Iran confisca il passaporto a due registi in concorso alla Berlinale 2024

Il Festival, previsto dal 15 al 25 febbraio prossimi, “scioccato e costernato” chiede la libertà di movimento ai due registi Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha

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Le autorità di Teheran hanno tolto il passaporto a una coppia di registi e scrittori iraniani, Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha, che hanno il loro film Keyke mahboobe man (My Favourite Cake), in concorso alla Berlinale (15-25 febbraio). Così facendo, hanno negato loro l’espatrio e la possibilità di partecipare all’evento per parlare del loro prodotto alla stampa internazionale. Non solo: dovranno affrontare anche un processo in relazione al loro lavoro come artisti e come filmmakers.

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Risale a fine dicembre 2023 la prima notizia del divieto di lasciare l’Iran emanato per Moghaddam e Sanaeeha, quando le forze armate del regime iraniano hanno confiscato i loro passaporti insieme a diverso materiale relativo a My Favorite Cake. I due registi avevano in programma un viaggio a Parigi per completare la post-produzione del film, ma sono stati accusati di propaganda contro il regime e minaccia alla sicurezza nazionale.

Il motivo ipotizzato:

Sarebbe la loro adesione, insieme ad altri 70 registi iraniani, alla campagna social #put_your_gun_down, contro l’inasprimento della violenza e della repressione da parte del regime nei confronti degli artisti a partire dalla morte di Mahsa Amini, giovane iraniana di origine curda, arrestata e uccisa dalla polizia morale di Teheran perché non indossava correttamente l’hijab. Le proteste hanno iniziato a moltiplicarsi, di città in città e di regione in regione. Accanto al grido simbolo della protesta “Donne, vita e libertà” risuona anche quello “morte al dittatore”, contro la guida del regime Ali Khamenei.

Quello della Berlinale è un festival da sempre molto attento ai temi sociali e politici, in particolare negli ultimi anni agli sviluppi del cinema e della società iraniani: ne sono una prova l’Orso d’oro del 2020 a Il male non esiste di Mohammad Rasoulof, così come nel 2015 a Taxi Teheran di Jafar Panahi e quello a Una separazione di Ashgar Farhadi nel 2011. Ricordiamo che il precedente lavoro di Moghaddam e Sanaeeha, Ballad of a White Cowera stato inserito in concorso al festival tedesco nel 2021 riscontrando un grande successo di pubblico.

I direttori del festival, Carlo Chatrian e Mariette Rissenbeek hanno lanciato un appello molto netto: “La Berlinale è impegnata nella libertà di parola e di espressione, nella libertà artistica per tutti i popoli del mondo. Il festival è sotto shock e sconvolto per il fatto che a Moghaddam e Sanaeeha, che hanno una lunga e variegata storia con il festival, potrebbe essere impedito di recarsi a Berlino per presentare il loro film e incontrare il loro pubblico“.

I trascorsi:

Ma Moghaddam e Sanaeeha sono solo gli ultimi in ordine cronologico nel mirino del ministero della cultura islamica: lo stesso che nel 1984 ha emanato una serie di divieti espliciti contro i film che offendono la moralità e i valori dell’islam o “lascino intendere qualsiasi cosa contraria agli interessi e alla politica del paese”.

Lo hanno mostrato con ironia e intelligenza Alireza Khatami e Ali Asgari (anche quest’ultimo trattenuto dalle autorità iraniane) nel loro film a episodi Kafka a Teheran, in cui tra i personaggi che popolano la narrazione un regista è costretto a tagliare pagine e pagine della sua sceneggiatura per non incorrere nelle conseguenze della censura.

A Venezia 2022, invece, Jafar Panahi non ha mai potuto ritirare il premio speciale della giuria per Gli orsi non esistono perché detenuto in carcere e rilasciato soltanto a febbraio 2023. Era in prigione dal luglio dell’anno precedente, liberato in seguito alla pressione della comunità internazionale. Il suo rimane uno dei casi più noti e conosciuto della lunga storia di “repressione delle coscienze” in Iran. Il primo arresto risale al 2010 insieme ad altri 48 registi, per “propaganda contro il sistema”, a cui ha fatto seguito anche un divieto ventennale di realizzazione di ulteriori film, chiaramente infranto da Panahi.

Chiediamo” – aggiungono i direttore artistici – “alle autorità iraniane di restituire i passaporti e di cancellare ogni restrizione che impedisca a Maryam Maghaddam e a Behtash Sanaeeha di raggiungere questo febbraio Berlino e gli altri registi e attori provenienti da tutto il mondo, per poter presentare il loro film My Favorite Cake al concorso della Berlinale 2024″.

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