16 millimetri alla Rivoluzione, di Giovanni Piperno

Racconta con trasporto l’eredità del PCI e del cinema militante, dagli anni ’50 fino agli anni ’80, già presentato al Torino Film Festival 2023. In sala da oggi al 28 febbraio

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

16 millimetri alla rivoluzione, prodotto dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, con il contributo di Struttura di Missione Anniversari Nazionali ed Eventi Sportivi Nazionali e Internazionali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e con la collaborazione di Rai Teche, arriva da oggi in sala. Il documentario, che racconta l’eredità del PCI e il cinema militante, dagli anni ’50 fino agli anni ’80, è già presentato al Torino Film Festival 2023.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Cosa è significato essere comunisti e se oggi ha senso ancora proclamarsi tali, a trentacinque anni dalla svolta guidata da Achille Occhetto alla Bolognina? Cosa resta, appunto, di quell’esperienza di milioni di iscritti al partito, desiderosi di cambiare il mondo? Pagine memorabili e imprescindibili che il lavoro di Giovanni Piperno riesce a elaborare e sintetizzare grazie ad un ottimo montaggio e recupero materiali, alcuni particolarmente speciali. Attraverso Luciana Castellina, storica dirigente e attivista comunista, nonché fondatrice nel 1969 del mensile e successivamente quotidiano “Il Manifesto”, intervistata nel suo appartamento colmo di libri, l’opera è un fiume di immagini realizzate da noti registi dell’epoca. “Tutto sembra impossibile oggi, ma bisogna ancora provarci…”, sono le parole di Luciana Castellina, rispondendo alla domanda di Piperno, sulla possibilità di portare avanti una rinnovata richiesta di radicale cambiamento, di rivoluzione.

Luciana Castellina rappresenta la nutritissima squadra di intellettuali e artisti schierati politicamente negli anni di protesta. Bruno Cirino, attore e regista teatrale, protagonista in Diario di un maestro di Vittorio De Seta, partecipa a opere fondamentali che aprono orizzonti sperimentali e di contenuto nuovi ed inesplorati in Italia, tra cui, Diario di un no, di Gianni Guerra, per la conferma della legge sul divorzio. È del 1964 Vita a soggetto raccontata da Giorgio e Chicca, di Pietro Nelli, a difesa dei diritti delle donne. Trevico Torino, viaggio nel Fiat-nam, di Ettore Scola del 1972, con il protagonista che sembra confondersi e alienarsi nelle sfavillanti luci e vetrine della città, da poco raggiunta in treno, dopo l’estenuante viaggio della speranza. Nel 1976 Dentro Roma, di Ugo Gregoretti e nel 1977 Madre, ma come?, di Rosaria Polizzi rappresentano i cosiddetti “indiani metropolitani”, delle lotte universitarie, assai diverse dalle passate manifestazioni del 1968. Luciana Castellina racconta con estrema lucidità e incisività l’ascesa di Enrico Berlinguer, del compromesso storico e del suo, per certi versi, “ripensamento”, delle battaglie dentro e fuori gli schieramenti e della sua inaspettata morte che ha creato una voragini tra gli iscritti e soprattutto ha lasciato incompiuto il capitale progetto politico.

Nel 1980 Panni sporchi di Giuseppe Bertolucci, è tra quelle opere in fondo che aprirebbero, anche idealmente, la stagione dei rimpianti, delle ferite aperte, della deflagrazione sociale originatasi nel tellurico imperfetto favolistico. Aldo Natoli, Luigi Pintor, Rossana Rossanda, Luciana Castellina, Valentino Parlato, Lucio Magri, sono i “ribelli”, i “panni sporchi” che non rispettano la linea ufficiale, perché convinti che ci sia vita anche fuori dal partito. Sarebbero da leggere, magari, “La scoperta del mondo” di Luciana Castellina del 2011, “La ragazza del secolo”, di Rossana Rossanda del 2005, “Il sarto di Ulm” di Lucio Magri del 2009, “Servabo” di Luigi Pintor del 2010. In 16 millimetri alla rivoluzione appare anche l’unica sequenza girata nello spazio familiare di Lenin in cui accarezza il “gattino ideologico”, come lo chiamava, per la sua fulminia capacità di estrarre le unghiette dialettiche. La voce fuori campo del prezioso filmato è del papà di Giovanni Piperno, scoperta fatta per caso da quest’ultimo solo nella fase di ricerca e montaggio materiali.

La scoperta comporta altre scoperte, di volti amici, familiari, più o meno casuali, andando ad intrecciare pubblico e privato, ricordi personali e speranze mai dome, senza una precisa chiosa. Propria come quella che cerca faticosamente alla fine Cesare Zavattini per definire il suo cinema, quello che ha sempre proclamato, continuo, senza interruzioni ed interferenze capitalistiche. Luciana Castellina, tra le ultime illuminate, interviene su Marx e la decrescita, perché decrescere non è per arrendersi alla povertà ma è per scongiurare definitivamente la miserabile miseria. I tempi del miracolo, della pillola, dell’autostop, del grammofono, ironicamante, avrebbe detto Massimo Troisi, della gioventù che provava a fermare le guerre, innescano una sorta di macchina del tempo, che a volte accelera o rallenta, con l’ambizione di suscitare memoria ed emozioni, ricostruendo un pezzo di storia rossa a metà.

 

Regia: Giovanni Piperno
Distribuzione: Wanted Cinema
Durata: 67’
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
Sending
Il voto dei lettori
3 (1 voto)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array