Courmayeur Noir in Festival 2010 – Fiction e documentari al Palanoir

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Tre lungometraggi e due documentari in questa fase finale del festival hanno attirato la nostra attenzione. C’era una certa attesa per l’unica opera italiana  in concorso At the end of the day, purtroppo però il film di Cosimo Alemà parzialmente delude le aspettative. Los dos Escobar è invece uno straordinario documento sulla vita di due personaggi che hanno scritto nel bene e nel male la storia recente della Colombia

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Prosegue al Palanoir di Courmayeur  il concorso sul doppio binario fiction-documentario. At the end of the day nonostante il titolo possa dare origine a fraintendimenti (è stato girato in lingua inglese per poter avere una distribuzione internazionale) è un film italiano (l’unico in concorso) diretto da Cosimo Alemà. Malgrado la trama non brilli per originalità (il solito gruppo di ragazzotti in scampagnata presi di mira da tre ex militari psicopatici), il lungometraggio funziona a meraviglia se si tratta di imbastire sequenze d’azione e mantenere alto il ritmo del racconto, perde però d’intensità quando tenta di inserire squarci romantici tra i due protagonisti. Alemà  cita a ripetizione (la morte ad inizio film di colui che sembra vestire i panni dell’eroe come in  Feast di John Gulager, l’omicidio con l’ascia ripreso tale e quale da Shining di Kubrick, la caccia spietata come ne I guerrieri della palude silenziosa di Walter Hill e Un tranquillo week-end di paura di John Boorman) ma le sequenze gore sono eccessivamente – ed inutilmente –  prolungate, precipitando in una sorta di sadismo auto compiaciuto.
In Never let me go dell’americano Mark Romanek (già regista di One Hour Photo), i corpi sono già fantasmi perché destinati ad una non esistenza. Fantascienza atipica priva di meraviglie tecnologiche ma incentrata su un cinema fatto di atmosfere sospese, senza tempo. Bambini – clone che vengono allevati al solo scopo di donare un giorno i propri organi vitali ad esseri umani malati. E’ l’attesa della morte incombente a caratterizzare la vita di queste creature infelici  cui è negato il diritto di amare e di essere amate, l’attesa di andare incontro ad  un destino tanto doloroso quanto carico d’onore. Il senso di responsabilità inculcato da rigidi educatori (strepitosa come sempre la prova di Charlotte Rampling) impedisce ai protagonisti di scappare, non viene cercata una via di fuga e di salvezza, perché a prevalere, come giustamente sottolineato dal regista è “un forte senso del dovere e l’orgoglio di ciò a cui sono destinati nel mondo, per quanto terribile possa essere”.
The disappereance of Alice Creed dell’inglese J. Blakeson è tra le opere seguite nel concorso, quella che più si accosta alle tematiche di genere noir: due balordi, una ragazza rapita come lasciapassare per un futuro migliore. Due soli elementi capaci però di dar vita man mano che la narrazione si sviluppa e prende forma, ad una vorticosa spirale di passione, verità (mal)celate e tradimento. Girato in pochissime location – un appartamento ed una fabbrica in disuso – il film di Blakeson utilizza in modo magistrale gli spazi a disposizione, profondendo allo spettatore la sensazione claustrofobica di ” intrappolamento dello sguardo”.
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two_escobarDue documentari nella sezione del concorso Docnoir di grande interesse sociologico per cercare di comprendere fenomeni quali la mafia russa e i cartelli della droga colombiani e la loro capacità di intaccare il sistema politico, sociale ed economico di due Paesi entrandovi in simbiosi. Si tratta di Ganavim ba Hok di Alexander Gentelev e Los dos Escobar di Jeff e Michael Zimbalist.  Il documentario russo è incentrato sulle interviste che i capi della malavita russa hanno rilasciato per la prima volta, la loro trasformazione da semplici criminali comuni a uomini con il potere di influenzare le sorti di una nazione, grazie alla caduta del regime comunista. Impressionante la freddezza ed indifferenza con la quale questi personaggi descrivono omicidi, traffici illeciti e tutto ciò che è legato alla criminalità organizzata dell’ex Unione Sovietica. Los dos Escobar è uno straordinario documento sulla vita di due personaggi che hanno scritto nel bene e nel male la storia recente della Colombia: il narcotrafficante Pablo Escobar ed il calciatore della nazionale Andres Escobar, assassinato per aver sbagliato un calcio di rigore durante i mondiali di calcio del 1994 negli Stati Uniti.  Straordinarie immagini di repertorio e dettagliate interviste ad elementi chiave vicini ai due Escobar (luogotenenti, parenti, amici) aiutano a comprendere i legami che intercorrevano tra calcio, narcotraffico e politica, l’ingerenza di Pablo Escobar nelle alte sfere del governo, l’intervento degli Stati Uniti a sostegno del Presidente colombiano. Ma ci aiutano anche a vedere meglio tra le maglie di un popolo appassionato che affidava ad una squadra di calcio tutti i propri sogni e le proprie speranze di riscatto.
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