#Locarno76 – Essential Truths of the Lake. Incontro con Lav Diaz e il cast

Il regista filippino, accompagnato dal cast, ha presentato in concorso a Locarno il suo ultimo lavoro, raccontando il suo cinema tra sogno, politica e speranza nel futuro.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

È un ritorno più che atteso quello di Lav Diaz al festival di Locarno, dove nel 2014 ha vinto il Pardo d’oro con uno dei suoi lavori più acclamati, From What Is Before. Quest’anno il regista filippino porta a Locarno Essential Truths of the Lake, opera ‘gemella’ di When the Waves are Gone, presentata alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia. I due film sono stati girati nello stesso arco temporale e condividono lo stesso protagonista: il tenente Papauran.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Il cinema di Diaz, ancora una volta, racconta di una ferita passata ma impossibile da rimarginare. Le immagini di Essential Truths of the Lake diventano il luogo di una memoria collettiva necessaria e di condanna senza riserve della sanguinaria presidenza esercitata da Duterte.

A proposito del rapporto con When the Waves are Gone, Lav Diaz spiega come i due film siano legati da un file rouge ma che non vadano considerati come una saga ad episodi: “Non si tratta di un prequel, non stiamo parlando di James Bond… Certo, ci sono gli stessi personaggi e stiamo andando indietro nel tempo rispetto a When the Waves are Gone, ma le storie che raccontiamo sono diverse. Gran parte di questo film l’abbiamo fatta prima di girare When the Waves are Gone. In entrambi i casi affrontiamo il tema della narco-guerra scatenata dal presidente Duterte  e il prezzo che il popolo filippino ha dovuto pagare in seguito a questa decisione. Dopo When the Waves are Gone era rimasta l’urgenza di parlarne ancora, di documentare queste atrocità. Migliaia di filippini sono morti per la sua guerra al narcotraffico. E io credo e spero che questi film possano aiutare a trovare tutti i responsabili di queste atrocità“.

A chi gli chiede se si sente in pericolo a causa del suo cinema e del messaggio diffuso di profonda denuncia nei confronti del governo di Duterte, Diaz risponde così: “Assolutamente no, per il semplice fatto che al governo filippino non gliene frega niente degli artisti, non capiscono che il cinema e l’arte possano aprire le menti”.

Dello stesso avviso sono gli attori che lo accompagnano durante l’incontro: John Lloyd Cruz, Hazel Orencio e Shaina Magdayao. Su tutti, prende la parola John Lloyd Cruz: “Ci sono dei pericoli ma le cose che voglio esplorare attraverso l’arte sono più importanti dei pericoli”.

Protagonista del film di Diaz è il tenente Papauran, un detective che da anni cerca di sciogliere il profondo mistero di un caso irrisolto. Ben presto la sua ricerca assumerà le fattezze di un doloroso processo di autoanalisi che raggiunge l’universalità di un paese intero. Nel cinema di Diaz è come se tempo (della Storia ma anche della coscienza) diventasse immagine. In questo senso, il regista inserisce consapevolmente materiale d’archivio come, ad esempio, l’eruzione del Vulcano Taal ma anche sequenze di chiara matrice onirica che, secondo lo stesso regista, possono essere interpretate liberamente dallo spettatore. In particolare, in una sequenza decisamente suggestiva, troviamo il tenente Papauran giocare a cavalluccio con sua figlia. Diaz e Cruz spiegano come sia nata la scena. “È dedicata ad un nostro caro amico che ci ha lasciati. Un sogno può diventare qualsiasi cosa. I sogni ci narrano cose ma in mondo molto ambiguo, vediamo delle immagini ma sono più delle emozioni. Sta a voi scegliere quale interpretazione fare. Potete considerarla un sogno o qualsiasi altra cosa vogliate, per me è come una frattura. Un doloroso omaggio a un caro amico scomparso. Ma è soprattutto una sua performance artistica (indica Cruz)”.

“Con Lav non è subito chiaro cosa sia cosa – aggiunge Cruz – torni a casa e dopo un po’ ti accorgi cosa hai fatto. È molto importante quello che avviene davanti alla macchina da presa ma è altrettanto importante ciò che vi accade dietro, anche anni dopo. Il suo cinema esiste ancora nella mia vita, per me è un rapporto che va oltre il tempo.

L’incontro volge al temine e Diaz chiude parlando della situazione politica delle Filippine, spiegando la necessità da parte sua e del suo popolo di continuare a coltivare la speranza e mantenere vivo il desiderio di lotta per ottenere un futuro migliore e diverso: “Non si può smettere di sperare, siamo ancora traumatizzati dalla presidenza Dutarte ma è necessario lottare e sperare, ed è quello che cerchiamo e cercheremo di fare”.

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array