Petites – La vita che vorrei… per te, di Julie Lerat-Gersant

Un coming of age “forzato” che racconta il viaggio/danza di una giovane gestante e lo fa con grande premura e tensione (quasi) documentaristica.

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Quante volte abbiamo sentito accomunare la vita alla danza? Quanti autori e loro aforismi raccontano di un legame tra l’atto stesso di esistere e l’arte leggiadra del movimento melodico? Sarà forse per questa ragione che Petites – La vita che vorrei…per te, opera prima di Julie Lerat-Gersant ambientata in un centro di accoglienza per ragazze madri, dialoga a più riprese con l’idea stessa di danza. Nè può considerarsi casuale la volontà dell’autrice di associare la vitalità del carattere di Camille, sua protagonista, alla sensazione di immobilità e confinamento fisico e psicologico che d’improvviso avvolge – e sconvolge – la sedicenne, alle prese con una gravidanza indesiderata.

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Declinata nella sua forma più canonica e riconosciuta, estesa alla sinuosità ritmica di due corpi in sella a una bici, o persino celata dietro l’intermittenza della luce stroboscopica di una disco-ambulanza notturna, la danza/viaggio di Camille (Pili Groyne) ricalca il cammino di molte giovani gestanti in difficoltà. E la regista francese, forte della propria esperienza come osservatrice in strutture di accoglienza, ne segue il delicato sviluppo con particolare cura, descrivendo con grande premura la separazione di Camille dalla madre, il suo ingresso nel centro, l’amicizia con la giovane Alison (Lucie Charles-Alfred) e il suo rapporto con l’educatrice Nadine (Romane Bohringer). Raccontando cioè il vortice esperienziale che risucchia la protagonista e fotografandone la crescita.
Petites – La vita che vorrei…per te è fuor di dubbio una storia coming of age, condita anche da brevi sequenze “on the road” e segnata da tappe tanto necessarie quanto facilmente riconoscibili. L’elemento di maggiore interesse, in questo senso, risiede allora nel carattere “forzato” del passaggio all’età adulta. Un sentiero lungo il quale Camille, lasciata parzialmente sola dalla madre e legata a un’amica irresponsabile, viene spesso strappata al ruolo naturale di figlia e “sorella” e chiamata anzitempo ad essere madre.
Teoricamente agli antipodi rispetto a 17 ragazze e in parte assimilabile – almeno nel percorso di autoconsapevolezza della protagonista – allo statunitense Juno, il film vive dunque delle trasformazioni di Camille e della tensione (quasi) documentaristica insita nello sguardo della sua autrice. E, sebbene perda parte della propria forza espressiva in un epilogo morale fin troppo esplicito. riesce a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto all’interno del panorama sociale del cinema d’oltralpe.
Titolo originale: Petites
Regia: Julie Lerat-Gersant
Interpreti: Pili Groyne, Romane Bohringer, Victoire Du Bois, Lucie Charles-Alfred, Suzanne Roy-Lerat, Bilel Chegrani, Shirel Nataf, Davina Lwaka, Radouan Leflahi,  Félix Maritaud
Distribuzione: Satine Film
Durata: 90′
Origine: Francia, 2022
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
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