoro da traduttrice. Il paese non è affatto come lo immaginava, le persone non sono innocenti e accoglienti, almeno non tutte, sono perlopiù sospettose e maliziose, sempre pronte ad approfittare di lei. L’unica persona con cui riesce ad avere delle conversazioni reali e piacevoli è paradossalmente un’anziana signora affetta da demenza. Con nessuno però stabilisce un vero rapporto di amicizia, a poco a poco tutti la allontanano, un po’ come il suo cane cacciato via dai suoi simili e temuto dagli abitanti del paese.

Tra tutti gli uomini che tentano di approcciarla, Natalie si aggrappa al “tedesco”, una montagna d’uomo silenziosa e dai modi burberi. La donna tenta di trasformare in amore sincero quello che sembra essere semplice attrazione animale. Laia Costa si aggira nel grigiore claustrofobico della sua abitazione come una randagia sola e fragile. Il tedesco, interpretato dal colossale Hovik Keuchkerian, è un uomo freddo, calcolatore, il quale utilizza poche parole con cui esprime tutto ciò che deve in un’evoluzione imprevedibile che svela persino un’inaspettata insicurezza. In quell’uomo-animale che lavora la terra con le proprie mani e la possiede in modo selvaggio, Natalie cerca le stesse sensazioni che si aspettava di trovare nel mondo rurale, ma la realtà è molto diversa. In questo senso il film ricorda alcuni aspetti di As Bestas di Rodrigo Sorogoyen, di certo un film di maggior tensione ma con un rapporto di incontro-scontro tra locale e estraneo non molto diverso.

 

Un amor è un continuo di sensazioni contrastanti che mette in dubbio gli atteggiamenti della protagonista senza mai giudicare, ma instillando lentamente il dubbio nella mente dello spettatore. L’evoluzione di Natalie è piuttosto sottile e complessa, da donna ferita a borghese viziata, e ancora da vittima di violenze ad amante ossessiva e possessiva. Quanto è disposta a subire prima di iniziare davvero a mordere?

Isabel Coixet mette in scena un racconto freddo che non riesce sempre a veicolare le proprie intenzioni, soprattutto nei momenti in cui si allenta il ritmo e cala la tensione. Nonostante questo, Un amor è un film dalla grande profondità psicologica che si avvale delle interpretazioni di Laia Costa e Hovik Keuchkerian, quest’ultimo vincitore del premio per la migliore interpretazione non protagonista al Festival di San Sebastián.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
4.5 (2 voti)
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