L’accusa di plagio contro The Holdovers

Lo sceneggiatore David Hemingson, insieme allo stesso Payne, sono stati accusati da Simone Stephenson di aver copiato un suo script risalente al 2013 e intitolato Frisco

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Rivolgendo una rapida occhiata ai recenti casi di plagio d’ambientazione hollywoodiana, si ha l’evidenza di una lunga serie di accuse, ipotesi, diffamazioni e certezze pur sempre, o quasi, parziali, dunque cadute ancor prima di raggiungere l’aula di tribunale, che vedono come protagonisti, nella maggior parte dei casi, non degli esordienti affamati di fama, perciò giovani disperati al punto tale da appropriarsi di idee altrui nella speranza del grande salto, piuttosto importanti personalità dello scenario Hollywoodiano, o altrimenti veri e propri maestri, tra gli ultimi, Guillermo del Toro e Alexander Payne.

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2018. Manca una sola settimana alla 90ª edizione della cerimonia degli Oscar. Il film che ha ricevuto il maggior numero di candidature è La forma dell’acqua di Guillermo del Toro. Le previsioni dei bookmakers appaiono più che scontate, tutto sembra andare per il meglio e non resta che attendere per assistere alla più che corretta consacrazione dell’autore di Mimic e Il labirinto del fauno, giunto ormai al decimo film di carriera. Eppure, qualcosa va storto e con grande sorpresa – e iniziale delusione -, Guillermo del Toro viene accusato di plagio.

A lanciare le accuse è David Zindel, figlio dello scrittore e drammaturgo premio Pulitzer Paul Zindel, secondo cui Guillermo del Toro avrebbe copiato una storia scritta dal padre nel 1969. Zindel avvia pertanto un’azione legale a Los Angeles citando non solo il regista, ma anche il produttore Daniel Kraus e lo studio Searchlight per violazione del diritto d’autore, portando a sostegno della sua tesi più di 60 somiglianze fra La Forma dell’Acqua e l’opera del padre Let me hear your whisper. Gli anni passano e il procedimento non può che concludersi con l’assoluzione in formula piena di Guillermo del Toro, peraltro uscito vittorioso dalla 90ª edizione della cerimonia degli Oscar, ottenendo 4 premi Oscar, a fronte di 13 nomination totali.

9 marzo 2024. A distanza di un solo giorno dall’attesissima 96ª edizione dei premi Oscar, The Holdovers di Alexander Payne, uno dei titoli meglio accolti della stagione, diviene protagonista di una vera e propria bufera mediatica, finendo nel mirino di Simon Stephenson, lo sceneggiatore di Paddington 2, Luca e Il visionario mondo di Louis Wain, che scagliandosi contro David Hemingson, ex avvocato dello spettacolo presso Loeb & Loeb, divenuto in seguito scrittore televisivo e sceneggiatore cinematografico, firma principale dello script di The Holdovers – nonostante Alexander Payne abbia affermato in più occasioni di aver partecipato alla scrittura, decidendo però di non prendersene il merito -, accusa Payne e lo stesso Hemingson di plagio.

L’accusa di Stephenson è corroborata da un dossier di trenta pagine secondo il quale Payne ed Hemingson, avrebbero trafugato volontariamente il materiale narrativo di uno dei primissimi script firmati da Stephenson, risalente al 2013 ed intitolato Frisco, dramma giunto al numero 3 della Black List – indagine annuale sulle migliori sceneggiature non prodotte di Hollywood -, incentrato su un medico pediatrico di mezza età che, pur stanco del mondo, si ritrova improvvisamente a dover gestire un travagliato e mutevole rapporto con un paziente quindicenne. Se in prima battuta il polverone sollevato dall’affaire The Holdovers, sembrerebbe condurre ad un episodio di mitomania – sono molti i casi nella recente cronaca giudiziaria hollywoodiana giunti a questa conclusione -, è soltanto attraverso il resoconto dettagliato della genesi e caduta di Frisco che molto comincia a complicarsi.

Infatti, diverse e-mail testimoniano il rapporto più che diretto tra Alexander Payne e Bryan Besser, il fondatore di Verve, il quale nell’estate del 2013 avrebbe consegnato nelle mani dell’autore di Paradiso Amaro e Nebraska, proprio lo script di Stephenson, Frisco, cui Payne rivolge diversi apprezzamenti, scegliendo in seguito di rifiutarne la trasposizione, allontanandosi dal progetto senza specificare mai realmente alcuna motivazione. Per Frisco però non è ancora giunta la parola fine, poiché lo script cattura l’attenzione dei vertici di Searchlight, raggiungendo ben presto quelli di Brightstar, e ancora, importanti personalità Hollywoodiane come Bob Odenkirk e John Krasinski, per poi svanire, restando prigioniero della Black List fino all’esplosione di questi giorni.

Il procedimento, non ancora commentato da Payne ed Hemingson, vede al momento coinvolti i soli Simon Stephenson e la WGA, che detiene i diritti di The Holdovers, intenzionata per questa ragione a far luce sull’intera faccenda. Nel frattempo, durante la cerimonia di premiazione degli Academy Awards, il film di Alexander Payne ha garantito a Da’Vine Joy Randolph di guadagnarsi la statuetta come miglior attrice non protagonista. Al momento tutto tace, dunque non resta che attendere gli esiti di uno scontro cinematografico/giudiziario senza esclusione di colpi, destinato a certissime controversie e dibattiti, tra salotti hollywoodiani e aule di tribunale, qualora il plagio dovesse risultare veritiero.

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