Killers of the Flower Moon: il libro che ha ispirato Martin Scorsese

Lo scrittore David Grann racconta i genocidi dell’America bianca anni degli anni ’20 contro i nativi. Martin Scorsese ne crea l’adattamento cinematografico. In sala dal 19 ottobre

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Killers of the Flower Moon: The Osage Murders and the Birth of the FBI (2017) è un libro di David Grann, nonché la fonte dell’adattamento cinematografico del nuovo atteso film Killers of The Flower Moon di Martin Scorsese in uscita nelle sale italiane il 19 ottobre e in esclusiva streaming su Apple TV+, presentato al Festival di Cannes 2023, con protagonisti Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Lily Gladstone.

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David Grann è un saggista e giornalista statunitense, i cui libri sono numerose volte fonte di ispirazione e adattamenti per il cinema. Killers of the Flower Moon, giudicato dal Time tra i dieci migliori libri di saggistica dell’anno passato, è stato pubblicato in Italia a giugno da Corbaccio con il titolo Gli assassini della Terra Rossa, dopo l’evidente successo che il film di Scorsese ha riscontrato tra il pubblico di Cannes.

La storia ripercorre la vicenda del genocidio dell’America bianca anni ’20 contro le nazioni native della Contea di Osage in Oklahoma, a seguito della caccia al petrolio trovato nella loro terra. Gli emarginati, infatti, diventano improvvisamente fra i più ricchi del Paese e girano con macchine di lusso permettendosi di mandare i figli in scuole esclusive. Ma la corsa al petrolio negli Usa è dietro l’angolo e gli indiani, che fino ad allora speravano di vivere il “sogno americano”, si vedono improvvisamente decimare.
Il saggio di Grann, tra reportage storico e thriller investigativo, ricostruisce sicuramente uno dei capitoli più bui della Storia, entrando nelle dinamiche di una società tanto importante e contraddittoria come quella americana.
Ufficialmente, almeno 20 Osage sono stati uccisi in quegli anni, ma l’autore Grann sospetta che anche altre centinaia possano aver trovato la morte a causa dei loro legami con il petrolio. Il libro dal timbro investigativo, sostiene che il bovaro William Hale, condannato e imprigionato nel 1929 per aver ordinato gli omicidi, per poi essere rilasciato nel 1947, fosse la mente dietro alle uccisioni, mostrando inoltre prove dettagliate di questa tesi. Anche la polizia dell’epoca sospettava fortemente di Hale, ma questi venne condannato dal tribunale distrettuale federale nel 1929 per un solo omicidio.
Un’ulteriore storia va ad intrecciarsi con il racconto dell’autore: in quegli anni, infatti, nasce la Federal Bureau of Investigation (FBI), l’agenzia governativa fondata nel 1908 e protagonista assoluta dell’immaginario statunitense. Quando i cadaveri Osage superano la ventina, infatti, l’inchiesta viene affidata a una FBI ancora ai primi passi ma già diretta dall’ambizioso J. Edgar Hoover, permettendo di arrivare alla vasta cospirazione dietro i delitti.

In una recente intervista con Vanity Fair, David Grann dichiara il suo entusiasmo di assistere alla visione della sua creazione letteraria attraverso il grande schermo cinematografico, elogiando l’impegno di Scorsese nel rappresentare la storia in modo autentico: “Una delle cose che per me è stata davvero impressionante e importante nel processo di sviluppo non è stata tanto il mio coinvolgimento, quanto il coinvolgimento dei membri della Osage Nation. All’inizio della produzione, il capo degli Osage, Geoffrey Standing Bear, ha nominato diversi ambasciatori della nazione per lavorare con la gente del cinema. Da quello che ho sentito, la storia è stata sviluppata insieme ai membri della Osage Nation, molti di loro recitano effettivamente nel film”.

E aggiunge: “Ho personalmente visitato il set per alcuni giorni. E, davvero, sono rimasto molto colpito dal modo in cui sono riusciti a dare vita a queste figure storiche e catturare le verità nascoste di questa vicenda. Leonardo DiCaprio sembrava il vero Ernest Burkhart, sembrava aver compreso davvero la natura di quel personaggio. Lily Gladstone dà vita a Mollie con tale sensibilità e potere emotivo, almeno nelle parti che ho visto. Quello che mi ha colpito di Scorsese è stato il livello di impegno e il livello di ricerca che hanno dedicato alla storia“.

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