I bambini di Gaza. Sulle onde della libertà, di Loris Lai

Naviga abilmente attraverso un’esperienza profonda e metaforica, affrontando il tema della formazione in un contesto di guerra molto attuale. Musiche di Nicola Piovani.

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Loris Lai, cineasta italoamicano, fa il suo debutto nel lungometraggio con I bambini di Gaza. Sulle onde della libertà, liberamente ispirato al romanzo di Nicoletta Bortolotti. Con una formazione in regia alla UCLA di Los Angeles e all’American Film Institute, dopo aver diretto diversi corti e video musicali, tra cui Love Is Required di Elisa e molti spot pubblicitari per brand come Chanel, Louis Vuitton, Ducati, Apple e Museo Guggenheim, porta sullo schermo una storia commovente che affronta le vite dei ragazzi intrappolati nel conflitto tra Israele e Palestina. Il regista ha avuto l’idea per il film durante un viaggio a Gaza mentre lavorava come fotogiornalista per London Times nel 2003 e per evitare complicazioni, gli è stato suggerito di presentare il film come una produzione incentrata sul surf, così da poter girare in Tunisia dato che le riprese in Israele erano troppo costose e non era possibile fare le riprese a Gaza.

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Striscia di Gaza, 2003. In prossimità di Gaza City ci sono ancora insediamenti israeliani mentre la Seconda Intifada (La Rivolta) è in corso. Il 43% della popolazione ha meno di quattordici anni. Mahmud, undicenne palestinese, vive a Gaza con sua madre Farah, giovane vedova di un martire della resistenza. Mahmud si destreggia tra allarmi, bombardamenti e coprifuoco in una città devastata da un conflitto senza. Un giorno avvista un ragazzino che si muove furtivamente e rientra nell’insediamento vicino ai posti di blocco sulla strada. E’ Alon, figlio unico di una coppia di ebrei, che condivide con Mahmud la passione per la tavola da surf.

Cos’hanno in comune il surf e il conflitto tra Israele e Palestina sulla striscia di Gaza? È importante essere sensibili e rispettosi quando si utilizzano analogie di questo tipo, poiché il contesto di una guerra è estremamente delicato e coinvolge questioni di vita e morte per molte persone. Tuttavia, possiamo esaminare il concetto di navigare attraverso le onde del conflitto, affrontando sfide e turbolenze simili a quelle incontrate nell’apprendimento del surf. Questa analogia potrebbe inoltre fornire uno spunto per discutere dei concetti di equilibrio, adattamento e resilienza necessari sia per imparare a surfare che per affrontare i conflitti politici e sociali complessi.

Loris Lai assieme allo sceneggiatore Dahlia Heyman dimostrano una notevole abilità nel navigare queste acque e, attraverso una regia ed una scrittura metaforica e profonda, I bambini di Gaza. Sulle onde della libertà si sviluppa su più livelli. Affrontando un argomento attualmente difficile, sembra accostarsi in parte a Io Capitano, l’ultima opera di Matteo Garrone, con cui condivide l’intento di raccontare la formazione di chi non ha scelta di fronte alla cruda mancanza di umanità. Seydou era testimone della disperazione umana, delle atrocità carcerarie in Libia e della spietatezza del mare. Mahmud, il mare, cerca di dominarlo, ma d’altro canto appare ancora più rassegnato e intrappolato. Con la pancia sulla tavola e la città che brucia sullo sfondo, è costretto a respirare odio e paure, a crescere in una guerra senza capirne fino in fondo le ragioni.

Il film di Loris Lai contiene in sè tante tracce, esplora il tema del pregiudizio e dell’intolleranza e mette in scena una regia che attraversa varie forme. Si passa dal realismo magico della scena d’apertura, in cui i bambini giocano alla guerra con fucili di legno al frequente ralenti che da vita a molti attimi di sospensione; dalla macchina da presa che si capovolge di 180 gradi, creando l’effetto di un mondo sottosopra, alle sorde e suggestive riprese subacque. Assieme al direttore della fotografia Shane Sigler, Lai crea immagini sfumate dal sole del deserto, come quella in cui Mahmud insegue Alon all’interno dei grossi tubi di cemento o quella in cui il commerciante Ashraf, Mahmud e il suo amico Jamil esplorano i segreti degli oscuri tunnel sotterranei che permettono a Gaza di sopravvivere. Infine, grazie alla colonna sonora di Nicola Piovani, il film talvolta ci trasporta in una dimensione metafisica. Una musica dolce che si contrappone alla crudezza delle immagini, richiamando alla mente La vita è bella di Roberto Benigni.

Il film catalizza il viaggio di un giovane ragazzo tra i combattenti mercenari come accadeva in Beast of No Nation di Cary Joji Fukunaga e tutta una serie di domande che sono stati centrali in The Vanishing Soldier di Dani Rosenberg, Paradise Now di Hany Abu-Assad e Valzer con Bashir di Ari Folman. Chi è martire e chi è carnefice? Gli israeliani o i palestinesi? E come non dare ragione al padre del giovane Alon, quando dice che un giorno i due popoli dovranno affrontare due possibilità diverse di futuro: quella in cui loro non esisteranno più o quella in cui non esisteremo più noi.

 

Regia: Loris Lai
Interpreti: Marwan Hamdan, Mikhael Fridel, Tom Rhys Harries, Lyna Khoudri, Qassim Gdeh, Husam Shadat, Yasmine Attia, Oday Saedi, Jaron Löwenberg, Ruth Rosenfeld, Jamal Sassi
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 110′
Origine: Italia, Belgio, 2024

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
2.71 (17 voti)
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