Fisherman’s Friends, di Chris Foggin

Un film semplice e diretto come i suoi protagonisti, che forse vorrebbe essere più istintivo ma che è quasi spaventato di perdere davvero il controllo. Eppure tutto il suo meglio è proprio lì

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È un film tutto di pancia, Fisherman’s Friends, non troppo distante, forse, dall’istintualità dei suoi protagonisti, di cui ricostruisce la vera storia. Al centro del racconto c’è infatti un gruppo vocale di pescatori della Cornovaglia, che nel tempo libero si dedica a performance canore fondate su un repertorio di canti marinareschi inglesi vecchi di centinaia di anni. Lo fanno per puro diletto ma quando la loro strada incrocerà quella di Danny, produttore discografico di Londra che prima vorrebbe scritturarli per assecondare un gioco del suo capo e poi si appassionerà davvero non solo alla loro storia ma anche al loro approccio alla vita lontano dal cinismo della grande metropoli, dovranno decidere come tenere in equilibrio la fama e la loro autenticità.

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Jim, Jago e gli altri Fisherman’s Friends sono persone semplici, non si fanno troppe domande sul presente, su cosa significhi, davvero, essere contemporanei e non se le fa, a ben vedere, neanche il film di Foggin, che volutamente rimane sulla superficie delle cose e si accontenta di una debolissima linea da seguire. Ed il suo è un passo tutto sommato lungimirante. Perché sa dove guardare, sa, ad esempio, che quando si parla di storie di questo tipo, minimali, leggere, dirette ai limiti del didascalico oltreché a tematica musicale, i migliori a cui rubare sono John Carney e Richard Curtis, ma sottotraccia sa anche su quali personaggi concentrarsi davvero per non cadere vittima di un cast corale che rischia di sovrastare il racconto.

Meglio piuttosto concentrare il focus solo su un paio di essi, quelli con le caratterizzazioni più inusuali, affascinanti, a partire proprio dal protagonista Danny, cinico solo di facciata, in realtà vittima di una città e di un lavoro sempre più alienanti.

Fishermans's Friends

È un film di pancia, Fisherman’s Friends, e lo è nel bene e nel male. Dunque non stupisce poi troppo se spesso perda il filo, si distragga, lanci nel mucchio spunti particolarmente interessanti (tra musica copyright free nell’era delle majors, conservazione del patrimonio culturale e paralleli con la Blackness) ma non li approfondisca mai davvero. Il punto semmai è che a tratti si irrigidisce, porta a vivo le linee dei suoi modelli e, in generale abbia tutta una serie di piccoli problemi di ritmo, che lo portano a tratti ad accelerare forsennatamente e, in altri casi a tergiversare allontanandosi dal centro del racconto, dalla musica, dal palco.

Perché forse a lungo andare Fisherman’s Friend, malgrado le apparenze, non si fida poi troppo del suo istinto e allora pare costantemente alla ricerca di strategie per irrobustire il materiale di partenza. Così si lancia in digressioni, a costruire dinamiche tra i personaggi, ad assecondare una dimensione politica critica nei confronti della speculazione edilizia, ma non si rende conto che più cerca di complicare la materia più si ritrova con il fiato cortissimo.

Eppure è evidente che la vera quadra il film di Foggin la trovi davvero proprio quando procede a briglia sciolta, lontano dagli obblighi dei suoi modelli. Nelle sequenze delle esibizioni del gruppo il film pare in effetti volare leggerissimo, quasi portasse alla luce quella magia millenaria che custodisce e che Danny, improvvissmente, intuisce, la stessa, forse, che porta il pubblico più disparato ad accordarsi al canto dei Fisherman’s anche se ignorano il loro repertorio, come accade nella bella scena negli uffici della casa discografica.

Ma prevedibilmente certi passaggi del film di Foggin rimangono illuminazioni, squarci su un film tutto da esplorare che forse si fa quasi fatica a chiamare ancora film (cos’è? Una performance, un estratto da un musical vecchio di settecento anni? Un nuovo modo di raccontare una storia?).

Forse anche per questo Fisherman’s Friends si trattiene, assapora la libertà ma non la afferra mai. Perché come i suoi protagonisti è come se avesse paura di cambiare rotta, quasi presagisse un naufragio oltre l’orizzonte.

 

Titolo originale: id.
Regia: Chris Foggin
Interpreti: James Purefoy, Meadow Nobrega, David Hayman, Maggie Steed, Sam Swainsbury, Dave Johns, Daniel Mays, Noel Clarke, Christian Brassington
Distribuzione: Ahora! Film
Durata: 112′
Origine: UK, 2019

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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Il voto dei lettori
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