#Venezia76 – Wasp Network: lo sguardo di Assayas sul mondo

Olivier Assayas torna a #Venezia76. con Wasp Network, adattando sul grande schermo un’altra storia del mondo del terrorismo e dello spionaggio, realmente accaduta.

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Dopo aver esaminato i drammi personali dell’individuo, aver messo alla prova se stesso con il cinema documentario, essersi addentrato nel metacinema e scritto un importante biopic, Olivier Assayas (Personal Shopper, Sils Maria) torna in Concorso a Venezia 76 con Wasp Network. Ad un solo anno di distanza da Doubles Vies, in concorso a Venezia 75, e ben 7 anni dopo Qualcosa nell’aria, premiato per la migliore sceneggiatura a Venezia 69, Assayas cambia ancora una volta genere cinematografico, ripercorrendo però una via conosciuta, già sperimentata più volte: il thriller.
La pellicola, interpretata da Penelope Cruz, Édgar Ramírez, Wagner Moura, Gael Garcia Bernal e Ana de Armas, è tratta dal libro “Los últimos soldados de la guerra fría” (The Last Soldiers of the Cold War), dello scrittore, giornalista ed ex parlamentare Fernando Morais. Il film verrà inoltre proiettato al Toronto International Film Festival, al New York Film Festival e al San Sebastián International Film Festival a settembre 2019.

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Il lungometraggio è ambientato negli anni ’90 e racconta la cronaca di cinque combattenti antiterroristi che, inviati in Florida dal Governo dell’Avana per infiltrarsi tra i rifugiati cubani di Miami e cercare di venire a conoscenza in anticipo dei loro attentati, furono poi scoperti e arrestati nel 1998. Processati e condannati negli USA, furono mandati in galera con l’accusa di spionaggio e omicidio. Solo nel 2014, grazie all’intervento di Barack Obama, gli ultimi tre di loro ancora in carcere hanno potuto far ritorno a Cuba; gli altri due erano già stati liberati nel corso di quell’anno.

Wasp Network esce nove anni dopo Carlos, miniserie del 2010 creata dallo stesso Assayas, presentata fuori concorso al Festival di Cannes 63 e vincitrice di un Golden Globe. È merito di questa passata esperienza, dove racconta una vicenda realmente accaduta, che ora il regista si sente sicuro di portare sul grande schermo un’altra storia ambientata nel mondo del controspionaggio e del terrorismo, ricollegandosi a vicende realmente avvenute e ripresentando, come a voler citare la sua vecchia opera, Édgar Ramírez come attore protagonista. Grazie a questo lavoro all’autore viene riconosciuto il merito di essere riuscito a dimostrare come spesso il terrorismo può contare sull’appoggio di governi e finanziamenti internazionali. Carlos tratta della vita di Ilich Ramírez Sánchez, chiamato appunto Carlos, un terrorista marxista e mercenario venezuelano la cui vita viene raccontata da Assayas dai primi attentati nel 1973 fino al suo arresto nel 1994. Si tratta di una realizzazione realistica, curata in ogni dettaglio, a partire dalle location reali fino alla caratterizzazione umana del personaggio. Gli obiettivi principali del regista erano illustrare i meccanismi della geopolitica dell’epoca, e sottolineare le motivazioni idealistiche del suo protagonista, non soffermandosi banalmente sul mostrare solo il bandito romantico o la sua demonizzazione, ma bilanciando in egual maniera entrambe le forme di narrazione.

Chissà, magari anche in Wasp Network sarà importante per l’autore portare al cinema il grande equilibrio dimostrato nella rappresentazione dell’identità di Carlos, regalando al pubblico qualcosa di reale, ma al tempo stesso affascinante e maliardo, concentrando l’attenzione sia sull’influenza della guerra fredda sugli USA, sia sulla lotta al terrorismo all’epoca di Castro, e dando la stessa importanza alla costruzione dei personaggi. Ciò che fa Assayas nei suoi film è mostrarci ciò che racconta attraverso quel suo sguardo ideale, quasi romantico, sia che si tratti delle contraddizioni delle epoche passate e presenti, della vita di una personal shopper sensitiva o che scriva un biopic su un famoso terrorista.

“I miei film hanno ancora le loro radici negli anni ‘60 e ‘70, o nel cinema americano con il quale mi sono formato, ma sono animati dall’ossessione di osservare un mondo completamente diverso e dunque alla ricerca di una sintassi anch’essa diversa.”

Assayas è mosso da un continuo sperimentare con il genere e il suo adattarsi alla contemporaneità, pur rimanendo comunque aggrappato alle sue radici. Il suo cinema si adatta molto bene ai cambiamenti del mondo, come mostrato dal suo focalizzare la propria attenzione sull’analisi della tecnologia e del metacinema.

“Mi interessa la storia moderna vista attraverso la lente della sua umanità, per come rivela nei suoi attori l’intima verità che definisce le azioni, la fede e gli errori.”

La storia che viene narrata in Wasp Network è poco conosciuta in Europa, e questa potrebbe essere una delle ragioni per cui ha scelto di raccontarla, adattando lui stesso la sceneggiatura. Nel regista vige l’idea che si debba essere in costante connessione con il mondo, o quantomeno essere testimoni dei suoi cambiamenti. Il nuovo thriller europeo di Assayas potrebbe portare ancora una volta dei nuovi elementi caratterizzanti del suo cinema che daranno un tocco di contemporaneità al genere stesso.

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