Che fine ha fatto Bernadette?, di Richard Linklater

Dall’omonimo romanzo di Maria Semple, un film su un personaggio femminile originale e complesso che è anche un biglietto d’amore sull’oggi e sul domani. Con Cate Blanchett

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Spesso il cinema di Richard Linklater dà il meglio di sé quando vediamo personaggi cantare o ascoltare una canzone. Vi ricordate il finale di Prima del tramonto sulle note di Nina Simone? La scena divertente dei ragazzi in macchina all’inizio di Tutti vogliono qualcosa (il brano è Rapper’s Delight, anno 1979)? E la dylaniana Not Dark Yet in Last Flag Flying a sciogliere definitivamente un film trattenuto?

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Anche in quest’ultimo film c’è un momento del genere. Madre e figlia sono in macchina, sotto la pioggia, e dall’autoradio escono le note di Time After Time di Cindy Lauper. Le due cantano a squarciagola, finché a un certo punto Bernadette – la madre/Cate Blanchett – inizia a piangere un po’. Forse quella canzone che viene dal passato le ricorda un presente in cui le cose (il talento, la relazione con il marito, la città) sono cambiate o andate perdute.  La figlia la guarda con sorpresa e complicità. Blanchett si asciuga le lacrime, qualcuno dice “fa bene piangere ogni tanto” (o qualcosa del genere….). Nel bene e nel male, c’è un’intimità in questa scena che pochi registi oggi possono permettersi. È una scena piccola e semplice, ma lasciarla scorrere come se nulla fosse sarebbe imperdonabile per quanto è “vera” e linklateriana.

Il regista americano cerca da sempre, a volte programmaticamente altre volte con risultati sorprendenti, di intercettare lo scorrere del tempo e quello dei sentimenti. Stavolta il libro omonimo di Maria Semple, pubblicato nel 2012, gli permette di riflettere sulla famiglia e sulla realizzazione personale, ma anche e soprattutto di portare sullo schermo un personaggio femminile interessante, complesso.

Bernadette Fox è un ex enfant prodige dell’architettura moderna, vincitrice di premi e lodata ampiamente nell’ambiente, che a un certo punto della sua vita ha deciso di ritirarsi dalle scene e mettere su famiglia. Si è trasferita da Los Angeles a Seattle per seguire le orme del marito Elgie (Billie Crudup), un programmatore della microsoft, e chiudersi progressivamente in un isolamento e in una misantropia autoindulgente e compulsiva. “Le persone come te devono creare e se non lo fanno diventano una minaccia per la società” le dice l’amico Lawrence Fishburne, incontrato per caso dopo tanti anni. Quando il suo matrimonio entra in crisi ed Elgie le chiede di andare da una psicologa, Bernadette fugge da sola in Antartide dove sarebbe dovuta partire con la famiglia. Da lì potrà ritrovare se stessa e tornare a progettare edifici.

È vero che a caldo non sembrerebbe il miglior film del regista di Boyhood. Ed è vero che è uno di quei Linklater di cui a un certo punto ti domandi cosa voglia raccontare e in che modo. Ma in questa indefinitezza risiede in realtà la forza contemporanea del film, che è capace di raccontare l’immaterialità e le ossessioni della nostra epoca, perennemente sospesa tra la commedia, tecnologia e apocalisse – la frana melmosa che investe l’appartamento borghese della vicina Kristen Wiig raffigura anche la perdita di controllo della upper class nei confronti dell’imminente fine (ecologica ed esistenziale) e dialoga con l’utopia di Bernadette di ritornare a costruire qualcosa dall’altra parte del globo, nell’isolamento e nella fragile bellezza dei ghiacci. Che fine ha fatto Bernadette? ci dice che per ritrovare noi stessi e i nostri cari dobbiamo innanzitutto non tradire la nostra “arte” – in fin dei conti la protagonista potrebbe essere anche una pittrice, una scrittrice o una regista, come Linklater – ma anche cambiare spazio, panorama, adattarsi all’ambiente e all’ “altro”, ripensare il nostro mondo, il nostro ruolo. Non è un film spocchioso. Tutt’altro. Racconta cose piccole che ci riguardano tutti. Un umile pensiero d’amore sull’oggi e sul domani.

 

Titolo originale: Where’d You Go, Bernadette
Regia: Richard Linklater
Interpreti: Cate Blanchett, Billy Crudup, Kristen Wiig, Emma Nelson, James Urbaniak, Judy Greer
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 109′
Origine: USA, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.67 (15 voti)
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