Why I Make Documentaries, di Kazuhiro Soda
Edita dall’italiana Viaindustriae Publishing, la prima traduzione in inglese di uno dei testi scritti dal documentarista giapponese. Traduzione di Matt Schley, a cura di Silvio Grasselli

Mai prima di questa traduzione in lingua inglese di Why I Make Documentaries, il pubblico occidentale ha avuto l’occasione di leggere gli scritti di Kazuhiro Soda. Edito da Viaindustriae Publishing, tradotto da Matt Schley e curato da Silvio Grasselli, questo testo raccoglie le riflessioni del regista nipponico che, attraverso un racconto in prima persona, esplicita il suo metodo teorico e pratico, compresso nel suo decalogo: “I 10 comandamenti” del documentario osservazionale.
Le aggiunte rispetto l’originale, in questa edizione di Why I Make Documentaries sono una breve introduzione a opera di Soda stesso, un profilo biografico dell’autore, la filmografia aggiornata (fino a Zero del 2020 anche se l’ultimo suo documentario, The Cats of Gokogu Shrine, è stato presentato nella sezione Forum durante l’ultima Berlinale), e un contributo per immagini in apertura e in chiusura.
La volontà di tradurre questo libro in lingua inglese, racconta Silvo Grasselli nell’introduzione, nasce dalla sua sorpresa nello scoprire che “nessuno dei vari libri scritti da Soda sono mai stati tradotti in inglese o in una qualsiasi altra lingua occidentale, nemmeno Why I Make Documentaries, l’unico testo nel quale Soda Kazuhiro esprime in modo esteso le ragioni dietro il suo approccio e il suo metodo che stanno alla radice del suo modo unico di concepire e fare cinema.”
Cos’è un documentario? Perché faccio documentari? Queste le due domande che hanno spinto Kazuhiro Soda a scrivere Why I Make documentaries. E con questa nuova edizione in lingua inglese si ha finalmente l’occasione di comprendere più a fondo uno dei documentaristi più originali e interessanti del panorama contemporaneo.
Soda nasce a Ashikage, in Giappone, nel 1970. Si laurea in Studi Religiosi presso l’università di Tokyo ne 1993, ma presto si trasferisce a New York per studiare cinema presso la School of Visual Arts. Qui scrive, dirige e monta il suo primo corto, girato in 16mm, A Flower and a Woman. Il suo esordio nel campo del documentario avviene nel 2007 con Campaign, che viene presentato alla Berlinale dello stesso anno. Dopo aver abitato a New York per 27 anni, Soda torna in Giappone, precisamente a Ushimado, dove vive con la sua compagna. Questo è l’ambiente che esplora nei suoi Oyster Factory (2015), Inland Sea (2018) e The Cats of Gokogu Shrine (2024). In totale i lungometraggi osservazionali di Soda sono undici, molti dei quali disponibili sul suo sito ufficiale.
Il libro è disponibile nello store di Viaindustriae (associazione culturale e casa editrice di Foligno), cliccando qui.
Why I Make Documentaries di Soda Kazuhiro
Realizzato grazie al sostegno della Japan Foundation
Curato da Silvio Grasselli
Tradotto da Matt Schley
Ed. Viaindustriae publishing
pp. 208, 11×20 cm, eng
2023